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Rischio marea nera in Bretagna dopo naufragio di cargo italiano

Il naufragio del Grande America, un mercantile battente bandiera italiana inabissatosi martedì pomeriggio, potrebbe avere pesanti conseguenze ecologiche sulla costa atlantica francese.

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La nave, salpata l’8 marzo da Amburgo e diretta a Casablanca, in Marocco, è affondata martedì pomeriggio nel Golfo di Biscaglia, a circa 330 km dalle coste francesi, dopo un incendio scoppiato a bordo 48 ore prima. Il Grande AmericaCollegamento esterno è di proprietà del gruppo Grimaldi.

Il luogo approssimativo del naufragio:

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Il rischio principale di inquinamento è rappresentato dalle 2’200 tonnellate di olio combustibile necessario per far girare i motori del cargo, ma anche da 45 container con materiale a rischio.

Le chiazze di petrolio della nave potrebbero “colpire il litorale francese verso domenica sera o lunedì”, ha detto il ministro francese per la Transizione Ecologica, François De Rugy, aggiungendo che le squadre di pronto intervento tenteranno di “risucchiare una parte della chiazza”.

La prefettura marittima dell’Atlantico ha annunciato mercoledì sera di avere localizzato una macchia nera di una decina di chilometri di lunghezza e di un chilometro di larghezza, “a oltre 200 km” dalle coste francesi, tra i dipartimenti di Gironda e Charente-Maritime.


Una nave specializzata nella lotta all’inquinamento, l’Argonaute, è attesa nella zona, al largo de La Rochelle. Richiesto anche l’aiuto dei mezzi dell’Unione europea.

Intanto, l’associazione Robin des Bois contro l’inquinamento in mareCollegamento esterno, intende sporgere denuncia.

“Ormai le navi sono sempre più grosse, con equipaggi sempre più ridotti, che sono meno formati per lottare contro gli incendi”, deplora il portavoce dell’associazione, Jacky Bonnemain, lanciando un appello affinché “la giustizia francese sia molto più severa con le negligenze degli armatori”.

A 20 anni dal disastro dell’Erika

Il naufragio riporta alla memoria quello della petroliera Erika, inabissatasi proprio nella stessa zona nel 1999.

L’entità del disastro attuale non è però paragonabile a quello di vent’anni fa. Allora la nave trasportava oltre 30’000 tonnellate di petrolio, la maggior parte delle quali finirono in mare.

uccello ricoperto di petrolio
A causa del disastro dell’Erika si stima che morirono tra 150’000 e 300’000 uccelli. Keystone / Franck Prevel


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