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Governare senza tweet

Paolo Gentiloni, "la modestia in persona". Keystone

Paolo Gentiloni sta guidando l’Italia con tranquillità e discrezione, al punto che nessuno inveisce più. E Matteo Renzi diventa sempre più nervoso. Il nuovo premier italiano sembra aver convinto il corrispondente da Roma del Tages-Anzeiger, di cui vi proponiamo il commento.

Se state cercando una perfetta personificazione per l’understatement, arriverete velocemente a Paolo Gentiloni. Perlomeno in Italia. Recentemente il premier italiano è stato ospite di Domenica In e per 47 minuti è stato la modestia in persona. Quando il conduttore ha domandato quale aggettivo descrivesse meglio il suo governo, lui ha risposto: “Rassicurante”. “Penso che gli italiani vogliano essere rassicurati”, ha detto. Se è veramente il caso, allora non c’è miglior uomo di questo candido e sorridente 62enne romano di origini aristocratiche. Anche la sua flemma ha qualcosa di nobile. 

Da quattro mesi ormai, Paolo Gentiloni Silveri, il nome per esteso del “conte”, sta cullando gli italiani in un abbraccio tranquillizzante. Governa con così tanta discrezione che ogni tanto ci si domanda se davvero stia governando. Naturalmente, la flemma di Gentiloni risulta ancor più appariscente visto lo stile del suo predecessore, Matteo Renzi, che era il suo esatto contrario: rumoroso, onnipresente e brusco.

Rassicurante, Renzi non lo è mai stato. Per quattro mesi non si è più sentito parlare di intrighi e rivalità in seno al governo. Palazzo Chigi sembra quasi essere avvolto da una nuvola di noia, il che è eccezionale.

Nuovi orizzonti

Quando Gentiloni ha preso il posto di Renzi, lo scorso 12 dicembre, si diceva che il nuovo premier non fosse altro che un burattino del vecchio. Avrebbe tenuto le redini soltanto fino a quando Renzi avesse voluto. E Renzi stava già pensando a elezioni anticipate, per farla vedere a tutti quelli che pensavano di essersi liberati di lui dopo la sconfitta al referendum costituzionale. Gentiloni serviva solo a tenergli il posto fino alla vendetta. Questo parere trovava conferma nel nuovo esecutivo, una fotocopia del precedente. Anche la linea politica di Gentiloni seguiva quella di Renzi: democristiana, liberale nelle questioni sociali ed europeista.

Adesso è tutto diverso. Nessuno parla più di elezioni anticipate, neanche il Movimento Cinque Stelle. Se i segnali sono corretti, allora Paolo Gentiloni potrà governare sino alla fine della legislatura, nel febbraio del 2018. Le discussioni sulla nuova, armoniosa legge elettorale per il Senato e la Camera non sono avanzate di un millimetro in quattro mesi. Nel frattempo Renzi ha ceduto la presidenza del Partito Democratico, che vuole riprendersi con le primarie di aprile, per entrare con più legittimità nella battaglia per il potere.

“Gentiloni deve dare l’impressione di proseguire con lo slancio innovativo di Renzi, ma senza una continua auto-glorificazione”.

Intanto l’ex ministro degli esteri governa il paese. E più a lungo lo fa e come lo fa, più popolare diventa. Come primo ministro non reclama per sé tutta l’attenzione, come faceva il suo predecessore. Ha uno stile di leadership collegiale, e alcuni ministri improvvisamente sono messi in risalto, come il ministro degli interni Marco Minniti, quello delle finanze Pier Carlo Padoan e quello dell’economia Carlo Calenda. Renzi può essere solo moderatamente contento di questo sviluppo. E di tanto in tanto l’ex premier lancia qualche frecciata, chiamando Padoan e Minniti “ministri tecnici”, appellativo che non va inteso come un complimento, causando qualche motivo di concitazione.

Qualcosa si muove, senza troppo clamore

Renzi vorrebbe soprattutto impedire che il governo, in quest’ultimo anno di legislatura, seppellisca alcuni dei principi del “Renzismo”. In particolare, è importante che Gentiloni non alzi le tasse. Questo diminuirebbe le possibilità di rielezione del Partito Democratico. La domanda dunque è la seguente: come potrà Gentiloni conciliare le direttive di Bruxelles sul debito con un budget per il 2018 adatto a una campagna elettorale? L’economia italiana è in leggera crescita, ma fra i paesi europei è quella che cresce meno. E solo la Grecia ha debiti più elevati dell’Italia, sui quali deve pagare interessi orribili.

Per questo Gentiloni punta tutto sulle riforme. Nelle più autorevoli capitali d’Europa deve dare l’impressione di proseguire con lo slancio innovativo di Renzi, ma senza una continua auto-glorificazione. Renzi era davvero un riformatore convinto, ma nella fretta molte cose sono andate storte o sono rimaste incomplete.

Paolo Gentiloni comincia ad agire con i necessari decreti, come la riforma della pubblica amministrazione. Anche la fallita riforma scolastica di Renzi e quella sul lavoro vengono in qualche modo corrette. Il controverso dibattito parlamentare sull’eutanasia, a lungo posticipato, è finalmente iniziato. Presto le tasse per le imprese verranno ridotte per creare nuovi posti di lavoro. Insomma, qualcosa succede, senza clamori. 

“Lavoriamo molto”

Nessuno inveisce contro Paolo Gentiloni, né gli urlatori della Lega, né i teorici del complotto del Movimento Cinque Stelle. Nessuno sembra vedere un avversario nel tranquillo amministratore. Gentiloni dice di essere al lavoro ogni giorno dalle 7:30 alle 21:00. “Lavoriamo davvero tanto, anche se ad alcuni non piace ammetterlo”.

Si può governare, sembra voler dire, anche senza continui tweet e hashtag e slides. E a Renzi, il twittatore compulsivo, questo potrebbe andare di traverso.
 

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Traduzione dal tedesco, Zeno Zoccatelli

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