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Marco Camenisch di fronte al suo passato

Marco Camenisch: eroe incompreso o inutile terrorista? Keystone

Lunedì a Zurigo, si apre il processo contro il ribelle grigionese, chiamato a rispondere della morte di un secondino e di una guardia di confine.

In seguito ad un attentato di matrice ecologista, Camenisch era diventato negli anni Ottanta l’idolo della contestazione giovanile.

“Un tragico eroe”, così lo ha definito Daniel von Aarburg, che nel 2002 ha raccontato in un documentario la storia di Marco Camenisch.

Una storia più tragica che eroica: un traliccio dell’alta tensione appena danneggiato, un’evasione violenta, una guardia di frontiera uccisa. E una gran parte della vita sprecata in prigione.

Il tormentato percorso del 52enne grigionese comincia negli anni Settanta, quando anche in Svizzera soffiava un venticello di contestazione e si coltivavano sogni di rapidi cambiamenti, spuntati dal ’68.

E mentre quasi tutti si accontentano di sognare, pochi, come Camenisch, decidono di andare oltre, di provarci anche da soli, passando dalle intenzioni ai fatti.

Idolo giovanile

Nel 1979, sette anni dopo lo sfortunato tentativo di Giangiacomo Feltrinelli, il giovane grigionese sperimenta a sua volta con un compagno la solidità di un traliccio dell’alta tensione.

Il pilone vacilla, ma resiste. Un trasformatore elettrico regge meno bene l’impatto di una seconda bomba artigianale.

“Volevamo protestare contro la distruzione di una zona naturale, contro la colonizzazione di una regione da parte dell’Azienda elettrica della Svizzera orientale e contro il servilismo delle autorità locali”, dichiara Camenisch in seguito.

L’ecoterrorista diventa così il simbolo di una piccola rivolta locale contro la progettazione di una serie di sbarramenti lungo il corso del Reno, destinati alla produzione di energia elettrica.

I movimenti giovanili, che mettono in agitazione Zurigo e altre città svizzere nei primi anni Ottanta, ne fanno addirittura un loro idolo.

Drammatica evasione

Sostegni e simpatie che di certo non aiutano Camenisch, quando, nel 1981, si ritrova davanti ai giudici a Coira. La pena è una di quelle che vengono chiamate “esemplari”: 10 anni di carcere.

Troppo agli occhi di tutti, perlomeno oggigiorno. E troppo anche per Camenisch, già a quei tempi. Ma l’ingranaggio si è ormai già messo in moto.

Pochi mesi dopo, il ribelle alpino evade dal carcere di Regensorf, assieme a 5 membri della banda italiana Alfa, responsabile di diverse rapine a mano armata, come pure dell’omicidio di tre persone nel ‘74.

Durante l’evasione, i malviventi uccidono un secondino e ne feriscono un altro. Camenisch è chiamato ora a rispondere anche di complicità nell’uccisione del guardiano di prigione.

Poi, per dieci anni, il latitante grigionese riesce a sottrarsi alla giustizia, nascondendosi in Italia. Un periodo durante il quale deve aver allacciato dei legami con gruppi anarchici e ambientalisti della Penisola.

Arresto in Toscana

Nel dicembre del 1989 ritorna nella Val Poschiavo, in cui è nato, per chinarsi sulla tomba del padre, morto due mesi prima.

Una visita drammatica. Poco prima del suo arrivo a Brusio, viene uccisa nelle vicinanze una guardia di confine. Lo stesso mestiere che esercitava il padre di Camenisch.

I sospetti cadono inevitabilmente sul ricercato. Ma Camenisch riesce nuovamente a fuggire in Italia, dove viene arrestato nel 1991, a Massa di Carrara.

L’arresto fa seguito ad una sparatoria, in cui rimangono feriti un agente di polizia e lo stesso Camenisch, armato fino ai denti.

Nel 1993, una corte italiana lo condanna a 12 anni di carcere per lesioni corporali e per una serie di attentati ai tralicci dell’Enel, l’ente elettrico italiano.

Nuovo processo

Dopo aver scontato la sua pena, nell’aprile del 2002 Camenisch viene estradato in Svizzera, dove si ritrova di nuovo dinnanzi alla giustizia, a Zurigo.

Se riconosciuto colpevole della morte della guardia di confine, Camenisch rischia come minimo una condanna a 10 anni di carcere o addirittura all’ergastolo.

Il suo avvocato, Bernard Rambert, respinge le accuse: Camenisch non era armato al momento dell’evasione e non ha ucciso neppure il doganiere.

“Marco è già stato condannato in Svizzera a 10 anni di prigione, una pena troppo severa. Con questa sentenza è stato punito per le azioni di tutto un movimento antinucleare ed è stato spinto ad entrare in conflitto con lo Stato, con il sistema capitalista”, dichiara a swissinfo Andrea Stauffacher, portavoce di Rambert.

Ma anche questo nuovo processo assume in parte una dimensione politica, soprattutto dopo gli attentati commessi in Italia in seguito alla sua estradizione.

“Marco è un prigioniero politico, rivoluzionario, anarchico e ecologista. Non ha mai negato il suo passato politico e la sua identità. Ma non può essere accusato di aver diretto questi attentati, come hanno cercato di fare i media italiani”, aggiunge Andrea Stauffacher.

La sentenza è attesa a inizio giugno.

swissinfo, Armando Mombelli

1952, Marco Camenisch nasce nel canton Grigioni.
1979, è autore di un attentato contro un traliccio dell’alta tensione.
1981, condannato a 10 anni di prigione per questo gesto, riesce a fuggire dal carcere di Regensdorf.
1989, sospettato di aver ucciso una guardia di confine in Val Poschiavo.
1991, durante il suo arresto a Massa Carrara ferisce un agente di polizia.
1993, condannato da un tribunale italiano a 12 anni di reclusione.
2002, estradizione in Svizzera.
2004, nuovo processo a Zurigo.

Sabato, in vista del processo, a Zurigo si è svolta una manifestazione non autorizzata in favore di Camenisch. La polizia ha fermato un centinaio di persone.

Marco Camenisch deve rispondere della morte di un secondino del carcere di Regensdorf, ucciso nel 1981 durante l’evasione di Camenisch e di 5 membri della banda Alfa.

È inoltre accusato di aver ucciso una guardia di frontiera nel 1989 nei pressi di Brusio (GR).

Camenisch rischia una condanna da 10 anni di carcere fino all’ergastolo.

La sentenza è attesa a inizio giugno.

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