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La fotografia e le sue anime svelate

Photo20esimo. Si intitola così la nuova esposizione al Museo d'Arte di Lugano, che rende omaggio ad artisti del XX secolo di straordinaria intensità e sensibilità. Anche quando il linguaggio è quello della trasgressione e della sperimentazione.

Accanto a nomi come Richard Avedon, Robert Capa, Robert Doisneau, Henri Cartier Bresson, László Moholy-Nagy, Cindy Sherman, non potevano mancare anche nomi di spicco della fotografia svizzera, come Robert Frank, René Burri, Werner Bischof. A cui affianchiamo anche la messicana Flor Garduño, residente in Ticino ormai da molti anni.

Il manifesto della mostra, su cui spiccano 10 caratteri in magenta, è un invito a compiere un salto nel mondo dell’immagine: una foto in bianco e nero di Jacques-Henri Lartigue ferma con l’obiettivo Richard Avedon, totalmente immerso nel suo lavoro. L’amore di Lartigue per le immagini in movimento – per quegli “istanti di mezzo” sospesi e magici – assume così la funzione di incipit, attivando un rapporto di complicità con il visitatore.

La mostra vuole essere un omaggio al ruolo di narrazione e di strumento creativo, che la fotografia ha saputo interpretare. E accoglie nelle sale del Museo d’Arte di Lugano, poco meno di trecento fotografi: testimoni della storia, cacciatori di emozioni, inventori di nuove forme creative, custodi del dinamismo che fermano con i loro scatti il tempo che gira e che non si ferma.

Il linguaggio visivo più diffuso nel pianeta

“Quello dell’immagine fotografica – sottolinea Bruno Corà, direttore del museo e coordinatore del Polo culturale della città di Lugano – è il linguaggio visivo più diffuso sul pianeta, avendo raggiunto, nel centottantesimo anno dalla nascita, una totale penetrazione nella vita quotidiana di ognuno e ponendosi alla base di tutti i più importanti mezzi e ambiti di comunicazione del nostro tempo.”

Nel voluminoso catalogo che accompagna l’esposizione, il critico Heinz Liesbrock, afferma che la “fotografia descrive una tempesta di idee, ricordi ed emozioni attraverso cui è possibile riconoscere un’epoca sulla base degli interrogativi che la caratterizzano”. Molte delle opere esposte a Lugano, sono davvero lo specchio di tutto questo. Nella loro sequenza – le une accanto alle altre perfettamente immobili – sembrano suggerire l’idea del movimento, del cambiamento, del fluire della storia.

“Mai come ora – fa notare Corà, che ha pure curato la mostra – la fotografia ha raggiunto un così vasto interesse tra fotoamatori, studiosi, produttori tecnici, collezionisti, mercanti e appassionati osservatori, mettendola al centro di molti processi evolutivi”. Nella civiltà dell’immagine, a volte addirittura pervasiva nella sua capacità di penetrazione fin nelle fibre più intime e nascoste dell’essere umano, si è comunque intensificata anche la riflessione sul suo potenziale estetico e socio-culturale.

Ritratti, reportage e paesaggi

Photo20esimo, che occupa i tre piani di Villa Malpensata – sede del Museo D’Arte – si articola in otto sezioni tematiche: dalle avanguardie storiche alla moda, dal reportage sociale al cinema, dalla natura morta alla pubblicità, dal ritratto allo studio del nudo. Tanti e diversi territori di esplorazione e di sperimentazione, in grado – attraverso influenze reciproche – di arricchire la ricerca e l’espressione dei più grandi fotografi del Novecento.

L’itinerario espositivo, proprio per la ricchezza e la straordinaria varietà delle fotografie che vestono le pareti del museo, propizia incontri a distanza nel tempo: con l’attrice americana Joan Crawford, splendidamente ritratta da Georges Hurrell nel 1932; con Marylin Monroe, Liz Taylor, Anna Magnani e tanti altri.

Il presente ritrova il passato anche nelle immagini dei reportage e dei suoi grandi maestri. “Il reportage – sottolinea il critico Giovanni Fiorentino – affianca l’assolutamente irripetibile alla ripetizione ordinaria, sovrappone la dimensione feriale all’appuntamento con la storia, il rumore della vita al silenzio della morte, l’istante rubato alla forma del sacro”.

Gli istanti si ritrovano anche nei paesaggi: non solo vedute romantiche ed idilliache della natura, ma anche esplorazione delle città, investigazione dei processi di urbanizzazione e del loro impatto sulla società. A cominciare dal grande Eugène Atget, che coglie magistralmente la Parigi dei boulevard, dei parchi, dei quartieri e le stravaganti accumulazioni delle vetrine stracariche di merci.

La forza espressiva del corpo

Nell’arte, e fin dall’antichità, il corpo nudo è stato considerato il termine di paragone della misura e della bellezza. “Con l’invenzione della fotografia – sottolinea la critica Daniela Palazzoli – le riprese di nudo che ritraggono assieme volto e corpo cominciano a essere sentite come oscene. E fra le varie forme di autocensura vi è quella di ritrarre i corpi senza i visi, oppure velandoli, in modo da nascondere la sede della individualità personale”.

La fotografa messicana Flor Garduño, autrice di numerosi nudi, percorre altre vie: Carla ritratta nuda, è ricoperta da un reticolo di fiori, in un gioco di trasparenze e sovrapposizioni che non occultano il volto e il busto della donna, ma che sembrano proteggere l’autenticità di un corpo vero, senza veli. Bello perché mostrato, sostanzialmente, per quello che è.

Erwin Blumenfeld, straordinario fotografo di moda, abile creatore di atmosfere misteriose, si sofferma invece sui dettagli: primo piano su un occhio, sguardo ammirativo e quasi meditativo sui piedi: le “sue” donne rispecchiano pienamente l’immagine della “femme fatale”, ma rimangono allo stesso tempo di una naturalezza disarmante.

Le ambivalenti forme dell’erotismo continuano ad attrarre molti fotografi, con connotazioni e modalità espressive diverse. Ma il corpo fotografato non è necessariamente nudo. C’è un corpo che si mette a nudo con un desiderio di introspezione ed esplorazione del sé. In fondo la magia della fotografia sta tutta in quell’istantanea, che si porta dentro un piccolo frammento di tempo sottratto all’incessante fluire della vita. E che coglie spesso quello che l’occhio non vede.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

La mostra “Photo20esimo – Maestri della fotografia del XX secolo” è aperta al pubblico fino all’11 gennaio 2009.

Si articola in otto aree tematiche: dalle Avanguardie storiche alla moda, dal reportage sociale al cinema, dalla natura morta alla pubblicità, dal ritratto allo studio del nudo, numerose sono le influenze reciproche tra questi ambiti di ricerca ed espressione dei più grandi fotografi del Novecento.

Tra le quasi trecento opere sono presenti stampe di: Diane Arbus, Richard Avedon, Gabriele Basilico, Brassaï, Robert Capa, Robert Doisneau, Walker Evans, Robert Frank, Mario Giacomelli, Nan Goldin, Mimmo Jodice, László Moholy-Nagy Helmut Newton, Robert Mapplethorpe, Irving Penn, Man Ray, Bettina Rheims, Alexander Rodchenko, Thomas Ruff, Andres Serrano, Cindy Sherman, Edward Steichen e altri.

Accanto all’importante repertorio di opere che provengono da collezioni private sono esposti in mostra anche alcuni apparecchi fotografici appartenuti a protagonisti della fotografia quali Manuel Alvarez Bravo, Luigi Ghirri, Ugo Mulas e altri, nonché libri fotografici d’autore che costituiscono un capitolo importante della storia delle immagini e della cultura.

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