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Per un pugno di metri: Svizzera e Italia rivedono i confini

Keystone

Dopo settant'anni di piccole correzioni, i confini tra Svizzera e Italia potrebbero essere rivisti in più punti. Il riscaldamento climatico scioglie i ghiacciai e così cambiano le linee che dividono uno Stato dall'altro.

Se in passato i confini si contendevano con le armi, adesso sono i ghiacciai a imporre le modifiche. A causa dei mutamenti climatici, in molti tratti la frontiera non ha più punti di riferimento morfologici certi.

E così la Svizzera, con la complicità involontaria del riscaldamento del pianeta, dovrà cedere qualche metro all’Italia. Ironia della sorte, questa perdita di una piccolissima porzione di Svizzera proviene da uno dei simboli del nostro Paese: il Cervino.

L’occhio di falco del generale

I movimenti dei ghiacciai non sono sfuggiti, per modo di dire, all’occhio di falco del generale Carlo Colella, comandante dell’Istituto geografico militare (IGM) di Firenze. A giudicare dalla rilevanza che la notizia ha avuto in Italia, la sua vigilanza è stata apprezzata.

La commissione tecnica mista – composta da parte italiana dall’Istituto geografico militare e da parte svizzera da Swisstopo, l’agenzia cartografica federale di Berna – ha di fatti accertato che la riduzione dei ghiacciai ha inciso sui confini legali, che non corrispondono più alla realtà.

Ma per cambiare i confini bisogna modificare i trattati. Così il ministro degli esteri italiano Franco Frattini, ha presentato un disegno di legge frutto di uno scambio di note diplomatiche tra Svizzera e Italia nel mese di maggio del 2008. L’Italia ha già firmato un analogo trattato con l’Austria, già operativo. E un altro sarà firmato con la Francia.

I confini, tuttavia, non si ridefiniscono a colpi di matita. Jean-Philippe Amstein, direttore di Swisstopo, non nasconde che si tratta di una procedura piuttosto impegnativa. E che, in alta montagna, per qualche metro di spostamento del terreno, non si procede sistematicamente a una rettifica.

Tutto è in movimento

Per millenni la natura ha imposto la sua legge. Poi l’essere umano ha iniziato a modificarla spostando il corso dei fiumi e scavando le montagne. Ed ecco che ora la natura si vendica. Il ritiro dei ghiacciai è visibile e rende pertanto necessarie piccole correzioni, dal Vallese fino ai Grigioni. Gli esperti italiani e svizzeri hanno constatato che sul Plateau Rosa del Cervino, sul Monte Rosa e sul Pizzo Bernina il ghiaccio è calato molto.

“Con la Svizzera – spiega a swissinfo Carlo Colella, a capo della delegazione dei tecnici italiani – i confini non erano mai cambiati, praticamente sono quelli riconosciuti dalla Costituzione italiana del 1861. “Adesso sembra tutto in movimento, tutto potrebbe essere diverso”.

In occasione delle regolari e usuali operazioni di ricognizione e manutenzione dei confini – “che viene fatto da sempre” – ricorda il generale italiano – i tecnici dei due paesi hanno riscontrato, negli ultimi quattro anni, un cambiamento dei confini legato alla retrocessione e ai movimenti dei ghiacciai.

“Normalmente – dichiara a swissinfo Daniel Gutknecht di Swisstopo – si tratta di spostamenti di qualche metro, a volte in favore della Svizzera, a volte a beneficio dell’Italia. Salvo in un caso, sopra le piste di sci di Zermatt (Vallese) in cui si è verificato uno spostamento laterale di oltre di 100 metri”.

Un decreto federale sancirà la nuova frontiera

La precedente Convenzione tra Svizzera e Italia era stata firmata a Berna nel 1941 e l’ultimo rilievo della linea di confine risale agli anni Venti e Trenta. Ora si torna al lavoro, non più con penne e compassi, ma con sofisticati sistemi di rilevamento. Il nuovo tracciato della frontiera sarà stabilito a intervalli regolare in base alla progressiva trasformazione delle cime e dei ghiacciai.

“Concretamente – spiega ancora Carlo Colella – quando inizieranno le campagne di misurazioni, i tecnici definiranno di volta in volta e ghiacciaio per ghiacciaio, le nuove misurazioni grazie al sistema satellitare GPS, il metodo attualmente più preciso. Definiranno poi gli eventuali scostamenti che ci sono tra il confine descritto nei documenti e il confine reale”.

Nella definizione della frontiera tra Italia e Svizzera in alta montagna si adotterà il concetto di “confine mobile”, nel senso che potrà adattarsi nel corso degli anni ai mutamenti della linea di cresta o displuviale senza ulteriori interventi legislativi o diplomatici. La commissione mista italo-svizzera incaricata di procedere alle misurazioni, ridefinirà il tracciato. E alla fine delle misure, in Svizzera la nuova frontiera sarà sancita con un decreto federale.

Una questione territoriale

Ma che cosa significa cambiare la frontiera? “La nuova frontiera – risponde il comandante dell’IGM – non avrà nessuna conseguenza diretta per i privati cittadini. Variazioni di un metro o di dieci metri non incideranno neppure, evidentemente, nei rapporti tra i due Stati, legati da una lunga collaborazione”.

I tratti di frontiera considerati, infatti, si trovano generalmente in aree di alta montagna di proprietà demaniale. “Possiamo per esempio immaginare – continua Colella – che il pilone di qualche impianto di risalita, originariamente piantato nel suolo di uno stato, come nella zona del Plateau Rosa (Vallese), potrebbe essere al limite o sconfinare”.

I cambiamenti climatici costringeranno dunque cartografi ed esperti a rivedere regolarmente i confini? Swisstopo non lo crede, anche perché i ghiacciai situati sulla frontiera sono pochi. I precedenti, tuttavia, non mancano, come tra il Cile e l’Argentina, dove l’erosione dei ghiacciai ha portato alla modifica delle cartine.

swissinfo, Françoise Gehring

La precedente Convenzione tra Svizzera e Italia fu firmata a Berna nel 1941 e l’ultimo rilievo della linea di confine risale agli anni Venti e Trenta.

Stando al progetto legislativo, in futuro il confine italo- svizzero dovrebbe diventare flessibile e seguire la linea displuviale anche in seguito a ulteriori mutamenti di temperatura.

Ciò significa che in caso di scomparsa di un ghiacciaio, la linea di confine coinciderà con la cresta del terreno roccioso emergente. Toccherà quindi agli esperti dei due paesi stabilire i nuovi confini sulla base delle loro misurazioni.

L’intervallo di tempo tra un rilevamento e l’altro verrà fissato dalla Commissione per la manutenzione del confine di Stato italo-svizzero.

Nella definizione della frontiera tra Italia e Svizzera in alta montagna si adotterà il concetto di “confine mobile”, nel senso che potrà adattarsi nel corso degli anni ai mutamenti della linea di cresta o displuviale senza ulteriori interventi legislativi o diplomatici.

In Svizzera spetta al Corpo delle guardie di confine (in Italia alla Guardia di finanza) la responsabilità del controllo della demarcazione del confine. Tutti gli anni pari, dopo aver pattugliato e controllato il confine, deve fare rapporto all’Ufficio federale di topografia.

Questo ufficio è responsabile della manutenzione della demarcazione del confine lungo la frontiera nazionale. Provvede alla sostituzione ed alla posa dei mezzi di cippi e affini, d’intesa con il rispettivo ente italiano. Le spese sono sopportate in comune dai due Stati.

Tutti i cippi, le incisioni nella roccia e targhe di confine sono numerati e sono ripresi nelle cartine topografiche svizzere 1:50’000 e 1:25’000, per cui l’escursionista e l’alpinista che ne incontra uno può orientarsi in modo preciso confrontando il numero del cippo con la cartina.

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