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Novazzano, il rapinatore ha agito sotto l’effetto di droghe

L'autore del tentato colpo con presa d'ostaggio a un distributore di benzina sabato scorso ha dichiarato di aver assunto alcol, cocaina e farmaci

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Nuovi, inquietanti sviluppi dell’inchiesta sulla tentata rapina di sabato a un distributore di benzina di Novazzano. L’autore, si è appreso martedì, era sotto l’effetto di droga, alcol e farmaci.

Da sabato sera si trova all’Ospedale civico di Lugano, piantonato in una delle celle al nono piano del nosocomio. È sotto morfina, ma la ferita al femore provocata dal proiettile sparato dalla polizia non ha impedito agli inquirenti d’interrogarlo.

Lunedì pomeriggio è stata la volta del procuratore capo Nicola Respini, titolare dell’inchiesta. Un verbale breve, da cui sono emersi però elementi importanti: al momento della rapina l’uomo era sotto l’effetto di stupefacenti. O meglio: di un mix di alcol, cocaina e farmaci.

Così ha dichiarato il 28enne stesso, che da tempo è peraltro tossicodipente. Per i dettagli occorrerà attendere le analisi del sangue.

Certo è che con la commessa in ostaggio, e il rapinatore in quello stato, a Novazzano si è davvero sfiorata la tragedia. Fermo restando che l’assunzione di droga potrebbe rivelarsi, dal profilo giuridico, una circostanza attenuante.

Intanto, sempre martedì sono trapelati nuovi dettagli sull’operazione che ha portato all’arresto del malvivente, già sospettato per numerosi altri colpi. Il dispositivo non era stato predisposto soltanto per lui. Ma gli inquirenti sapevano che sarebbe tornato in azione.

Negli ultimi giorni, l’apparecchio per la lettura automatica delle targhe aveva registrato l’entrata in Ticino dell’auto che il 28enne italo-svizzero aveva preso a noleggio (targhe poi sostituite con quelle rubate). Probabilmente stava effettuando dei sopralluoghi.

L’imputato, difeso da Laura Rigato, ha ammesso – e non poteva essere altrimenti – la tentata rapina di sabato. Sulle razzie precedenti, che in parte avrebbe compiuto assieme a un complice, si è riservato il diritto di prendere posizione più avanti.

Di tempo ce n’è: dietro le sbarre rimarrà almeno per i prossimi due mesi. Lo ha deciso, nel pomeriggio, la giudice dei provvedimenti coercitivi Ursula Züblin.

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