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Lucerna dice addio alla Guerra fredda

Keystone

L'operazione "Città nella montagna" inizia questo fine settimana. Un'occasione per la popolazione di visitare, prima che venga smantellata, la più grande opera di protezione civile al mondo, la galleria del Sonnenberg.

Lo smantellamento si iscrive nel quadro del nuovo corso della protezione civile in Svizzera, focalizzato sulle catastrofi naturali o tecniche e le situazioni d’emergenza.

In caso di guerra atomica, chimica o convenzionale, i due tubi della galleria autostradale del Sonnenberg, a Lucerna, avrebbero potuto accogliere fino a 20’000 persone.

A partire da sabato e fino al 2 ottobre, la popolazione potrà visitare per l’ultima volta la più grande infrastruttura di protezione civile conosciuta al mondo.

Dopo questo ultimo addio, le installazioni che avrebbero dovuto fornire protezione alla popolazione, ripartite in sette piani al di sopra della galleria, saranno smantellate. Non tutto comunque sparirà: sarà infatti mantenuta un’area che potrà ospitare circa 2’000 persone.

Monumento della Guerra fredda

Spesse 1,5 metri e pesanti 350’000 chili, le porte della galleria sono state concepite per resistere all’esplosione nel raggio di un chilometro di una bomba atomica di una megatonnellata.

All’interno della galleria, si trovano, tra l’altro, aree per ospitare un posto di comando, un ospedale, una sala d’operazione e uno studio radio.

Questo monumento della Guerra fredda aveva però numerosi difetti: nel 1987 ad esempio, durante l’esercitazione più grande mai effettuata all’interno del tunnel, ci si è resi conto che le porte non si chiudevano bene.

Per ragioni di costi, questa ed altre lacune non hanno mai potuto essere eliminate.

Con la costruzione di questa infrastruttura, inagurata nel 1976, le autorità lucernesi avevano preso due piccioni con una fava, approfittando delle sovvenzioni della Confederazione per la costruzione della galleria autostradale e nello stesso tempo delle sovvenzioni (circa 40 milioni di franchi) per la realizzazione di un rifugio per la protezione civile.

Inoltre, la città aveva sopperito almeno in parte all’insufficienza di rifugi in caso di guerra.

Oltre ai difetti tecnici, il progetto aveva un’altra enorme lacuna: i responsabili della costruzione non avevano mai tenuto conto dei problemi logistici e psichici che si sarebbero venuti a creare con una simile concentrazione di persone.

“Fornire assistenza in simili condizioni sarebbe praticamente stato impossibile”, spiega a swissinfo Moritz Boschung, responsabile dell’informazione in seno al Ufficio federale della protezione civile (UFPP).

Protezione dalle catastrofi naturali

Durante la costruzione dell’infrastruttura si è pensato soprattutto ai bisogni in caso di guerra.

“Abbiamo però constatato che l’impianto poteva essere utile anche in caso di catastrofi o di situazioni d’emergenza. Nel 1999, ad esempio, è servito ad ospitare parte degli abitanti della valle di Goms, in Vallese, che a causa delle inondazioni non erano più al sicuro nelle loro case”.

Anche senza l’infrastruttura della galleria del Sonnenberg, in materia di rifugi per la protezione civile la Svizzera è comunque all’avanguardia.

Nel paese ne esistono circa 270’000. “Il 95% della popolazione circa ha a disposizione dei rifugi moderni e climatizzati”, spiega Moritz Boschung.

swissinfo, Etienne Strebel
(traduzione ed adattamento di Daniele Mariani)

La protezione civile svizzera può contare su 120’000 uomini.
In un rifugio, ogni individuo dispone di un metro quadrato e di 2,5 metri cubi.
I locali della protezione civile sono utilizzati in caso di catastrofi come alloggio.
In caso di guerra, ognuno deve poter disporre di un posto nei pressi del suo luogo di domicilio.

La nuova legge federale sulla protezione della popolazione e sulla protezione civile è in vigore dal 1° gennaio 2004.

La protezione della popolazione ha quale obiettivo di proteggere la popolazione in caso di catastrofi, in situazioni d’urgenza o di guerra, nonché di limitare gli effetti di eventi pericolosi.

Polizia, pompieri, servizi di sanità pubblica, servizi tecnici e protezione civile collaborano alla protezione della popolazione.

La responsabilità principale incombe ai cantoni. Sono loro ad organizzare la protezione della popolazione con le autorità locali. In particolare si occupano dell’istruzione, della direzione, degli interventi delle organizzazioni partner e della collaborazione intercantonale.

In accordo con i cantoni, la Confederazione può assicurare la coordinazione e eventualmente può dirigere le operazioni in caso di eventi che colpiscono diversi cantoni o regioni frontaliere.

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