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Migranti, sequestrata la nave Mare Jonio

Banchina di un porto con persone sparse, alcune in divisa, e nave con scritta Mare Jonio sul fondo
La 'Mare Jonio' è stata scortata fino al porto commerciale dalla polizia giudiziaria. Ansa

È approdata martedì sera nel porto di Lampedusa la nave Mare Jonio, con a bordo 50 persone soccorse al largo della Libia dalla ong Mediterranea. L'imbarcazione è stata posta sotto sequestro dalla Guardia di finanza. La procura di Agrigento ha aperto un fascicolo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

I migranti sono stati tutti identificati. Si tratta di 35 uomini e 15 minori non accompagnati. La maggior parte, si apprende da fonti del Ministero dell’interno italiano, viene dalla Guinea (17, di cui 9 minori). Gli altri arrivano da Senegal, Nigeria, Gambia, Camerun e Benin.

In nottata, al comandante della Mare Jonio -convocato d’urgenza dalla Guardia di finanza a Lampedusa- è stato notificato il sequestro probatorio della nave, disposto dalla Procura di Agrigento.

Cinque traversate

I naufraghi soccorsi da Mediterranea sono intanto sbarcati e hanno intanto trascorso la loro prima notte nel centro di accoglienza di Lampedusa.

Uno di essi ha raccontato di aver tentato di attraversare il Canale di Sicilia a bordo dei barconi per cinque volte, ma finora era sempre stato rispedito in Libia. Il migrante africano, riferiscono i soccorritori, “porta i segni dei maltrattamenti subiti nei campi libici”.

L’imbarcazione aveva chiesto lunedì alle autorità italiane un “porto sicuro” prima di fare rotta verso l’isola. Non avendo autorizzazione allo sbarco, vi si era avvicinata circondata da tre motovedette delle forze dell’ordine ed è stata scortata fino al porto commerciale dalla Polizia giudiziaria.

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“In Italia con il mio permesso non mettono piede”, aveva dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, secondo il quale non si è trattato di un’operazione di salvataggio ma d’una “provocazione politica organizzata da giorni”, in vista del voto definitivo del Senato sul caso Diciotti.

Mentre il premier Giuseppe Conte e il vice Luigi Di Maio promettevano una soluzione rapida (il governo voleva evitare lunghe polemiche per l’ennesimo, contestato sbarco di una nave umanitaria), Salvini faceva approvare una direttiva contro i soccorritori che ledono la “sicurezza dello Stato italiano” favorendo “l’ingresso illegale di immigrati sul territorio nazionale”.

Mediterranea respinge le accuse

Secondo il vicepremier, i responsabili di Mare Jonio avrebbero ignorato “le indicazioni della Guardia Costiera libica che stava per intervenire” e disobbedito alla richiesta di non entrare in acque italiane benché non ci fosse “pericolo di affondamento né rischio di vita per persone a bordo, nessun mare in tempesta”.

“Non abbiamo mai ricevuto l’ordine di fare sbarcare i migranti soccorsi in Libia, né dai libici né dalle autorità italiane”, riferisce la portavoce di Mediterranea, Alessandra Sciurba. “Quando siamo arrivati non c’era nessun altro nello specchio di mare. La cosiddetta guardia costiera libica è arrivata solo dopo il soccorso”.

Intanto, probabilmente all’oscuro delle dinamiche politiche italiane e dei risvolti giudiziari a carico dei loro soccorritori, i 50 sbarcati dalla Mare Jonio hanno toccato terra urlando in coro “liberté, liberté.”

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