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Liberismo Ue o estrema destra? Onfray, non è questa l’alternativa

La protesta dei Gilets jaunes ha scombussolato la Francia. KEYSTONE/EPA/IAN LANGSDON sda-ats

(Keystone-ATS) È arrivato il momento di smettere di credere che l’alternativa sia fra l’Ue e l’estrema destra: lo sostiene il celebre filosofo francese Michel Onfray, che scende in campo contro le accuse mosse al movimento dei Gilets jaunes, nato un anno fa

E a suo avviso sana espressione del popolo francese contro la liberalizzazione ai sensi del trattato di Maastricht.

“Abbiamo visto una proposta di democrazia diretta che avveniva in strada e abbiamo sentito gli intellettuali parlare di fascisti e di pericolo per la democrazia: in realtà il pericolo per la democrazia è la pauperizzazione, è la miseria che si infligge a un numero considerevole di persone”, afferma Onfray in un’intervista diffusa oggi dalla radio romanda RTS. “In Francia c’è gente che lavora ma non è in grado di pagare un affitto, che dorme nella propria auto: persone pur essendo occupate non hanno i mezzi per avere un alloggio”.

Il saggista di origini modeste, lontano dai circoli parigini e noto fra l’altro per aver fondato l’università popolare di Caen si scaglia contro la retorica da visita del memoriale della Shoah praticata dal presidente Emmanuel Macron. “È arrivato il momento di smettere di credere che l’alternativa è l’Ue di Maastricht e il caos o il fascismo o il nazionalsocialismo o i campi della morte”, taglia corto il 60enne. “Quando si utilizza la paura e da disinformazione non si è più in una logica repubblicana o democratica”.

“Si criminalizza Marine Le Pen dicendo che lei rappresenta Dachau o Auschwitz”, prosegue. “Se non si dice che Macron è formidabile, che l’Europa di Maastricht è formidabile, che il liberalismo è eccellente, che il capitalismo – specie oggi nella sua forma ecologista – è formidabile si è supporter di Marine Le Pen, antisemiti e tutto il resto”.

È stato detto dei Gilets jaunes che sono razzisti, xenofobi, fascisti omofobi, “la critica abituale, solo per non dover capire la loro sofferenza”, insiste Onfray. Una sofferenza che non è stata ascoltata, ma al contrario disprezzata e criminalizzata.

La rivolta – ricorda – è nata in un contesto in cui si picchia sul piccolo cittadino, in cui lo stato è debole con i forti e forte con i deboli. “Credo che quando la gente ha voglia di andare in pensione a un’età decente si deve poterlo capire”, sostiene l’intellettuale che nel 2002 ha abbandonato il suo posto di docente. “Non si capisce come si possa lasciare tanta gente in disoccupazione, costringere la gente a lavorare il più possibile e far sapere ai lavoratori che a partire da 50 anni non li si vuole più”.

Onfray si è detto comunque sorpreso e rallegrato dell’ampiezza del movimento dei Gilets jaunes. A suo avviso il popolo è ancora in buona salute, nonostante la propaganda promossa dallo stato e dai media. “Malgrado il sostegno massiccio al liberalismo europeo portato avanti dai giornali continua ad esserci uno spirito critico”.

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