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Svizzera, terra di musei

Sono 1'111 i musei in Svizzera e visitarli è un’attività molto apprezzata nel paese. Circa un quarto dei comuni nella Confederazione ha questo genere di struttura mentre solo il 7% ha almeno un cinema. La prima pubblicazione dell'Ufficio federale di statistica (UST) sul panorama museale svizzero è stata diffusa martedì, uno studio dal quale emergono dati sorprendenti. Ne abbiamo discusso con Gianna Mina, la presidente dell'Associazione dei musei svizzeri (AMS).

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I 1’111 musei elvetici sono stati visitati nel 2015 da 12,1 milioni di persone. È quanto emerso dallo studio pubblicato martedì dall’Ufficio federale di statisticaCollegamento esterno. Sono dati incoraggianti, secondo Gianna Mina, presidente dell’Associazione dei musei svizzeriCollegamento esterno.

“Non vogliono dire che i musei si trovano su una barca d’oro, ma dimostrano che l’istituzione museo, con le sue sfaccettature e i suoi compiti, è presa sul serio”, ha spiegato a tvsvizzera.it.

Particolarmente interessante è l’alta densità di queste strutture sul territorio, in particolare nella Svizzera italiana, dove si contano 25 musei ogni 100’000 abitanti (contro i 13 della Svizzera tedesca e gli 11 di quella francese).

Inoltre la quasi totalità dei musei ha offerto visite guidate. “Questo è uno sforzo enorme che contraddice il pregiudizio che aleggia sui musei: che siano elitari, polverosi e non si occupino del pubblico”, dice Gianna Mina.

Gli svizzeri preferiscono passeggiare per le sale di un museo piuttosto che andare al cinema, a teatro o a un concerto, ed è un fenomeno che interessa tutte le fasce d’età, con l’eccezione degli “over 75” per i quali è forse più difficile raggiungere le strutture più discoste.

Ai “grandi” la fetta più grande

Dallo studio è emerso che le 49 istituzioni museali più frequentate (più di 50’000 visitatori all’anno), rappresentano solo il 4% di quelle presenti sul territorio elvetico, ma totalizzano da sole quasi la metà degli ingressi totali (6,7 milioni). Quasi tre quarti dei musei in Svizzera, infatti, non arrivano a 5’000 visitatori all’anno.

Tuttavia, seconda Gianna Mina, l’esistenza delle piccole realtà, almeno per il momento, non è a rischio. “Lo sarebbe se si prendesse in considerazione solo la visibilità e le entrate. Ma non vanno fatti solo calcoli economici, ma anche di federalismo e culturali”.

In più, spiega, a difendere le piccole istituzioni sono quelle grandi. La capillarità dei piccoli musei, secondo la presidente di AMS, aiuta la gente ad avvicinarsi alla cultura e abituarsi alle visite e questo è un vantaggio per tutti.

Spesso nati per volontà di una comunità, non sono imposti dall’alto e costano poco; i piccoli musei sono un’antenna della diversità culturale svizzera e, assieme ai loro illustri “fratelli maggiori”, si prendono cura di un enorme patrimonio culturale, che va protetto e studiato.

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Grande successo delle scienze naturali

3,3 dei 12,1 milioni di ingressi registrati nel 2015 sono stati nei musei d’arte. Sono stati tuttavia i musei di scienze naturali quelli che hanno riscontrato il numero medio d’entrate più alto, con oltre 24’000 ingressi per museo, seguiti dai quelli d’arte (19’500) e quelli di archeologia storia ed etnografia (18’000). Il numero medio di ingressi più basso, circa 1’800, è quello dei musei regionali e locali.

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Relazioni transfrontaliere

Gianna Mina è anche direttrice del museo Vincenzo VelaCollegamento esterno, a Ligornetto, vicino al confine italo-svizzero, e ci spiega che la scelta del tipo di museo varia molto anche a seconda della provenienza del pubblico. Mentre il visitatore svizzerotedesco ha una gamma più alta di luoghi che frequenta e va cercare anche i piccoli musei etnografici, il visitatore italiano ha predilezione per i musei d’arte.

Le collaborazioni fra istituzioni da una parte e dall’altra del confine non sono facili, a causa delle diverse legislature. Tuttavia, spiega Gianna Mina, diventano sempre più frequenti gli scambi di pubblico, e le scolaresche italiane, ad esempio, sfruttano bene la realtà svizzera. 

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