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L’obbligo d’annuncio dei posti vacanti sembra funzionare

cuochi al lavoro in una cucina
Oltre l'80% degli impieghi notificati riguarda i settori della ristorazione, alberghiero, dell'edilizia e dell'industria. Keystone / Lukas Lehmann

A poco più di un anno dalla sua introduzione, la Segreteria di Stato dell’economia ha tracciato venerdì il bilancio dell’obbligo d’annuncio dei posti vacanti: la misura è rispettata e attuata con efficienza dai datori di lavoro. I disoccupati, però, la sfruttano poco.

L’obbligo per i datori di lavoro di annunciare i posti vacanti agli uffici regionali di collocamento (Urc) era la principale misura adottata dal Governo svizzero per mettere in atto l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, accettata dal 50,3% dei votanti nel febbraio 2014.

Entrato in vigore nel luglio 2018, questo provvedimento prevede che in quei settori in cui il tasso di disoccupazione è superiore all’8% (soglia che sarà abbassata al 5% dal primo gennaio 2020), i datori di lavoro debbano notificare i posti vacanti agli Urc. Le persone alla ricerca di un lavoro registrate presso gli Urc (un diritto che spetta anche ai lavoratori frontalieri rimasti senza impiego – vedi articolo sotto a lato) sono così informate in anticipo rispetto a coloro che non lo sono. Gli Urc, dal canto loro, possono trasmettere ai datori di lavoro i dossier di quei candidati che ritengono idonei per un posto.

L’obiettivo della misura, che secondo le stime riguarda circa un posto vacante su dieci, è di sfruttare meglio il potenziale della forza lavoro in Svizzera, prima di fare capo eventualmente a manodopera proveniente dall’estero.

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Duecentomila posti di lavoro

A poco più di un anno dall’introduzione di questo provvedimento, il bilancio è più che positivo, stando al primo monitoraggioCollegamento esterno presentato venerdì dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco).

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“I datori di lavoro lo rispettano e nel complesso la sua attuazione è conforme alla legge”, scrive la Seco in un comunicatoCollegamento esterno.

Dopo l’entrata in vigore dell’obbligo (nel luglio 2018), “il numero di posti di lavoro annunciati si è impennato subito e si è assestato a un livello elevato”. Nel primo anno – prosegue la Seco – agli Urc sono state inviate circa 120’000 segnalazioni per un totale di 200’000 posti di lavoro, pari “a quasi il triplo di quanto previsto prima dell’introduzione”.

Gli annunci vengono trasmessi dalle aziende stesse e, in misura crescente, dalle agenzie di collocamento private. Più dell’80% degli impieghi notificati proviene dal settore alberghiero e della ristorazione, dall’edilizia e dall’industria.

Un vantaggio però poco sfruttato dai disoccupati

In più del 98% dei casi gli URC hanno verificato i posti segnalati nel giro di 24 ore e li hanno pubblicati sul sito lavoro.swissCollegamento esterno, nella sezione “Job-Room”. Nei primi cinque giorni feriali successivi, soltanto le persone in cerca d’impiego registrate presso l’ufficio di collegamento hanno accesso a queste offerte, mediante un login personale. Ma solo un quarto di esse ha sfruttato tale vantaggio, una percentuale con grossi margini di miglioramento secondo la Seco.

Da parte loro, gli Urc hanno trasmesso complessivamente 195’000 dossier compatibili di persone in cerca d’impiego.

Come richiesto, il 91% dei titolari ai quali è stato proposto almeno un dossier ha fornito un riscontro agli URC. Nell’8% di queste risposte, i datori di lavoro hanno comunicato di poter ingaggiare un candidato. In circa 4’800 casi si è verificata almeno un’assunzione, considerando che con un solo annuncio è possibile segnalare più posti vacanti.

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