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La “Bestia”, la macchina del consenso di Salvini

gruppo di persone con gilet e caschi da cantiere si fa un selfie
Un tradizionale 'selfie' durante la visita di Matteo Salvini a Zingonia, in provincia di Bergamo, dove sono stati demoliti due palazzi da decenni nel degrado. Keystone / Paolo Magni

Le reti sociali sono ormai diventate uno dei principali strumenti di comunicazione dei politici. E uno dei maestri in questo campo è sicuramente Matteo Salvini. Ma come funziona la sua macchina del consenso?

L’impresa di de-territorializzare la Lega – non più solo Nord, ma estesa a tutta la penisola -, il successo delle scorse elezioni politiche, la sua presenza martellante nella scena pubblica, tanto sui social network quanto sui mass media cosiddetti main stream: tv, radio, giornali. Una rapida ascesa costellata di successi, finora sostenuti dai sondaggi, ha fatto circolare il sospetto che dietro la figura del “capitano”, come lo chiamano i suoi ammiratori, si nascondesse un potere occulto dalle molteplici risorse. Una sorta di Spectre come in James Bond.

Di fatto questa “macchina del consenso” di Salvini, famelica di contenuti d’effetto capaci di stimolare l’emotività della gente, è un apparato efficiente. Tuttavia, non tutti sono d’accordo sulla sua limpidezza. La “Bestia”, come i suoi stessi ideatori l’hanno battezzata, viene tacciata di fare disinformazione e diffondere messaggi da molti definiti scorretti e sleali.

Non ultimo, si è accesa la polemica che questo apparato capace di macinare consensi social – 3,6 milioni di fan su Facebook, 1,4 milioni di follower su Instagram e 1,1 su Twitter – sia stato finanziato con parte di quei 49 milioni di rimborsi che sarebbero scomparsi dalle casse del partito della Lega.

Dietro allo ‘Spectre’ di Salvini c’è lo spin doctor Luca Morisi – ora anche titolare del ruolo istituzionale di stratega della comunicazione -, l’ideatore della rete social derivata dal sistema di comunicazione intranet della Lega. In un intervento pubblico dello scorso dicembre, Morisi ha negato che dietro al lavoro della sua squadra si nascondano regie occulte, algoritmi, finti account o troll che dir si voglia. Tutto il lavoro è svolto da persone in carne ed ossa. Inoltre, Morisi sostiene che il segreto del successo della Bestia sia nelle estemporanee intuizioni che nascono dal genio dello stesso Salvini. 

Una strategia studiata ad hoc

Al professore di comunicazione politica dell’Università Roma Tre, Edoardo Novelli, è stato chiesto a fini didattici di osservare per un periodo la “Bestia” e decifrarne il comportamento.

Quello che può apparire come un miscuglio caotico tra apparizioni istituzionali e selfie – con Nutella, birra, tortellini o bistecche; in veste di ultrà allo stadio o con le divise delle forze dell’ordine – in realtà non è per niente casuale.

Novelli ha individuato almeno otto comportamenti a cui obbedisce sistematicamente la macchina comunicativa di Salvini. Una strategia studiata ad hoc per parlare alla pancia delle persone, alla quale sarebbe inefficace opporsi con gli strumenti della razionalità.

Alcune regole a cui obbedisce la “Bestia”:

  • Creare una commistione fra il piano istituzionale e quello personale.
  • Ricorrere ad una lingua popolare, non disdegnando l’insulto, l’attacco personale agli avversari.
  • Evocare richiami identitari: “me ne frego”, “io tiro dritto”. Il ricorso a formule dialettali: “ciapa lì e porta ca’ “, “la pacchia è finita”.
  • Estemporanee sollecitazioni su base geografica: “Quanto sei bella Roma quando è sera”. Raccolta del consenso per passioni: invito a postare foto dei “bambini”, rivolto ai possessori di gatti.
  • Costanti stimoli alla condivisione: “Condividete, fate girare”. Domande retoriche: “Cosa ne pensate?”, “Siete d’accordo?”.
  • Creazione con i suoi fan di una comunità incentrata su un legame emotivo: “amici”, “vi voglio bene”, “se voi ci siete, io ci sono”. Ricambiati con: “sei bello”, “sei un angelo buono”.
  • Il costante rilancio: commento di notizie di cronaca pubblicate da siti di informazione su cui è facile raccogliere il consenso: cane maltrattato, bambino malato, vittoria atleta italiano, raccolta sangue.
  • La martellante auto-celebrazione e la creazione di un universo rigidamente separato in buoni e cattivi, amici e nemici: teatro di un unico incontrastato protagonista: egli stesso e le sue azioni.

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