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No a fiscalità imprese: rischio ritorsioni secondo stampa estera

Il ministro delle finanze Ueli Maurer KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) Il rifiuto della terza riforma dell’imposizione delle imprese da parte del popolo svizzero ha suscitato reazioni anche all’estero.

Secondo diversi quotidiani in Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti il voto rischia di compromettere le relazioni della Svizzera con gli altri Paesi.

Per la Frankfurter Allgemeine Zeitung, “gli svizzeri hanno affondato il progetto del Governo sulla riforma fiscale delle imprese. È un peccato, perché la riforma andava nella giusta direzione (…) anche se avrebbe certamente generato meno introiti nelle casse dello Stato. Tuttavia, si sarebbe aperta la possibilità di attirare nuovi investimenti nel Paese. Il mondo non è in attesa della Svizzera, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti sono già previste degli sgravi fiscali per le aziende. Gli svizzeri avrebbero potuto dare l’esempio, invece con il loro voto hanno reso un cattivo servizio al proprio Paese”.

Del tema si occupa anche il quotidiano britannico Financial Times: “Il Governo sperava di ottenere l’approvazione del popolo per proporre aliquote fiscali competitive per le società internazionali. Berna e i Cantoni devono ora riconsiderare una nuova proposta, perché alla luce di quanto accaduto i partner commerciali minacciano ritorsioni. La sconfitta è un duro colpo per la lobby delle multinazionali, che in futuro temono danni dovuti all’incertezza per l’imposizione fiscale. Il chiaro no suggerisce che lo stato d’animo anti-establishment ha raggiunto anche la Svizzera”.

La notizia del voto svizzero è ripresa anche da Bloomberg: “Il voto è una decisione che potrebbe danneggiare l’economia in Svizzera, uno dei Paesi più ricchi e, secondo il Forum economico mondiale, economicamente più competitivi del mondo. Dopo la pressione internazionale sul segreto bancario nel 2013 sono stati introdotti limiti agli stipendi dei manager e l’anno successivo è stata accolta una iniziativa per limitare l’immigrazione di massa che minaccia di compromettere le relazioni con l’UE”.

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