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Coronavirus, psicosi e paure nelle regioni italiane del nord

Il viceministro degli interni Matteo Mauri in via Sarpi a Milano
Il viceministro degli interni Matteo Mauri (quarto da sinistra) in via Sarpi a Milano per una manifestazione contro la psicolsi da coronavirus. Keystone / Mourad Balti Touati

I governatori di Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige hanno scritto una lettera comune al Ministero italiano della Sanità chiedendo che il periodo di isolamento previsto per chi rientra dalla Cina sia applicato anche ai bambini che frequentano le scuole.

“Non c’è nessuna volontà di contrapposizioni politiche, né tanto meno di ghettizzare: vogliamo solo dare una risposta all’ansia dei tanti genitori visto che la circolare non prevede misure in tal senso”. Così il Presidente del Veneto, Luca Zaia.

Le richieste dei governatori “vanno ascoltate, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio”. Lo ha detto il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri. “Le richieste dei governatori e di coloro che gestiscono la sanità regionale vanno sempre lette e prese con il dovuto riguardo. È evidente che ci sono situazioni locali che vengono sollevate ed è nostro interesse e obbligo ascoltare e cercare una soluzione. Immagino che già nelle prossime ore – ha affermato Sileri – quella circolare possa essere arricchita e migliorata con i suggerimenti dei governatori che hanno rilevato alcune criticità, che però non necessariamente ci sono”.  

“Serve però non fare di tutta l’erba un fascio – ha proseguito -. Qui si tratta di un problema geografico: tutti coloro che provengono con voli diretti dall’area più calda, cioè dalla città di Wuhan e dalla provincia circostante, non arrivano più in Italia. Con voli indiretti potrebbero essere arrivati in Italia, questi devono essere controllati ma verosimilmente tutti coloro che nelle prossime ore arriveranno in Italia verranno controllati anche grazie all’implementazione degli scanner termici”.

Gravi i due turisti cinesi

Le condizioni dei due turisti cinesi ricoverati presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma si sono aggravate nelle ultime ore. “Hanno avuto un aggravamento delle condizioni cliniche a causa di una insufficienza respiratoria, come segnalato nei casi fino ad ora riportati in letteratura. Pertanto è stato necessario un supporto respiratorio in terapia intensiva”, ha dichiarato la direzione sanitaria dello Spallanzani.

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Oms: non è una pandemia

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha affermato martedì che l’epidemia di polmonite virale da coronavirus “non costituisce ancora una pandemia”.

“Non siamo in una situazione di pandemia; al contrario – ha rilevato Sylvie Briand direttrice del dipartimento Preparazione mondiale ai rischi infettivi dell’Oms – siamo in una fase in cui si ha una epidemia con focolai multipli”.

La malattia ha infatti ucciso più di 425 persone e gli infetti sono oltre 20’000 in Cina, nella quasi totalità sono persone localizzate nella provincia dello Hubei, epicentro dell’epidemia. La malattia si è diffusa in 24 paesi dalla sua prima comparsa lo scorso dicembre.

Briand sottolinea che mentre c’è una rapida diffusione della trasmissione nello Hubei, i casi fuori dalla provincia hanno sporadici gruppi di trasmissione.

La mortalità dovrebbe calare

La Cina ha fiducia che il tasso di mortalità del coronavirus possa calare grazie alla misure finora adottate: lo ha detto Jiao Yahui, vicedirettore degli affari medici dell’amministrazione ospedaliera della Commissione sanitaria nazionale, nel corso del briefing tenuto martedì.

“Sono fiducioso che non ci vorrà molto tempo prima che gli effetti dei nostri sforzi possano diventare chiari e il tasso di mortalità di Wuhan possa gradualmente calare”, ha notato Jiao, spiegando che fuori dall’Hubei, il tasso è dello 0,16%.

Ecco la situazione odierna, grazie la servizio del Tg.

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