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Papa in Thailandia tocca piaga turismo sessuale

Lo Stadio nazionale di Bangkok, preparato per la visita del papa. KEYSTONE/AP/MANISH SWARUP sda-ats

(Keystone-ATS) Un “flagello”: così, nella messa allo Stadio nazionale di Bangkok, Papa Francesco definisce la piaga degli abusi sui minori.

Ma Francesco tuona anche contro chi costringe donne e minori alla prostituzione, contro chi si arricchisce con la tratta, la droga, contro ogni tipo di sfruttamento dei più deboli, contro chi ignora le sofferenze dei migranti.

“Penso in particolar modo a quei bambini, bambine e donne esposti alla prostituzione e alla tratta, sfigurati nella loro dignità più autentica”, ha detto nell’omelia della messa allo Stadio nazionale di Bangkok, presenti 60’000 persone e tra loro anche molti buddisti.

Bergoglio tocca subito uno dei tasti più dolenti in Thailandia, tra i Paesi maggiormente esposti al turismo sessuale. A migliaia vengono qui tutti i giorni dell’anno, dall’Europa ma anche dai Paesi più ricchi dell’Asia, per ‘comprare’ donne, spesso ancora bambine, ma anche giovani ragazzi. Secondo i dati forniti dalla Commissione Nazionale per le Donne (la ‘Thai National Commission for Women’), il numero totale di prostitute al di sotto dei 18 anni di età in Thailandia sarebbe stimabile fra le 30mila e le 35mila unità. Ma verosimilmente è un dato in difetto che non fotografa a pieno la realtà. Ci sono suore che cercano di recuperare ragazze dalla strada pagando anche un ‘riscatto’ ai loro padroni. Ma ci sono missionari religiosi che si occupano anche di chi abusa e che molto spesso si ammala di Aids e resta qui per non dover rendere conto alla famiglia.

Il Papa, fin dal primo incontro ufficiale a Bangkok, quello davanti alle maggiori istituzioni del Paese, aveva già detto: “Penso a quelle donne e a quei bambini del nostro tempo che sono particolarmente feriti, violentati ed esposti ad ogni forma di sfruttamento, schiavitù, violenza e abuso”.

Francesco ha anche parlato di “quei giovani schiavi della droga e del non-senso che finisce per oscurare il loro sguardo e bruciare i loro sogni; penso ai migranti spogliati delle loro case e delle loro famiglie, come pure tanti altri che, come loro, possono sentirsi dimenticati, orfani, abbandonati”, “penso ai pescatori sfruttati, ai mendicanti ignorati. Essi fanno parte della nostra famiglia, sono nostre madri e nostri fratelli; non priviamo le nostre comunità dei loro volti, delle loro piaghe, dei loro sorrisi, delle loro vite; e non priviamo le loro piaghe e le loro ferite dell’unzione misericordiosa dell’amore di Dio”.

Giornata molto densa per il pontefice che ha incontrato il primo ministro, il generale Prayuth Chan-ocha, il Patriarca Supremo dei Buddisti, Somdej Phra Maha Muneewong, e il re della Thailandia, Maha Vajiralongkorn ‘Rama X. Il dialogo e la necessità di ricercare tutti insieme la pace al centro di questi incontri. E nella ‘terra del sorriso’ Francesco lancia un appello: “Oggi più che mai le nostre società hanno bisogno di ‘artigiani dell’ospitalità’, uomini e donne che si prendano cura dello sviluppo integrale di tutti i popoli, in seno a una famiglia umana che si impegni a vivere nella giustizia, nella solidarietà e nell’armonia fraterna”.

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