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“Salari da fame” in un cantiere ginevrino

Il sindacato Unia di Ginevra ha denunciato quello che potrebbe essere un grave caso di dumping salariale che interessa una ditta italiana, ingaggiata per costruire gli impianti elettrici del nuovo deposito dei tram della città di Calvino.

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Le vittime della vicenda sarebbero gli operai italiani arrivati a Ginevra per lavorare sul cantiere di Vernier dove sorgerà il nuovo deposito dei tram cittadini, un progetto da 310 milioni di franchi a cui stanno lavorando 200 persone.

Per costruire gli impianti elettrici è stata ingaggiata la ditta italiana Zaffaroni, che ha una succursale nel vicino cantone Vaud. A fornire il personale è la Elettrosa di Brescia.

Il sindacato Unia denuncia però una situazione di sfruttamento, con “salari da fame”. Secondo Alessandro Pellizzari, di Unia GinevraCollegamento esterno, l’azienda pagherebbe i suoi operai con stipendi di circa un terzo inferiori al salario minimo. 

Sulle busta paga però, è tutto in ordine. Vi risultano pagati 4’350 franchi, il salario minimo. Dove sta l’inghippo? A spiegarlo è uno degli operai. “Abbiamo dovuto aprire dei conti bancari in Italia. Il capo ha potuto riprendere parte del salario direttamente da questi conti. L’accordo era questo. Se non avessi accettato, non avrei ottenuto il lavoro in Svizzera”.

Bancomat bresciani

Un partner commerciale di lunga data della Zaffaroni a Brescia preleverebbe tramite i bancomat del denaro da questi conti. Tra i 1’000 e i 1’500 euro ogni mese, secondo gli impiegati. 

Errata corrige 29 maggio 2019

A prelevare i soldi versati sui conti degli operai impiegati a Ginevra non è “un collaboratore della Zaffaroni”, come erroneamente scritto in precedenza. Si tratterebbe invece di un partner commerciale della ditta.

Il precedente titolo – “La ditta recupera dei salari nei bancomat di Brescia” – è inoltre stato modificato, poiché induceva in errore il lettore, lasciando pensare che fosse la stessa Zaffaroni a prelevare parte dei salari. 

Le vittime di questo sistema sarebbero una cinquantina, tutti provenienti dal Sud Italia e mandati a lavorare in Svizzera regolarmente in virtù degli accordi bilaterali con l’Unione Europea. 

“A Ginevra non abbiamo mai visto un caso simile, dove una ditta si riprende un terzo dello stipendio”, ha dichiarato Pellizzari. “L’abbiamo scoperto solo grazie a controlli completi”.

Una vicenda dai simili risvolti ha recentemente fatto molto parlare in Ticino, e riguarda il cantiere del traforo del Monteceneri. Il caso è stato trattato dalla trasmissione della Radiotelevisione Svizzera Falò (potete rivedere la puntata qui: Le ceneri del lavoro).

“Nessuna storia marcia”

La Zaffaroni, la Elettrosa e la ditta dei trasporti pubblici di Ginevra, la Tpg, negano tutto. 

“Non siamo a conoscenza di questa pratica, noi abbiamo incaricato operai inviati da un’impresa interinale in Italia che noi paghiamo per questo”, ha dichiarato Salvatore Amore, portavoce di Zafferoni nel cantone Vaud. 

“Assolutamente no. Non c’è nessuna storia marcia”, dicono dalla Elettrosa, contattata dalla Radiotelevisione svizzera. 

“La Tpg si è impegnata al rispetto delle condizioni di lavoro: controlli frequenti sul cantiere, riunioni regolari e la pubblicazione di rapporti annuali”, ha invece fatto sapere l’azienda dei trasporti ginevrina. 

Fabrice Berney, del consiglio giuridico di Unia, è molto arrabbiato: “Se un’azienda viola le regole sui salari, danneggia la concorrenza, ottenendo ingiustamente un vantaggio”, ha dichiarato alla Radiotelevisione svizzera. Secondo Berney, la Tpg dovrebbe smettere di collaborare con la Zaffaroni.

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