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Ben speso il miliardo di coesione

Banco di lavoro con strumenti elettronici; mano con guanti di persona con tuta protettiva compie delle operazioni
Anche in Romania e Bulgaria si è puntato sul modello svizzero di formazione duale (apprendistato). RSI-SWI

Il bilancio dei progetti realizzati in Bulgaria e Romania nel quadro del contributo svizzero all'allargamento dell'UE (noto come "miliardo di coesione") sono positivi. Lo hanno indicato lunedì la segreteria di Stato dell'economia (SECO) e la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC). Il programma decennale rivolto ai due Paesi, dotato di 257 milioni di franchi, è terminato in dicembre.

Gli obiettivi principali dei 93 progetti sostenuti dalla Confederazione erano promuovere la crescita economica, aumentare la sicurezza, rafforzare la protezione dell’ambiente e migliorare le condizioni di lavoro (dettagli qui: RomaniaCollegamento esterno, BulgariaCollegamento esterno).

Cos’è. Il contributo all’allargamentoCollegamento esterno poggia su una LeggeCollegamento esterno di cooperazione con gli Stati dell’Est Europa approvata in votazione popolare nel 2006. Dal 2007, la Svizzera ha finanziato per dieci anni progetti per un miliardo di franchi nei dieci Stati che hanno aderito all’UE nel 2004. Dopo l’entrata nell’Unione di Bulgaria e Romania (2007), le Camere federali hanno deciso di sostenervi programmi per 257 milioni. Ulteriori 45 milioni sono stati concessi nel 2014 alla Croazia (nell’UE dal 2013). Un secondo miliardo di coesione è previsto ma, per ora, congelato [leggi in fondo].

Successi e insuccessi

La Romania ha ad esempio potuto ridurre le sue emissioni di CO2 di 7000 tonnellate l’anno, ha riferitoCollegamento esterno Hugo Bruggmann della SECO alla stampa.

Altri progetti miravano a promuovere l’integrazione dei rom, che grazie ai progetti elvetici hanno beneficiato di un migliore accesso all’istruzione e alle strutture sanitarie. Infine, sono state aiutate economicamente 500 piccole-medie imprese, permettendo la creazione di 3’000 posti di lavoro.

Tra i progetti non andati a buon fine, Bruggmann ne riporta uno che ambiva a meglio contrastare il riciclaggio di denaro sporco: non ha potuto essere completato entro fine 2019 a causa di procedure più lunghe del previsto.

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Il prossimo miliardo

Nel dicembre 2019, il Parlamento svizzero ha deciso di stanziare un secondo miliardo di coesione. Il contributo sarà, ancora una volta, distribuito su dieci anni ed è destinato alla riduzione delle disparità economiche e sociali nell’Europa allargata. Ulteriori 190 milioni di franchi finanzieranno le misure migratorie negli Stati più esposti, come l’Italia e la Grecia.

Il versamento di 1,047 miliardi, più i 190 milioni, sarà effettuato solo quando l’UE ritirerà le misure discriminatorie nei confronti della Confederazione -come la mancata proroga dell’equivalenza borsistica in vigore da luglio- e se non ne adotterà di nuove.

Nel frattempo, “non potremo concludere contratti né fare investimenti”, conferma Ruth Huber della DSC. “Ma è possibile procedere con lavori di preparazione per capire in quali ambiti sia necessario intervenire.”

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