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Lotta contro l’Aids, gli Stati sono poco attivi

L'Aids fa stragi nell'Africa subsahariana Keystone

Tra promesse di finanziamento non mantenute e crescente disinteresse della politica, il Vertice mondiale sull'Aids, iniziato domenica a Vienna, si annuncia teso sul tema "Right Here, Right Now" (Diritti qui e ora).

Attivisti, medici, persone sieropositive… Alla XVIII Conferenza internazionale, che si tiene a Vienna dal 18 al 23 luglio, sono attesi circa 25mila attori della lotta contro il virus Hiv/Aids. In agenda una lista di temi esaustivi e concreti: epidemiologia mondiale, nuove strategie per la prevenzione, progressi nel campo delle terapie, finanziamento dei programmi e responsabilità degli Stati nel favorire l’accesso universale alle cure. Saranno anche discusse misure concrete per proteggere, promuovere e far rispettare i diritti umani nel contesto dell’Aids.

«Ma l’impatto delle decisioni prese e delle raccomandazioni, è indebolito a causa della mancanza sempre maggiore di leader politici di primo piano», osserva Deborah Glejser, portavoce del Gruppo “Sida Genève” struttura regionale di Aiuto Aids svizzero.

Il precedente canadese

Presente a questi vertici dal 1998, Glejser ha «chiaramente percepito questa mancanza di interesse a partire dalla Conferenza di Toronto del 2006, caratterizzata dall’assenza del primo ministro canadese Steven Harper, una prima assoluta per un paese ospitante».

E nel 2008, tanto per rigirare il coltello nella piaga, il vertice in Messico è stato organizzato in concomitanza con le Olimpiadi. Tuttavia, secondo Glejser, «l’accento posto sulla situazione più che allarmante in Europa dell’est, attirerà indubbiamente una forte presenza della delegazione dell’Unione europea, molto impegnata in questa zona».

In effetti, in base ai dati di UNAIDS, in Europa orientale e in Asia centrale il numero di persone affette da Hiv è aumentato del 66% tra il 2001 e il 2008. Una minaccia sufficiente per spingere l’agenzia dell’ONU ad organizzare il vertice biennale alle porte di questa regione, l’unica in cui la presenza del virus Hiv continua ad essere chiaramente in aumento.

Emarginazione delle minoranze

Tra le cause all’origine di questa drammatica situazione, le droghe iniettabili che agiscono come un motore di diffusione dell’infezione. Con il 1,6% degli adulti infettati, l’Ucraina detiene il più alto tasso in Europa.

«Contrariamente all’efficace sistema svizzero, in questa regione c’è un ritardo micidiale tra l’identificazione del focolaio e la risposta della sanità pubblica», sottolinea Glejser. «Come altrove, gli Stati criminalizzano prostitute e migranti favorendo così l’epidemia».

La Svizzera ha capito bene i danni umani che l’emarginazione delle minoranze avrebbe potuto creare: i fondi stanziati dal governo per lottare contro tutte le forme di discriminazione, sono chiaramente in aumento, fanno notare gli operatori locali. Ma la denuncia per le promesse di finanziamento non mantenute a livello internazionale, è corale.

Gli effetti della crisi economica

Se nel 2008 l’obiettivo di un investimento globale di 10 miliardi di dollari è stato raggiunto, la recessione economica mette un’ipoteca sulla durata di un simile risultato. Quest’ anno, per esempio, sono necessari 26,8 miliardi di dollari per raggiungere gli obiettivi fissati dai governi.

In ventidue paesi africani, nei Caraibi, in Europa, in Asia, in Asia Centrale e nel Pacifico, la crisi ha sconvolto i programmi di prevenzione e di cure dell’Hiv. Secondo l’UNAIDS, otto paesi sono già alle prese con carenze di farmaci antiretrovirali. Un disastro se questo rallentamento dovesse colpire i 5 milioni di sieropositivi attualmente sotto trattamento.

Tassa Robin Hood

Anche se nell’attuazione della lotta contro il virus Hiv/Aids, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha integrato nel 2007 le raccomandazioni formulate da esperti, il gruppo “Sida Genève” lamenta «la perdita di un terzo delle sovvenzioni. I fondi sono stati distribuiti ad altre cause, come il tabagismo o l’obesità, dove la mortalità è più elevata».

Le ONG cercano quindi forme di finanziamento alternative. E il concetto della tassa Robin Hood, potrebbe riemergere alla conferenza. Sostenuta da numerose associazioni di lotta contro l’Aids nel mondo, questa micro tassa consiste nel prelevare lo 0,005% sulle transazioni interbancarie di cambio, per sviluppare programmi di salute pubblica nel Sud, in particolare a favore delle persone affette da Hiv.

La tassa permetterebbe di generare somme sufficienti per compensare il disimpegno degli Stati donatori del Fondo mondiale contro l’Aids, la malaria e la tubercolosi, la principale organizzazione incaricata di realizzare i progetti. Per essere in grado di portare avanti la sua azione, ha bisogno di 35 miliardi di dollari per i prossimi tre anni.

Sandra Titi-Fontaine, InfoSud/swissinfo.ch
(traduzione dal francese Françoise Gehring)

Progressi. Gli Stati Uniti hanno appena abolito il divieto di ingresso sul loro territorio alle persone sieropositive. Stessa decisione da parte della Cina, che aveva allentato i test a tappeto in occasione delle Olimpiadi di Pechino e che li ha annullati in occasione dell’Expo universale di Shanghai. Namibia e Isole Comore stanno pure tornando sui loro passi in merito ad una legge discriminatoria che vincolava l’ottenimento del visto all’esito negativo del test Hiv.

Repressione. Sono ancora 66 i paesi che mantengono restrizioni alla libera circolazione di persone portatrici del virus. Secondo il programma Global Criminalization Scan (GNP+), un numero crescente di paesi, in particolare del Sud (Mali, Mozambico, Azerbaigian, Australia, Costa d’Avorio), hanno adottato norme che puniscono severamente la trasmissione – consapevole o meno – del virus. Ciò incide sull’emarginazione.

Il rapporto Outlook 2010 di UNAIDS, rivela che i giovani tra i 15 e i 24 anni incarnano la rivoluzione in materia di prevenzione. 15 dei 25 paesi più gravemente colpiti (tutti situati nell’Africa subsahariana) hanno annunciato un calo del 25% di persone affette HIV fra questa fascia di popolazione.

L’80% dei 5 milioni di giovani sieropositivi in tutto il mondo, vive nell’Africa subsahariana. Nel 2008, circa 900’000 giovani, di cui il 66% di donne, sono stati infettati.

In otto paesi – Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya, Malawi, Namibia, Tanzania, Zambia e Zimbabwe – il calo della diffusione dell’Hiv è stato accompagnato da cambiamenti positivi nel comportamento sessuale dei giovani: uso frequente del preservativo, posticipazione dell’età del primo rapporto sessuale.

Secondo UNAIDS, oggi nel mondo vivono 33,4 milioni di persone affette da Hiv.Ogni anno si contano circa 2,7 milioni di nuove infezioni, mentre due milioni di sieropositivi soccombono a causa delle malattie legate all’Aids.

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