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L’automobile senza conducente non è più fantascienza

A Singapore i taxi senza conducente sono già realtà. In questa fase test, i viaggiatori sono però accompagnati da un ingegnere. Keystone

Il Salone internazionale dell’auto di Ginevra apre i battenti giovedì. Sull’arco di dieci giorni il pubblico potrà osservare i progressi compiuti nel campo della guida autonoma. Una tecnologia che non tarderà molto a diventare normalità, secondo Yves Gerber, portavoce del Touring Club Svizzero (TCS).

Il Salone di Ginevra permette di osservare le ultime tendenze sul mercato dell’auto. Negli ultimi anni, ad esempio, si è notato un interesse crescente del pubblico per i SUV e per i veicoli elettrici. L’87esima edizione vedrà i riflettori puntati nuovamente sulla guida autonoma.

swissinfo.ch: A che punto è lo sviluppo della guida autonoma?  

Yves Gerber: A livello tecnologico non siamo lontani dalla maturità. Stando alle proiezioni degli esperti, dei modelli totalmente autonomi potranno essere messi sul mercato a partire dal 2020. Il vero boom delle vendite arriverà nel 2035.

Ad acquistare questi veicoli non saranno però forzatamente i singoli. Ci stiamo infatti dirigendo verso un modello di condivisione dell’auto, come dimostrano alcuni progetti pilota.

Gli individui saranno i clienti di questi servizi, soprattutto nelle zone urbane dove una parte importante delle economie domestiche non possiede un’auto personale. In futuro la gente si sposterà da una città all’altra in treno, per poi fare l’ultima parte di tragitto con un veicolo autonomo a noleggio.

swissinfo.ch: Ci sono però ancora ostacoli giuridici a una vera e propria guida autonoma.

Y.G.: È effettivamente necessario risolvere la questione della responsabilità civile. Al momento si fa ancora riferimento alla Convenzione di Vienna del 1969Collegamento esterno, secondo cui è l’automobilista ad avere il controllo del veicolo.

Il concetto di assistenza è stato appena introdotto nella Convenzione, ma a condizione che il conducente possa riprendere il controllo in qualsiasi momento.

Fintanto che non ci sarà un’evoluzione in questo senso, l’introduzione di un’automobile completamente autonoma nella quale si potrà leggere il giornale voltando le spalle alla strada è fuori questione. Ma la situazione evolve in fretta e l’idea di un’auto autonoma entro il 2020 non è inverosimile.

Yves Gerber, portavoce del Touring Club Svizzero. TCS

swissinfo.ch: L’incidente mortale avvenuto negli Stati Uniti a bordo di una Tesla in modalità guida autonoma non ha smorzato gli entusiasmi?

Y.G.: Gli incidenti mettono le tecnologia alla prova, ma l’evoluzione in questo campo è molto rapida e i problemi saranno risolti. In ogni caso i test mostrano già che le auto autonome registrano meno incidenti per chilometro rispetto ai veicoli standard. Attualmente, le tre principali cause di sinistri sono la disattenzione, l’alcol e la velocità inadeguata: tre errori che la macchina non farà.

swissinfo.ch: Entrare in auto, dire a un computer dove andare e lasciarsi tranquillamente trasportare, è fantascienza o realtà?

Y.G.: Bisognerà aspettare almeno un cambio generazionale affinché il parco auto sia modificato. La grande sfida è quella di gestire la fase di transizione, che durerà anni, durante la quale circoleranno veicoli autonomi e tradizionali.

D’altronde il primo incidente di una Google Car, di cui si è parlato molto lo scorso anno, è stato causato proprio da un’automobile “normale” che ha tagliato la strada a una autonoma.

swissinfo.ch: La legislazione e la tecnologia evolvono. Ma l’uomo è pronto a fare il passo?

Y.G.: Attualmente il 40% degli spostamenti è effettuato per piacere e il 60% per necessità. Penso che la maggior parte delle persone sia pronta ad abbandonare il volante. Ma sarà necessario un salto generazionale. I “digital native” sono maggiormente disposti a mettere la loro vita nelle mani di un’auto rispetto alle persone sopra ai 50 anni.

Già oggi sugli aeroplani i piloti dispongono di una tecnologia simile. Lo stesso vale per i treni e ci sono molte metropolitane che funzionano senza conducenti. Ciò non pone più alcun problema, fa parte della normalità.

Un tempo entrare in un’automobile era un gesto fortemente emotivo, un simbolo di libertà. Ma le mentalità cambiano. 

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Questo contenuto è stato pubblicato al Nei giorni e nelle notti che hanno preceduto l’apertura dell’87esima edizione del Salone, tra bolidi e modelli tenuti nascosti, una squadra di operai ha costruito l’esposizione più grande della Svizzera.

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Traduzione dal francese, Stefania Summermatter

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