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Accordo frontalieri, “dubitiamo della volontà italiana”

"Dubitiamo che ci sia la volontà da parte italiana di fare un passo verso la Svizzera" riguardo all'accordo fiscale sui frontalieri, ha detto il presidente della deputazione ticinese alle camere federali Marco Chiesa durante il tradizionale incontro con i media a Berna.

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Il consigliere nazionale democentrista (destra) si è infatti detto scettico sul fatto che Roma, “visto chi comanda ora i Italia (ndr, governo Lega-M5S) e considerato il bacino elettorale”, possa sottoscrivere l’intesa tecnica del dicembre 2015 sul futuro regime impositivo dei lavoratori pendolari italiani in Svizzera. Lo confermerebbe anche la circostanza, a detta del parlamentare ticinese, che il dossier sia stato attribuito al ministro dell’economia Giovanni Tria e non al capo della diplomazia, come si attendeva Berna, Enzo Moavero Milanesi.

In proposito, ha sottolineato Marco Chiesa, il ministro degli esteri elvetico Ignazio Cassis ha registrato un evidente imbarazzo da parte degli italiani per il ritardo con cui stanno affrontando la questione, imbarazzo che però “a noi serve a ben poco”. Per questo motivo nella Confederazione si guarda con interesse alla road map sottoscritta lo scorso dicembre tra autorità ticinesi e lombarde, dalla quale potrebbero arrivare impulsi che a Roma sono evidentemente frenati.

Ticino e Lombardia più vicini con la firma della road map

Il presidente della deputazione ticinese ha ribadito che l’Italia avrebbe tutto l’interesse a firmare l’accordo fiscale che da un lato garantirebbe un sostanzioso incremento del gettito e dall’altro ridurrebbe le disparità connesse con i vantaggi di cui godono i frontalieri rispetto agli altri contribuenti italiani. Mentre per la Svizzera, e in particolare per il Ticino, diminuirebbero le pressioni e i fenomeni distorsivi sul mercato del lavoro alimentati dall’attuale tassazione sui frontalieri.    

Ma la questione, sul piano politico, non sembra essere matura al di là del confine. In gennaio, nell’incontro tenutosi a Lugano tra i ministri degli esteri dei due paesi Cassis e Moavero, il rappresentante elvetico era riuscito a strappare la promessa dal suo interlocutore di una risposta chiara di Roma entro l’inizio dell’estate. Domani sarà il 21 giugno…

 

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