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Dal 26 aprile la Svizzera ripartirà gradualmente

Ai bordi del lago di Neuchâtel in primo piano tulipani fioriti e sullo sfondo due ciclisti.
Entro la fine del mese il governo federale ha deciso che le restrizioni attuali saranno gradualmente tolte. Keystone / Jean-christophe Bott

Le misure per contrastare l'epidemia di coronavirus saranno prolungate fino al 26 aprile. Poi verranno gradualmente allentate. Lo ha stabilito mercoledì il Consiglio federale. Per quanto riguarda le restrizioni adottate dal canton Ticino, che vanno oltre quanto previsto dall'ordinanza d'emergenza emanata dal Governo, esse potranno essere prorogate fino al 19 aprile.

Le decisioni su quando e come avverrà l’allentamento dei provvedimenti a livello federale saranno prese nel corso della prossima seduta, in programma il 16 aprile.

Mercoledì aprendo la conferenza stampa, la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga ha dichiarato che “quasi tutti hanno riconosciuto l’importanza di rispettare la misure. Possiamo essere fieri di come i cittadini si stanno comportando”. “La ricetta proposta dal Consiglio federale è quella giusta”, ha proseguito Sommaruga, “ma non bisogna mollare la presa adesso, poiché non siamo ancora arrivati alla meta”.

Riconoscendo che “l’attesa è logorante”, la presidente della Confederazione ha sottolineato che “un alleggerimento delle misure sarà possibile a piccoli passi, sempre mantenendo le regole di distanza e di igiene”. Le attuali misure continueranno fino al 26 aprile e nel frattempo si valuterà come procedere all’alleggerimento, che inizierà prima della fine del mese, ha aggiunto Sommaruga.

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Quanto alla decisione del Ticino di chiudere i cantieri, il Consiglio federale ha autorizzato il cantone a sud delle Alpi a prolungare tale restrizione almeno fino al 19 aprile.

Un alleggerimento dei provvedimenti per regione, come avviene nei Paesi vicini, non è invece contemplato, perché il nostro territorio è molto piccolo e potrebbe creare tensioni tra i cantoni, ha sottolineato Berset. Siamo comunque sensibili alla situazione particolare del Ticino e le differenze nella propagazione del virus tra una regione e l’altra, ha aggiunto il ministro della sanità.

Ecco le considerazioni della presidente della Confederazione e del nostro corrispondente da Berna:

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Criteri

I criteri per un allentamento graduale dipenderanno dal numero di nuovi casi positivi, dai ricoveri in ospedale e dai decessi. Sarà determinante il modo in cui i provvedimenti di distanza sociale e di igiene verranno rispettati e gli assembramenti di più di cinque persone saranno evitati.

A una domanda di un giornalista su quali misure saranno allentate in primis, il consigliere federale Alain Berset ha risposto che i grandi raduni di persone non saranno subito ammessi per evitare una nuova propagazione del virus. Le scuole potranno venir riaperte a tempo debito, sicuramente non per ultimo, ha spiegato in maniera sibillina il ministro della sanità. “Non posso al momento dare maggiori precisioni”, ha aggiunto Berset.

La strategia della Svizzera dovrà essere coordinata con quella dell’estero. Gli ambienti economici e la comunità scientifica dovranno essere coinvolti. Si tratterà inoltre di garantire l’esistenza di risorse umane e materiali sufficienti per la rilevazione e il monitoraggio dei contatti. Ecco quanto ha detto Alain Berset:

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Grave conseguenze economiche

Già ora si può presupporre che lo “shutdown” dovuto al coronavirus si tradurrà in un crollo della creazione di valore fuori dal comune. Quanto questo crollo sarà importante, dipenderà naturalmente dall’evoluzione dell’epidemia. È quanto ha comunicato il Consiglio federale, basandosi su dati della SECO.

La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) sostiene che potrebbero venire innescati effetti economici di “secondo impatto” come ad esempio un’ondata di licenziamenti e di insolvenze. Più il confinamento forzato dura, più questi effetti sono probabili.

“L’economia è fortemente colpita dalle misure dovute al coronavirus. La disoccupazione è salita al 3% e la produzione è crollata in media del 25%, ma le misure stanno funzionando”, ha detto il consigliere federale Guy Parmelin ai media a Berna.

Se il crollo dovesse rivelarsi più grave e se dovesse innescare effetti di secondo impatto, il tenore di vita in Svizzera ne risentirebbe in modo tangibile e assolutamente fuori dal comune. Nel peggiore dei scenari, il Pil potrebbe scendere di oltre il 10%.

Fare ipotesi attendibili, è stato sottolineato, è però estremamente difficile. Lo Stato non può però intervenire ovunque e anche gli attori privati dovranno prendersi le loro responsabilità.

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