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Guerra in Libia, nuova missione navale UE

nave militare
La fregata tedesca Augsburg di ritorno nella sua base nel nord della Germania nel febbraio 2019, dopo aver preso parte alla missione Sophia. Keystone / Focke Strangmann

L'Unione Europea ha raggiunto lunedì un accordo per dispiegare navi da guerra al largo delle coste orientali della Libia al fine di impedire la consegna di armi. Questa operazione sostituisce la precedente missione Sophia.

“Abbiamo raggiunto un accordo politico unanime, cosa che ritenevo impossibile al mio arrivo”, ha annunciato il capo della diplomazia europea Josep Borrell, dopo un incontro coi ministri degli esteri dell’UE.

Le navi da guerra pattuglieranno le acque nell’est della Libia, lontano dalle rotte seguite abitualmente dai migranti, per controllare il rispetto dell’embargo sulle consegne di armi a questo paese deciso dall’ONU.

Se la presenza delle navi dovesse attirare barche che trasportano persone che vogliono raggiungere le coste europee, saranno allontanate dalla zona, ha spiegato Borrell.

Questa soluzione ha permesso di trovare l’appoggio di Austria e Italia, che inizialmente erano riluttanti, ha commentato il ministro degli esteri lussemburghese Jean Asselborn. Per dare il via all’operazione era necessaria una decisione all’unanimità.

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Nel 2015 l’UE aveva lanciato un’altra operazione denominata Sophia per contrastare i trafficanti di esseri umani e monitorare il rispetto dell’embargo ONU sulle armi.

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha però criticato questa missione, definendola “un biglietto per l’Europa per migliaia di immigrati clandestini”, a causa del numero di naufraghi salvati in mare al largo della Libia, e chiedendone la fine.

Josep Borrell ha respinto queste affermazioni “ideologicamente errate”, ma ha sottolineato la necessità di raggiungere un accordo accettabile per tutti i paesi, compresi quelli preoccupati per la questione degli immigrati.

“L’Italia è stata ascoltata”

“È stata una discussione molto lunga e difficile e alla fine abbiamo trovato una via di mezzo”, ha riconosciuto.

“L’area di azione per la nuova missione navale non sarà quella di Sophia, che ha coperto tutte le coste della Libia. Si concentrerà nell’est del paese, dove avvengono i traffici d’armi”, ha detto.

“La missione di Sofia nel Mediterraneo è finita”, ha dal canto suo annunciato con soddisfazione il ministro degli esteri austriaco Alexander Schallenberg. “L’Italia è stata ascoltata”, ha dichiarato il suo omologo italiano Luigi di Maio.

Il mandato di Sophia era stato prorogato fino al 31 marzo 2020, ma non era operativa in mare dalla primavera del 2019 a causa del rifiuto dell’Italia di permettere ai migranti salvati in mare di sbarcare sul suo territorio per mancanza di un accordo tra gli Stati dell’UE per la loro presa a carico.

Diversi punti in sospeso

Diversi punti devono ancora essere discussi prima di avviare la nuova operazione. Dovrebbero essere risolti entro la prossima riunione dei ministri degli esteri del 23 marzo, prima della fine di Sophia, ha assicurato Josep Borrel.

Uno dei punti delicati sarà la questione del salvataggio in mare. “I naufraghi potrebbero essere presi a carico dal paese di bandiera della nave, altrimenti sarà necessario utilizzare la rotazione dei porti per gli sbarchi”, ha suggerito il ministro italiano.

Diversi Paesi hanno annunciato la loro disponibilità a impegnare navi da guerra in questa nuova missione.

Josep Borrell ha riconosciuto che la nuova operazione comporta dei rischi. “Non sarà una passeggiata”, avverte. Sarà necessario controllare le navi sospettate di traffico d’armi e di trasporto di mercenari, ha sottolineato.

L’UE non sarà però in grado di controllare le consegne per via aerea o terrestre. “È molto difficile agire ai confini di due Stati sovrani”, ha spiegato Josep Borrell.

Il governo di Tripoli ha il chiaro sostegno della Turchia. L’uomo forte della Libia orientale, il maresciallo Khalifa Haftar, è invece appoggiato in particolare dalla Russia e dall’Egitto.

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