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Si cerca un consenso minimo a Buenos Aires

Gli 'sherpa' dei Paesi membri del G20 continuavano a lavorare intensamente a Buenos Aires per cercare di trovare un minimo comune denominatore per un documento finale accettabile anche agli Stati Uniti sui temi chiave del commercio internazionale e sul cambiamento climatico.

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Washington ha fatto sapere che “si opporrà con forza ad un linguaggio che pregiudica le sue posizioni”, fino al punto di sfilarsi all’ultimo momento dalla sua firma.

Fonti russe hanno ipotizzato da parte loro anche la possibilità che alla fine il G20 rinunci alla pubblicazione di una ‘Dichiarazione di Buenos Aires’ alla fine dei lavori. Ma la presidenza argentina ha gettato acqua sul fuoco ed il ministro degli Esteri Jorge Faurie ha assicurato che “progressi sono stati fatti sul tema commerciale”, mentre si sta cercando di trovare una formula “accettabile per Trump” sulla questione climatica.

A sostegno di questo sfumato ottimismo del capo della diplomazia argentina si è schierata la vice ministro argentina Laura Jaitman, secondo la quale “i leader mondiali hanno messo a segno progressi nei colloqui sulle sfide delle economia globale riguardanti le finanze ed il commercio.

La ‘sherpa’ argentina ha assicurato al riguardo che l’ospite della Casa Bianca è stato “molto attivo ed impegnato nel dialogo con tutti gli altri membri”.

Infine, due fonti comunitarie che hanno chiesto di non essere identificate hanno avvertito che se il G20 non riuscisse a diffondere un documento finale comune, l’Unione europea ne proporrebbe uno autonomo del gruppo.



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