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Merkel verso la resa dei conti, il sostegno di Macron

Che bello rivedersi. KEYSTONE/EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON sda-ats

(Keystone-ATS) Alla resa dei conti in Germania, con il voto decisivo domenica nel congresso della Spd – da cui dipendono le sorti del governo di coalizione a Berlino – Angela Merkel è volata a Parigi da Emmanuel Macron.

Ufficialmente per parlare d’Europa, ma forse anche per ottenere il sostegno del presidente francese, in un momento in cui il suo destino politico non è mai stato così incerto.

Nella conferenza stampa congiunta che ha preceduto la cena all’Eliseo, prima di assistere insieme ad un concerto diretto da Daniel Baremboin alla Philarmonie di Parigi, la leader tedesca si è detta “fiduciosa” sul voto della base della Spd e l’ok all’avvio delle trattative per la formazione del nuovo esecutivo.

I socialdemocratici? “Mi auguro che diano luce verde. Abbiamo dovuto accettare dei compromessi, ed è normale che sia così, non potevamo imporre tutto il nostro programma agli altri”. Quindi l’auspicio che dopodomani a Bonn siano “numerosi” tra le fila della sinistra a dire sì alla Grosse Koalition, malgrado l’aspro dibattito interno sull’opportunità di allearsi di nuovo con la cancelliera o meno.

Intervistato dallo Spiegel, lo stesso Martin Schulz ha messo in guardia i compagni: se voteranno contro, ha avvertito, “si andrà rapidamente a nuove elezioni” e il risultato per l’Spd non sarebbe positivo.

Figurarsi per la Merkel. Così oggi anche Macron ha sostenuto chiaramente la cancelliera. Le sfide europee “sono numerose e richiedono risposte immediate”, ha avvertito il nuovo golden boy di Francia, come a voler scongiurare le lungaggini e le incertezze di nuove elezioni a Berlino, quando invece il suo credo è una riforma dell’eurozona entro giugno.

“La nostra ambizione per l’Europa non si realizza da sola, ha bisogno di coniugarsi con l’ambizione tedesca, è quello a cui stiamo lavorando” con la Merkel, ha continuato Macron nel suo assist a due giorni dal cruciale scrutinio. Una leader con cui ha vantato una “relazione” e “scambi permanenti”, non solo sull’Ue e la politica internazionale, ma anche – ha tenuto a precisare il presidente prima del concerto di Debussy – “culturali, filosofici, letterari, che nutrono la nostra relazione”. Lungi da lui “fare pronostici” sul voto di domenica. Ma “non dobbiamo essere negativi”, anche perché – ha tagliato corto – il “testo di pre-accordo sottoscritto dalla Spd porta una reale ambizione per il progetto europeo”.

La situazione è delicata: secondo un ultimo sondaggio Forsa, i socialdemocratici sono crollati al 18%, di ben due punti rispetto alla settimana scorsa, scivolando sotto la soglia psicologica del 20%, il che non fa che alimentare i mal di pancia interni al partito. Cdu-Csu sono al 34%. Un ritorno al voto getterebbe nella totale incertezza anche le ambizioni di rilancio dell’Europa illustrate da Macron nel suo discorso della Sorbona.

Ieri i ministri delle Finanze dei due Paesi, Bruno Le Maire e Peter Altmaier, hanno espresso la comune volontà di una rapida riforma dell’eurozona. L’agenda comune riguarda, per ora, un perimetro ristretto rispetto agli iniziali auspici francesi: l’unione bancaria, l’unione del mercato di capitali e la convergenza fiscale. Una partita che vorrebbero chiudere entro giugno, in stretto coordinamento con Italia e Spagna. Ma in questo momento tutto è appeso al filo della Spd.

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