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Grecia ufficialmente di nuovo in piedi

Con la fine dell'ultimo piano di aiuti internazionale, la Grecia esce ufficialmente lunedì dalla tutela dei suoi creditori per ricominciare a finanziarsi da sola sui mercati dopo anni di profonda recessione. 

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Dopo l’Irlanda nel 2013, la Spagna e il Portogallo nel 2014 e Cipro nel 2016, la Grecia è l’ultimo dei paesi membri dell’Unione Europea a uscire dal piano di aiuti internazionali, misure introdotte per evitare il collasso durante la crisi rischiando di portare con sé il resto della zona euro.

Dal Fondo monetario internazionale (Fmi), dall’Unione europea e dalla Banca centrale europea (Bce) Atene ha ricevuto in totale 260 miliardi di euro in aiuti finanziari dall’aprile del 2010.

In cambio, il paese ha dovuto seguire una politica di austerità drastica e introdurre delle riforme strutturali violente che le hanno fatto perdere un quarto del prodotto interno lordo (Pil) in otto anni e spinto la disoccupazione fino a un picco del 27,5% nel 2013. 

“Niente passi indietro”

Il governatore della Banca centrale ellenica ha parlato degli effetti positivi delle misure imposte dai tre memorandum per il salvataggio, in particolare sulle liberalizzazioni e il costo del lavoro, ma ha avvertito: “Non si deve tornare indietro” sugli impegni presi con i creditori. Altrimenti i mercati – sui quali Atene dovrà ora contare per vendere i suoi bond e rifinanziare il debito – “abbandoneranno” la Grecia. 

E questo, spiega, è particolarmente pericoloso perché “se c’è una forte turbolenza internazionale, sia in Italia, sia in Turchia, o nell’economia globale, noi affronteremo difficoltà a rivolgerci ai mercati, dato che il coefficiente di sensibilità dei titoli di Stato greci resta alto”.

Tuttavia, qualche barlume di luce in fondo al tunnel inizia ad intravedersi, perlomeno nei numeri dell’economia: la crescita del Pil, nel 2018, sfonderà il muro del 2%, arrivando al 2,3% nel 2019 (ma è calato del 26% negli anni della crisi), secondo un rapporto Organizzazione della cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). La disoccupazione, secondo l’ente di statistica greco Elstat, a maggio era al 19,5%.

 Il rapporto tra debito e Pil, sempre secondo l’Ocse, tra un anno e mezzo dovrebbe scendere dall’attuale 180% al di sotto alla soglia del 170%, arrivando al 168,3%, con un avanzo primario di bilancio del 4,5%.

La Grecia vede ora risorgere l’export, che cresce a ritmi del 5% annuo, ma entro il 2019 si prevede che anche la domanda interna salirà del 2,9%, così come la spesa pubblica, destinata ad espandersi dopo i tagli degli ultimi anni. Il turismo, linfa vitale dell’economia ellenica, supererà i 30 milioni di visitatori nel 2018, un record.

Un giorno storico

“È un giorno storico per la Grecia”, ha detto il commissario europeo per gli affari economici e monetari Pierre Moscovici, “che potrà camminare sulle sue gambe ed essere un paese della zona euro come gli altri”. 

“Ciò che auspico”, ha affermato in un’intervista a France Inter, “è che la sua economia vada sempre meglio ma anche che vengano introdotte delle misure sociali. La Grecia è libera di perseguire la sua politica di crescita ma anche di giustizia sociale”.

E proprio in questo ambito che il governo attualmente guidato da Alexis Tsipras ha promesso di agire. Il miglioramento della situazione economica, infatti, non si è ancora tradotto in un miglioramento concreto della vita quotidiana dei cittadini greci, le principali vittime di questi difficili anni. 

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