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Scontro Italia-Austria, arriva piano azione della Ue

Il ministro della difesa austriaco Hans Peter Doskozil (foto d'archivio) Keystone/APA/APA/HANS PUNZ sda-ats

(Keystone-ATS) Sono già stati trasferiti al Brennero quattro mezzi corazzati Pandur delle Forze armate austriache, che potrebbero essere impiegati nelle operazioni di controllo sull’immigrazione annunciate dal ministro della difesa Hans Peter Doskozil.

Così mentre la Commissione Ue e Papa Francesco chiedono “solidarietà” per l’Italia, Vienna, in odore di elezioni, mostra i muscoli, ripetendo un brutto copione già visto lo scorso anno.

Il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano parla di iniziativa “ingiustificata” (la settimana scorsa sono stati 73 i migranti passati oltreconfine dall’Austria, contro i 68 dall’Italia) e se non sarà “immediatamente corretta”, mette in guardia il capo del Viminale (Ministero del’Interno) Marco Minniti ci saranno “inevitabili ripercussioni nella cooperazione sulla sicurezza tra i due Paesi”.

Ma anche la guida della diplomazia austriaca Sebastian Kurz insiste: se qualcosa dovesse andare storto, “siamo pronti a “proteggere” i confini con l’Italia, e la Farnesina convoca l’ambasciatore austriaco a Roma René Pollitzer.

Sul fronte della Svizzera le cose non vanno meglio. Con l’aumento degli sbarchi, la Confederazione si prepara ad una stretta del dispositivo di polizia lungo le frontiere: molti agenti dei corpi di polizia potrebbero intervenire a sostegno dei colleghi in Ticino, Grigioni, Vallese, al confine con Piemonte e Lombardia. Un pasticcio che di certo troverà un momento di confronto alla riunione informale dei ministri dell’Interno Ue di giovedì a Tallinn, dove anche la Commissione europea avrà modo di giocare il suo ruolo di mediatore.

Sul tavolo europeo arriva anche la richiesta italiana di rivedere la missione Triton nel Mediterraneo, che finora prevede che i migranti soccorsi in mare vengano trasferiti verso i porti italiani. In sostanza, il Viminale punta – come già chiesto nei giorni scorsi da Minniti – a far sì che anche gli altri Paesi europei si facciano carico dei migranti soccorsi.

Al vertice planerà soprattutto il piano d’azione varato da Bruxelles per alleviare la pressione migratoria sull’Italia, che oltre ad un endorsment per il Codice di condotta per le organizzazioni non governative – difese dalle agenzie delle Nazioni Unite Unhcr e Oim – a cui l’Italia lavorerà in modo congiunto con la Commissione europea, presenta una svolta verso la sponda sud del Mediterraneo, col Centro di coordinamento Sar (aree di ricerca e salvataggio) in Libia operativo nel 2018.

In pratica, visto il muro dei Paesi europei che si affacciano sul Mare Nostrum, soprattutto di Francia e Spagna, a far sbarcare i migranti delle navi delle ong nei loro porti (anche nel timore di creare nuovi motivi di ‘pull factor’) ora lo sguardo è rivolto a Libia e Tunisia. Si tratta di una misura “di medio termine” spiegano fonti diplomatiche che invitano però alla “cautela” vista la situazione di instabilità della Libia e di precarietà della Tunisia, ma l’idea è quella di far dichiarare ai due Paesi le loro aree di search and rescue (Sar), che attualmente sono presidiate dall’Italia. La conseguenza delle operazioni di salvataggio sarebbe il trasferimento dei migranti salvati nel Mediterraneo centrale sui loro territori.

In altre parole starebbe passando la linea promossa da tempo da Kurz e dai falchi dei Paesi Visegrad con l’Ungheria in testa, ma che non dispiace neppure alla pragmatica Olanda, e forse nemmeno tanto alla Francia di Emmanuel Macron. Un’idea su cui l’Unione potrebbe trovare più facilmente la sua unanimità.

Proprio per mettere in piedi il Centro Sar, rafforzando la capacità della guardia costiera libica, la Commissione ha stanziato 46 milioni di euro: un progetto a cui è al lavoro anche l’Italia.

Comunque Roma non ha abbandonato la sua idea di voler condividere l’onere dei migranti salvati dalle operazioni Triton e EunavforMed (circa il 40% del totale) con gli altri Paesi europei, riproponendola attraverso una sorta di regionalizzazione di Frontex, rispecchiata dal documento della Commissione europea, ma sicuramente più difficile da far passare tra i 27.

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