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Approfittare della vista per migliorare le protesi delle mani

protesi mioelettrica
Grazie alla ricerca italo-svizzera, forse si potranno presto migliorare le prestazioni delle protesi delle mani. © fns, Henning Müller

Un gruppo di ricerca italo-svizzero apre nuove prospettive per la fabbricazione delle protesi mioelettriche delle mani.

Le protesi mioelettriche hanno il grande merito di permettere a chi ha perso una mano di ritrovare certe funzioni. Tuttavia, hanno un difetto: la destrezza è piuttosto limitata e l’affidabilità dipende dalla forza del segnale elettrico dei muscoli dell’avambraccio, poiché funzionano appunto con questo segnale.

Per cercare di migliorare questo tipo di protesi, un gruppo di ricerca italo-svizzero, diretto da Henning Müller, ha avuto l’idea combinare il segnale elettrico muscolare con altre fonti di informazioni, in particolare il tracciamento dello sguardo.

Lo studio multidisciplinareCollegamento esterno, finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, fa parte di un programma SinergiaCollegamento esterno tra la Scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale, l’Ospedale universitario di Zurigo e l’Istituto italiano di tecnologia di Milano.

I ricercatori hanno potuto contare anche sul sostegno dell’Università di Padova, che ha trovato dei volontari per il test.

“I nostri occhi si muovono in continuazione, a scatti. Ma quando si sta per afferrare un oggetto, si concentrano su di esso per qualche decimo di secondo. Per questo il tracciamento dello sguardo fornisce informazioni preziose sul movimento richiesto per prendere un oggetto”, spiega in una notaCollegamento esterno Müller, professore in informatica di gestione alla Scuola universitaria professionale di Sierre, in Vallese, e titolare di una cattedra alla facoltà di medicina dell’Università di Ginevra.

Per il loro studio, i ricercatori hanno sottoposto 45 persone – 15 delle quali con la mano amputata – a un protocollo identico basato su 10 movimenti comuni, come afferrare una matita o giocare con una palla. A ogni partecipante sono stati applicati 12 elettrodi sull’avambraccio, oltre a sensori e occhiali per il tracciamento dello sguardo.

Banca dati in libero accesso

Grazie alla modellizzazione informatica di questi gesti, Henning Müller e la sua équipe hanno così potuto costituire una banca dati dei movimenti della mano.

Tutti questi dati aprono nuove prospettive per la fabbricazione di protesi mioelettriche. “Integrando alla protesi le informazioni raccolte con il tracciamento dello sguardo, si possono aumentare le prestazioni e quindi il comfort e l’autonomia delle persone che hanno perso una mano”, osserva Müller.

La banca dati, messa a disposizione in libero accesso alla comunità scientifica, fornisce anche informazioni utili per lo studio della coordinazione tra lo sguardo e il movimento della mano in altre discipline scientifiche, ad esempio le neuroscienze, la robotica in ambito sanitario o l’intelligenza artificiale.

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