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Fusioni comunali: “uno shock per la democrazia locale”

Vista panoramica sul centro storico di Aarau, ai bordi del fiume Aare.
Un buon esempio: il mantenimento di due circoscrizioni separate alle prime elezioni del parlamento comunale dopo la fusione fra Aarau e Rohr del 2010 ha evitato la sottorappresentazione dell'ex comune più piccolo, come invece in generale accade senza questo provvedimento. Keystone

Calo della partecipazione alle elezioni, aumento dei candidati, scomparsa dalla scena politica di movimenti locali e di deputati senza partito: le fusioni comunali hanno effetti anche sulla democrazia. Questo aspetto, però, nei processi aggregativi è trascurato .


Comuni svizzeri in cifre

Dal 1° gennaio la Svizzera conta 2’222 comuni, vale a dire 33 in meno di un anno prima. Nel 1850 erano circa 3’200. Un numero rimasto pressoché stabile per oltre un secolo. Nel 1995 per la prima volta si è scesi sotto la soglia dei 3’000 comuni. Da allora il processo aggregativo si è ampliato. Negli ultimi dieci anni sono spariti quasi 500 comuni. E nei prossimi anni le fusioni comunali continueranno.

Le aggregazioni comunali sono uno dei principali cambiamenti del panorama istituzionale svizzero degli ultimi decenni. La fusione più spettacolare attuata finora è indubbiamente quella di Glarona. Per volontà della LandsgemeindeCollegamento esterno, la tradizionale assemblea sulla piazza in cui l’elettorato vota per alzata di mano, nel cantone nel 2011 si è passati da 25 a soli tre comuni.

Se nel resto del paese le fusioni comunali non sono state così “brutali”, resta il fatto che questo fenomeno avanza e che in alcuni cantoni viene condotta una forte politica aggregativa. In sintesi, gli obiettivi perseguiti sono: rafforzare l’efficienza delle strutture, rendere più professionali i servizi e comprimere i costi.

Sono dunque considerazioni di natura amministrativa e finanziaria che in genere portano due o più comuni contigui a decidere di unirsi in una sola entità. E tutta la riflessione del processo aggregativo ruota attorno a questi elementi.

Delle ripercussioni politico-democratiche, invece, di solito, non ci si preoccupa. A torto, poiché ve ne sono, come emerso da alcuni studi del Centro per la democrazia di Aarau (ZDACollegamento esterno).

Più piccoli, più scossi

“La fusione di due o più comuni è uno shock per la democrazia locale”, dice Daniel KüblerCollegamento esterno, membro della direzione dello ZDA e professore all’università di Zurigo. Uno shock che è più forte per i piccoli comuni che si aggregano a un grande comune, aggiunge il ricercatore.

Daniel Kübler a mezzo busto.
Professore di ricerca sulla democrazia e di public governance all’università di Zurigo, Daniel Kübler è membro della direzione del Centro per la democrazia di Aarau ZDA. Stefan Walter, UZH News

Nei comuni “funzionano delle reti politiche locali. Queste sono perturbate dalla fusione: devono riorganizzarsi, perché si ritrovano in una comunità improvvisamente diventata più grande, dove vi sono le reti politiche degli altri ex comuni con cui non sono collegate”, spiega Daniel Kübler.

Queste reti hanno varie funzioni: in particolare fanno circolare le informazioni e mobilitano l’elettorato, aggiunge lo specialista di democrazia. Al loro scombussolamento, secondo il politologo, sono probabilmente legate due conseguenze delle fusioni tra comuni, rivelate dalle ricerche dello ZDA.

Cede la partecipazione

La prima è la netta diminuzione del tasso di partecipazione alle elezioni comunali. La seconda è la scomparsa di eletti di movimenti locali o senza partito, a vantaggio dei candidati di partiti.

“Anche il fatto che in genere nel comune nato dalla fusione siano eletti più rappresentanti di quello che in precedenza era comune più grosso è probabilmente legato alla destabilizzazione delle reti di mobilitazione”, osserva Daniel Kübler. L’elettorato del comune più piccolo è inoltre meno incline a partecipare perché si identifica meno nella nuova entità nata dalla fusione.

Crescono i candidati

La flessione della partecipazione costituisce indubbiamente un effetto negativo. Positivo è un altro fenomeno constatato nelle ricerche dello ZDA: dopo le fusioni, il numero di candidati per seggio aumenta. “Questo significa che l’elettorato ha più scelta”, rileva l’esperto.

I ricercatori non sanno invece se il fatto che i mandati politici vadano ad appannaggio di membri di partiti insediati a livello cantonale sia benefico o meno per la democrazia.

Quasi certamente questi non sono neppure gli unici effetti delle fusioni comunali sulla democrazia locale. Basti pensare a quei comuni in cui prima c’era l’assemblea comunale mentre nel comune aggregato c’è il parlamento o viceversa.

Esaminare i rischi, per prevenirli

Secondo il politologo, è importante che le possibili conseguenze della fusione sulla democrazia locale siano vagliate attentamente sin dall’inizio della riflessione sul processo aggregativo. “Occorre essere coscienti che c’è il rischio di uno shock per la democrazia locale e questa consapevolezza è un primo passo verso la soluzione”. Se la questione è esaminata in modo approfondito, si possono infatti adottare misure “per compensare o per agire contro gli effetti nefasti”.

Quale esempio, il professore cita la fusione tra il comune di Rohr e la città di Aarau. Nella prima elezione del parlamento del nuovo comune sono state mantenute le due ex circoscrizioni elettorali separate. Ciò ha consentito di garantire un determinato numero di seggi all’ormai quartiere di Rohr.

“Nell’elezione seguente non c’erano più circoscrizioni separate, ma nel frattempo i nuovi legami hanno potuto annodarsi”. In particolare quelli tra gli ex deputati indipendenti di Rohr e Pro Aarau, una formazione di indipendenti che esisteva nel vecchio comune di Aarau.

Un buono strumento

Il politologo giudica le circoscrizioni elettorali separate un buono strumento per agevolare l’integrazione degli abitanti degli ex comuni più piccoli e il loro accesso ai mandati politici. Precisa tuttavia che non tutti i cantoni le consentono.

Un ruolo importante per facilitare e incentivare questa integrazione spetta anche ai partiti dell’ex comune più grande: in particolare hanno la responsabilità di esercitare il loro influsso nelle loro sezioni esistenti nei comuni più piccoli o di estenderlo creando nuove sezioni se in precedenza lì non erano presenti, rileva Daniel Kübler.

La democrazia non è scontata

Quanto emerso dagli studi dello ZDA dimostra che “la democrazia, anche a livello locale, non va da sé. Per farla funzionare ci vuole l’impegno dei vari attori politici, dei cittadini, delle élite, ci vuole un certo volontarismo”, sottolinea l’esperto.

Nelle fusioni comunali è dunque fondamentale preoccuparsi degli effetti sulla democrazia locale. Se c’è una presa di coscienza di ciò che comporta una fusione comunale in questo ambito e della necessità di “agire per mantenere la qualità democratica, penso che ciò possa essere benefico per il funzionamento della democrazia in Svizzera a tutti i livelli”, conclude Daniel Kübler.

Giornate della democrazia di Aarau

Il tema sarà approfondito alle 10e Giornate della democrazia di AarauCollegamento esterno. In tale ambito, il 1° marzo a Baden, si svolgerà un dibattito pubblicoCollegamento esterno con esperti, tra cui Daniel Kübler, intitolato “Fusioni comunali – Opportunità o pericolo per una democrazia viva?”

Alle Giornate della democrazia di Aarau vengono affrontate e discusse questioni politiche di attualità. La manifestazione annuale è rivolta a rappresentanti della scienza, della politica, dei media e del grande pubblico.

Le Giornate della democrazia di Aarau sono organizzate dallo ZDACollegamento esterno. Entrambi compiono quest’anno il decimo anniversario. Per celebrarlo, è stato deciso di effettuare una sorta di “road tour” attraverso il cantone di Argovia al fine di far conoscere meglio il centro di ricerche.

#DearDemocracy, la piattaforma di swissinfo.ch sulla democrazia diretta, è partner mediatica delle Giornate della democrazia di Aarau.


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