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Il caso di Manuela Orlandi torna d’attualità

Ossa rinvenute in un palazzo del Vaticano, la Nunziatura apostolica a Roma, gettano una luce nuova su un caso che risale a 35 anni fa e che è rimasto irrisolto, uno dei grandi misteri italiani: la scomparsa di Emanuela Orlandi, figlia quindicenne di un commesso della Prefettura della casa pontificia. 

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Lunedì pomeriggio alcuni “frammenti di ossa umane”, come fa sapere la Santa Sede, sono stati trovati in un locale annesso alla sede della Nunziatura apostolica di via Po, dal 1959 sede dell’ambasciata vaticana a Roma, dove erano in corso “alcuni lavori di ristrutturazione”. 

Tra maggio e giugno 1983 scomparvero a Roma due 15enni, Mirella Gregori e Manuela Orlandi.

Non è la prima volta che ci si imbatte in ritrovamenti di questo tipo, ma agli investigatori il luogo e le circostanze fanno immediatamente venire in mente un nome. Anzi due. Quello di Emanuela Orlandi e quello di Mirella Gregori. Anche lei quindicenne, scomparsa da Roma il 7 maggio di quello stesso 1983, un mese e mezzo prima di Emanuela (scomparsa il 22 giugno del 1983).

Il procuratore di Roma Pignatone ha delegato la polizia scientifica e la squadra mobile della questura di Roma di svolgere tutti gli accertamenti necessari. Non si esclude che le ossa siano di più di una persona, ma al momento non c’è alcuna certezza: neppure la notizia che le ossa potrebbero appartenere ad una donna viene ufficialmente confermato.

Non è la prima volta

Non è la prima volta, del resto, che nel caso del giallo di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori si sono riposte speranze nel ritrovamento di ossa umane e ora gli investigatori procedono con i piedi di piombo: successe già nel 2012, dopo l’esumazione dei resti di Renatino De Pedis, il boss della banda della Magliana ritenuto coinvolto nel rapimento e nell’uccisione della figlia del dipendente Vaticano. Era stato sepolto nella cripta della chiesa di Sant’Apollinare, dove vennero trovate circa 400 cassette di ossa: vennero fatti test e analisi che non portarono a niente. La gran parte di quei reperti era antico, di età pre-napoleonica, nientemeno.

Emanuela e Mirella oggi avrebbero 50 anni. I due casi vennero associati da Ali Agca, il terrorista di destra turco che attentò alla vita di papa Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981, ma gli inquirenti a un legame tra le due vicende non hanno mai creduto: le due ragazze non si conoscevano, non avevano frequentazioni in comune. 

Scomparse

Mirella scomparve dopo aver detto alla madre che “aveva un appuntamento” presso il monumento al bersagliere di Porta Pia con un vecchio compagno di classe, che peraltro quel pomeriggio era impegnato altrove. Da quel momento la famiglia non ha più avuto notizie della ragazza. Emanuela, invece, si trovava a Corso Rinascimento, a Roma, la sera della scomparsa: era con due amiche, ma a differenza loro non prese l’autobus: troppo pieno. Da allora se ne sono perse le tracce.

Il presunto rapimento delle due ragazze, ma soprattutto quello di Emanuela, diventa un giallo internazionale, che coinvolge in pieno la Santa Sede, lo Ior, i Servizi segreti, la banda della Magliana, Agca e i suoi Lupi grigi. La presenza di Emanuela Orlandi viene segnalata negli anni in diverse località ma le rivelazioni risultano sempre false.

La prima inchiesta sulla scomparsa della ragazza viene chiusa nel 1997. Nel 2016 la nuova archiviazione dell’inchiesta da parte della Procura di Roma, confermata dalla Cassazione. Ma la famiglia di Emanuela insiste e presenta un nuovo esposto in Vaticano. Stasera, forse, la possibile svolta.

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