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Se ti suonano le Iene e sei svizzero, conta fino a 10

Willy alle prese con le iene Corrado Mordasini

di Gino Ceschina

Il Ticino la scorsa settimana è stato scosso dall’arrivo di un nuovo grande predatore, e ancora una volta è emersa l’impreparazione dei politici ad affrontare il problema. Dopo la lince, il lupo e l’orso, a fare la loro comparsa al di qua del confine sono state stavolta le Iene, in questo caso targate Mediaset.

Lo spunto, manco a dirlo, è stata la controversa iniziativa popolare “Prima i nostri“. Al grido di “gli svizzeri non vogliono i nostri lavoratori”, un commando formato da un giornalista e un cameraman ha fatto un blitz nel Sottoceneri. Dopo aver interpellato diversi frontalieri e qualche residente, i due hanno pensato di approfondire quello che in Ticino tutti sanno, e cioè che molti degli iniziativisti nelle loro ditte occupano proprio frontalieri.

Diciamolo: il banchetto a base di carcassa era bell’e servito sul più classico dei piatti d’argento. Sì perché è un dato di fatto: tra gli udc e i leghisti che hanno sostenuto l’iniziativa ci sono imprenditori che di frontalieri ne occupano, e pure parecchi.

La cosa è spiegabile in parte col fatto che per certe professioni (soprattutto nel secondario, quindi operai, artigiani, eccetera) in Ticino manca mano d’opera, mentre l’iniziativa vorrebbe proteggere invece i posti nel terziario. Ovviamente un problema di coerenza si pone comunque, ed è su questo che le Iene hanno puntato.

Cos’è successo? I due inviati sono stati prima in via Monte Boglia, sede della Lega dei ticinesi e della ditta del suo ex coordinatore, Attilio Bignasca, che (AHI!) li ha fatti salire, indossando incautamente i panni dell’agnellino quando aveva a che fare con dei predatori. Risultato: massacro mediatico, con Bignasca che prima afferma di non assumere più frontalieri da anni, per essere prontamente smentito dal primo impiegato interrogato in ufficio, assunto da alcuni mesi.

Col cadavere (sempre mediaticamente parlando) ancora caldo di Bignasca, le Iene hanno rivolto l’attenzione a Lorenzo Quadri, municipale, deputato al Parlamento nazionale e direttore de Il Mattino della Domenica, il discusso settimanale della Lega. Pure Quadri, che impiegati frontalieri non ne ha, si è dimostrato disponibile (ri AHI!), e anche nel suo caso la figura fatta non è stata delle migliori. Il succo: gli italiani vanno bene solo per i lavori che gli svizzeri non vogliono fare. Bene ma non benissimo.

Il servizio andato in onda ha ovviamente mandato su tutte le furie la Lega, gli iniziativisti e metà del Ticino; con l’altra metà, quella contraria all’iniziativa, che se la rideva beatamente. “Ci hanno dipinti come dei razzisti” ha tuonato il presidente udc (altro partito che sosteneva l’iniziativa) Piero Marchesi. “Hanno rimontato tutto tenendo solo ciò che faceva comodo a loro” ha aggiunto Quadri, che ha anche pensato, già che c’era, di portare a definitivo compimento il tentato suicidio (sempre mediatico, eh) aggiungendo che stando a sue informazioni i due inviati prima di lasciare il Ticino non avevano mancato di fare una visitina ad una delle sue principali attrattive: i bordelli.

Così ora le Iene annunciano querela sia sull’affermazione inerente la loro presunta gita di piacere, sia sulle accuse di taroccamento del servizio.

Conclusione: la Svizzera si sta abituando lentamente a un certo modo di fare politica, incentrato su proposte estremamente dirette e a volte provocatorie (ricordate i cartelloni bala i ratt?). Una prassi in vigore da molto più tempo in Italia, dove si sono sviluppati anche “anticorpi mediatici” proprio come le Iene, che utilizzano metodi comunicativi altrettanto provocatori dei politici.

Solo che in Italia i politici ci sono ormai abituati: nello stesso servizio, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha costretto il giornalista ad accontentarsi di interpellarlo fuori dall’ufficio, limitandosi a non rispondere. Quelli svizzeri, invece, forse anche perché in un certo qual modo lusingati dall’interesse di trasmissioni di grande successo, in questo si sono dimostrati dei dilettanti.

A prescindere dal merito della proposta politica, che la stessa sia discussa lo sai, che dai tu stesso lavoro a dei frontalieri lo sai, che le Jene lavorano in un certo modo lo sai, che rischi la figuraccia lo sai. Per San Crispino, prima di aprire a farli salire conta fino a 10, fa dire che non ci sei, datti malato. O almeno preparati decentemente.

Gino CeschinaCollegamento esterno

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Illustrazione di Corrado Mordasini

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