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L’accordo con il Mercosur brucia al fuoco dell’Amazzonia

Mucche
L'aumento dei contingenti di carne importata dall'America del sud suscita l'opposizione di contadini ed ecologisti. Natacha Pisarenko/Keystone

La Svizzera ha concluso, nel quadro dell'Associazione europea di libero scambio (AELS), un accordo commerciale con i paesi sudamericani del Mercosur. Per l'economia svizzera si tratta di tenere il passo con l'UE e di ottenere un accesso privilegiato a un mercato enorme. Ma il progetto suscita forti critiche.

 “Un’altra grande vittoria per la nostra diplomazia di apertura commerciale”: così il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, al centro delle polemiche internazionali per gli incendi in Amazzonia, ha annunciato venerdì scorso su Twitter la conclusione delle trattative su un accordo di libero scambio tra AELS (Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein) e Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay).

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L’accordo, negoziato a partire dal giugno 2017, promette di eliminare i dazi doganali su buona parte dei prodotti industriali e su una parte dei prodotti agricoli, aprendo per l’economia dei paesi dell’AELS un mercato di 260 milioni di persone.

L’intesa, i cui dettagli non sono ancora pubblici, comprendeCollegamento esterno anche disposizioni in materia di investimenti, protezione della proprietà intellettuale, eliminazione di ostacoli non tariffari al commercio (incluse misure sanitarie e fitosanitarie), concorrenza, agevolazione degli scambi, appalti pubblici nonché commercio e sviluppo sostenibile.

Armi pari

“L’accordo permette alle nostre aziende di mettersi in pari con la concorrenza”, ha dichiarato sabato il ministro svizzero dell’economia Guy Parmelin. Un negoziato analogo con i paesi sudamericani è stato condotto a termine con successo lo scorso giugno dall’Unione europea.

In Svizzera, l’intesa è stata accolta con favore in particolare dai rappresentanti dell’industria, che hanno sostenuto fortemente in negoziati. L’86% delle esportazioni dell’AELS verso i paesi del Mercosur proviene attualmente dalla Svizzera ed è costituita in prima linea da prodotti farmaceutici e chimici, macchinari e strumenti ottici.

Nel 2018 le esportazioni svizzere verso il Mercosur hanno raggiunto la cifra di 3,6 miliardi di franchi (esclusi i metalli preziosi), vale a dire l’1,5% del totale delle esportazioni elvetiche.  Secondo il ministero svizzero dell’economia (DEFR), le riduzioni tariffarie previste comporterebbero un risparmio di 180 milioni di franchi annui per l’economia elvetica.


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Forti critiche

L’accordo AELS-Mercosur, che dovrà essere ratificato e non entrerà in vigore prima del 2021, deve però far fronte a molte critiche. Gli agricoltori svizzeri temono in particolare la concorrenza dei grandi produttori di carne sudamericani. Nei negoziati, i paesi del Mercosur hanno ottenuto tra l’altro un contingente annuo per l’esportazione di 3000 tonnellate di carne bovina e di 2000 tonnellate di soja e olio di arachidi.

Il presidente dell’Unione svizzera dei contadini Markus Ritter, intervistato dalla radio svizzera di lingua tedesca, ha fatto notare per esempio che il Brasile – paese che da solo è responsabile dell’80% del Pil dell’area Mercosur – permette l’uso di 200 fitofarmaci vietati in Svizzera e in Europa. “Per noi è molto difficile spiegare ai contadini che in Svizzera abbiamo misure molto severe per la protezione dell’ambiente, misure che però sono ignorate nell’ambito di accordi commerciali internazionali”, ha osservato Ritter.

Gli agricoltori temono anche che l’accordo sia incompatibile con l’articolo 104a della Costituzione federale sulla sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile. Ritter non ha mancato di sottolineare la prossimità temporale tra la conclusione dei negoziati e gli incendi in Amazzonia legati allo sfruttamento per fini agricoli delle aree forestali. Opposizione all’accordo è stata espressa anche da varie Organizzazioni non governative (ONG).

Opposizione alla ratifica

Sempre ai microfoni della radio svizzera, il ministro dell’economia svizzero ha fatto notare che gli accordi con il Mercosur prevedono consultazioni su temi quali la sovranità alimentare e la sostenibilità. “Oggi non abbiamo possibilità di intervenire. […] Con questo accordo possiamo negoziare, possiamo discutere, possiamo controllare l’applicazione di alcune norme. È un progresso.”

Da parte degli oppositori all’accordo si fa tuttavia notare che le norme sulla sostenibilità in questo genere di accordi non prevedono la possibilità di sanzioni. Lo scetticismo del resto non è diffuso solo in Svizzera. Anche nell’Unione europea il trattato di libero scambio con il Mercosur ha suscitato molte perplessità, in particolare in relazione ai disboscamenti in Brasile. Francia, Irlanda e Finlandia hanno minacciato di non ratificarlo.

In Svizzera la battaglia politica si preannuncia aspra. Il Partito socialista e i Verdi si sono schierati decisamente contro la ratifica. “Per i Verdi la salvaguardia della biodiversità viene prima degli interessi commerciali”, ha detto a swissinfo.ch la deputata verde Lisa Mazzone.

Su Twitter Regula Rytz, presidente del Partito ecologista svizzero, ha evocato la possibilità di un referendum contro l’accordo, chiedendo misure più incisive a protezione della foresta tropicale e delle popolazioni indigene minacciate dallo sfruttamento agricolo.

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