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Pedofili mai più al lavoro con bambini

Chi è stato condannato per abusi sessuali su minori non potrà più lavorare a contatto con bambini. Il Consiglio degli Stati ha approvato lunedì la legge d’applicazione dell’iniziativa "Affinché i pedofili non lavorino più con fanciulli", lasciando tuttavia ai giudici un margine di manovra per casi eccezionali.

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L’iniziativaCollegamento esterno promossa da Marche BlancheCollegamento esterno era stata approvata nel maggio del 2014 dal 63,5% degli svizzeri, e il “sì” era prevalso in tutti i cantoni. La CostituzioneCollegamento esterno, pertanto, sancisce già il divieto di lavorare con fanciulli, per chi sia stato giudicato colpevole di aver violato l’integrità sessuale di un bambino o di una persona dipendente.

La legge d’applicazione ha dato però filo da torcere alle autorità: se automatica, l’interdizione a vita a esercitare un’attività professionale, onorifica o di volontariato a contatto con i giovani può ledere in particolare il principio di proporzionalità, garantito dallo Stato di diritto.

In discussione al Consiglio degli Stati (camera alta del Parlamento svizzero) c’erano dunque soprattutto le possibili eccezioni. 

Interdizione a vita non automatica

L’interdizione a vita sarà obbligatoria e irrevocabile per i pedofili giudicati incurabili. In generale, la sanzione si applicherà a prescindere dalla pena inflitta ma per un catalogo preciso di delitti.

Non vi sarà automatismo per i cosiddetti “amori giovanili”, dove un ragazzo o una ragazza fino a 22 anni ha una relazione amorosa con un minore di almeno 14.

Nel complesso, il giudice potrà rinunciare a pronunciare un divieto a vita solo in via eccezionale, per esempio per casi di lieve entità e solo se l’interdizione a vita non sembra necessaria per impedire all’autore di commettere altre delitti di natura sessuale.

Si tratta di rispettare il principio di proporzionalità, per esempio con un gruppo di giovani di meno 18 anni che ha condiviso sui cellulari video a carattere sessuale girati con protagonisti con meno di 16 anni.

L’entrata in materia

Una minoranza di “senatori” chiedeva di lasciare ai tribunali il compito di sviluppare una giurisprudenza caso per caso, basandosi sulla Costituzione, considerando cioè il testoCollegamento esterno dell’iniziativa ma anche altri principi sanciti dalla carta fondamentale.

La maggioranza ha spinto invece verso una legislazione chiara, che permetta di unificare la pratica giudiziaria e garantire la certezza del diritto.

È stata approvata anche la possibilità di ritornare su alcune decisioni di interdizione a date condizioni.

La questione della volontà popolare

“Oggi, discutiamo nuovamente di una cosiddetta applicazione light” i un’iniziativa popolare”, ha detto Daniel Jositsch (Partito socialista PS, Zurigo). “Penso che questo voglia dire prendere alla leggera la volontà popolare.”

Ma la maggioranza ha ritenuto opportuno cercare un equilibrio.

“Già dall’applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa sappiamo che il Parlamento, quando elabora le nuove leggi, deve tenere conto anche di quelle già esistenti”, ha osservato Beat Rieder (Partito popolare-democratico PPD, Vallese). “Il nostro compito è quello di rispettare nel modo più fedele possibile ciò che chiede il popolo tenendo però conto della Costituzione.”

Il dossier passa ora alla camera bassa del Parlamento, il Consiglio nazionale.


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