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Salvo lo squalo bianco, a rischio l’elefante

Lo squalo bianco può ora mostrarsi meno aggressivo: il suo nome è iscritto nella lista delle specie protette Keystone

La delegazione svizzera che ha partecipato alla Convenzione internazionale delle specie protette (CITES), chiusasi giovedì a Bangkok, si dice soddisfatta dei risultati ottenuti.

Nella lista è stato tra l’altro incluso il grande squalo bianco. L’elefante africano non godrà più invece della protezione fino ad ora accordata.

I difensori della natura possono esultare. La lista delle specie animali e vegetali che necessitano di una protezione particolare è adesso più lunga.

La riunione di due settimane della Convenzione delle Nazioni Unite sul commercio internazionale delle specie selvatiche minacciate di estinzione (CITES) tenutasi a Bangkok, si è chiusa giovedì con la decisione di proteggere il grande squalo bianco ed il delfino dello Irrawaddy.

“È stato uno dei raduni più proficui”, ha dichiarato il segretario generale della CITES Willem Wijnstekers.

A suo avviso però, se la Convenzione non riuscirà ad aumentare del 10% il suo budget, attualmente fissato a 5,8 milioni di franchi, gli sforzi per aiutare i paesi a lottare contro il commercio illegale cadranno nel vuoto. Per il momento, gli stati membri hanno accettato un innalzamento del budget limitato al 3%.

Dal canto suo, la Svizzera, rappresentata dall’Ufficio federale di veterinaria, si è detta soddisfatta dei risultati emersi dall’incontro.

La condanna dell’elefante

Meno contenti sono invece stati i giapponesi, che non sono riusciti a levare il divieto di caccia alla balena di Minke, in vigore dal 1986.

Se il grande mammifero marino può sperare in un futuro roseo, o quasi, l’elefante africano non può dirsi altrettanto fortunato.

L’iniziativa del Kenya di ottenere una moratoria di 20 anni per il commercio dell’avorio non è infatti stata accettata. Questo scacco è visto dagli ambientalisti come “la condanna a morte” del pachiderma del continente africano.

Dopo intensi dibattiti, i delegati hanno tuttavia rifiutato la proposta del governo namibiano, che chiedeva di poter vendere all’asta due tonnellate di avorio all’anno.

Anche l’altro grande mammifero della savana africana, il rinoceronte, dovrà in futuro fare attenzione ai fucili dei cacciatori.

La CITES ha infatti autorizzato la Namibia e l’Africa del Sud a portare la propria quota di caccia dei rinoceronti neri a cinque individui all’anno. La disposizione consentirà di cacciare questa specie minacciata e di esportarla in quanto trofeo.

Meno caviale in tavola

Maggiori controlli sono stati imposti sulla vendita del pesce Napoleone – molto apprezzato nei ristoranti asiatici – la cui pesca, che fa ricorso all’uso di cianuro, distrugge i coralli. Le esportazioni di caviale sono state anch’esse limitate.

Nonostante l’opposizione del Giappone, i delegati hanno manifestato la loro volontà di difendere maggiormente la vita marina.

La riunione nella capitale tailandese ha inoltre espresso il suo sostegno in favore della difesa della flora selvatica, in particolare del ramin, un albero tropicale il cui commercio ha devstato le foreste indonesiane e malesi.

Sono pure stati decisi nuovi criteri concernenti la futura valutazione delle richieste di modifica degli allegati, come pure diverse procedure miranti all’alleggerimento dell’onere amministrativo e alla semplificazione degli aspetti esecutivi, in parte su proposte avanzate dalla Svizzera.

Salvare gli animali, non il portafoglio

Durante le due settimane della Convenzione, di cui la Svizzera è depositaria, una cinquantina di proposte sono state l’oggetto di discussioni tra i rappresentanti di 166 paesi.

Una delle sorprese del meeting è stato lo sfaldamento delle alleanze tradizionali. La solidarietà africana ha fatto defezione nell’ambito del commercio di avorio e Israele ha tentato di riavvicinare le posizioni di alcuni paesi.

Prima della conferenza, Greenpeace aveva avvertito che “se la convenzione vuole mantenere una certa credibilità, i delegati devono votare per la sopravvivenza delle specie e non per favorire coloro che approfittano di un commercio stimato a vari miliardi di dollari”.

Complessivamente, la CITES proibirà d’ora in poi il traffico internazionale di 600 specie animali e di 300 specie vegetali. Per altre 4’100 specie animali e 28’000 specie vegetali, il commercio sarà possibile solo con un permesso speciale.

Il prossimo appuntamento è previsto fra tre anni ad Amsterdam.

swissinfo e agenzie

La 13esima conferenza della convenzione CITES si è chiusa giovedì a Bangkok.

Tra le nuove entrate nella lista delle specie animali e vegetali minacciate di estinzione figura il grande squalo bianco, diverse specie asiatiche di tartarughe palustri, il pesce Napoleone, il delfino dell’Irrawaddy, l’orcella ed il ramino, un albero tropicale.

La Conferenza ha autorizzato l’esportazione, come trofei di caccia e in quantità prestabilite, di coccodrilli, leopardi, rinoceronti bianchi e – per la prima volta – di rinoceronti neri.

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