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Il massacro di detenuti nelle prigioni siriane

"Una campagna segreta e mostruosa, autorizzata ai massimi livelli del governo siriano". Questo, secondo Amnesty International, è quanto avvenuto all'interno della prigione di Saydnaya, a nord di Damasco, dove, secondo l'organizzazione per i diritti umani, non meno di 13mila detenuti sono stati impiccati nell'arco di soli cinque anni, dall'inizio della rivolta e poi del conflitto civile nel 2011.

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Un rapporto, basato su interviste a 31 ex carcerati e a oltre 50 funzionari, è stato pubblicato da AmnestyCollegamento esterno, secondo la quale le esecuzioni sono state autorizzate tra gli altri da stretti collaboratori del presidente Bashar el Assad. In passato le autorità siriane hanno respinto le accuse di avere compiuto esecuzioni di massa, ma l’organizzazione scrive che nel carcere di Saydnaya, chiamato “il mattatoio” dai detenuti, gruppi di 20-50 persone venivano impiccate una o due volte alla settimana, dopo processi-farsa che duravano pochi minuti.

Continuano intanto i bombardamenti

Nonostante il cessate il fuoco sponsorizzato da Russia e Turchia in vigore dal 30 dicembre, i civili continuano ad essere vittime di bombardamenti, in particolare nelle aree controllate dall’Isis e dai qaedisti del Fronte Fatah al Sham, che sono esclusi dalla tregua.

La televisione Al Jazira, su posizioni anti-Assad, ha affermato che a compiere gli attacchi sono stati aerei di Mosca, principale sostenitore con l’Iran del governo siriano. Ma la Russia ha smentito, parlando di “smaccate menzogne” e affermando che dall’inizio del 2017 “i jet delle forze aerospaziali russe non hanno effettuato raid su quest’area”. 

Per la prima volta, intanto, Assad ha parlato delle possibili politiche americane riguardo alla Siria dopo l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, definendo “incoraggianti” le dichiarazioni del presidente Usa sulla “priorità di combattere il terrorismo”. Il ‘rais’, che parlava con alcuni inviati di media belgi a Damasco, si è soffermato in particolare su una nuova possibile stagione di cooperazione tra Usa e Russia, dicendosi convinto che essa “sarà positiva per il resto del mondo, compresa la Siria”.



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