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L’eutanasia in Svizzera è illegale, il suicidio assistito no

Il farmaco che provoca la morte deve essere assunto autonomamente keystone

I radicali italiani aprono un fondo per permettere ai malati terminali di venire a morire nella Confederazione

I radicali italiani hanno deciso di istituire un fondo per pagare il biglietto di viaggio ai malati terminali che intendono recarsi in Svizzera per ottenere il suicidio assistito. Un atto definito di disobbedienza civile – l’azione contravviene infatti agli articoli del codice penale che prevedono la reclusione per chi agevola l’esecuzione di un suicidio in “qualsiasi modo” – che segue la notizia della morte di Dominique Velati, militante radicale e malata terminale, che a Berna è stata appunto aiutata a togliersi la vita.

Il sito per la raccolta fondi aperto dai radicali si chiama Soseutanasia.it. Spesso però, quando si parla di suicidio assistito o eutanasia, riferendosi alla Svizzera, si fa parecchia confusione: nella Confederazione l’eutanasia, ovvero l’uccisione da parte di un professionista della sanità mediante la somministrazione di un farmaco, per esempio, di un malato terminale è vietata dal codice penale, anche se è il malato stesso o i congiunti a richiederla. Come detto si tratta di un atto assimilabile all’omicidio, che le leggi svizzere puniscono, seppur in maniera molto mite. A riguardo il codice penale recita (articolo 114): “Chiunque, per motivi onorevoli, segnatamente per pietà, cagiona la morte di una persona a sua seria e insistente richiesta, è punito con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria”. Solitamente, inoltre, le pene fino a due anni di carcere vengono sospese condizionalmente.

Diversa è la questione del suicidio assistito che non è punito in Svizzera, se non è commesso per trarne un beneficio personale. Punita è invece l’istigazione al suicidio (articolo 115): “Chiunque per motivi egoistici istiga alcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è stato consumato o tentato, con una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria”.

Exit e Dignitas sono due associazioni in Svizzera che forniscono aiuto al suicidio. La persona che vuole ricorrere a questo gesto per porre fine alle proprie sofferenze deve però essere lucida al momento di compiere l’ultimo passo e agire autonomamente.

Riceverà una dose mortale di un determinato farmaco, ma dovrà assumerlo da sola. Il medico o professionista sanitario che l’ha fornita non potrà agire in nessun caso.

Ne consegue che i malati in stato vegetativo, per esempio, non possono ricevere alcuna forma di suicidio assistito.

Per il momento sono stati accettati solo i casi di malati terminali o con patologie incurabili. Il dibattito sul suicidio assistito da concedere anche ai malati mentali è invece aperto. Il Parlamento svizzero, inoltre, potrebbe essere chiamato prossimamente a legiferare ulteriormente sul tema.

Il dibattito acceso più che mai ma parlare di eutanasia legale, in Svizzera, è sbagliato.

ludoC

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