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Banche, “salvataggi che violano le norme europee”

La crisi degli istituti bancari italiani, che ha richiesto a più riprese il sostegno diretto del governo, ha delle peculiarità proprie legate essenzialmente alla commistione con il mondo politico. È quanto evidenzia l’economista ticinese Alfonso Tuor riguardo agli ultimi fatti di cronaca finanziaria che hanno coinvolto il ministero del Tesoro.

Due le operazioni condotte in porto nelle due settimane che hanno fatto discutere politici ed esperti. Il 25 giugno il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge per il salvataggio di Veneto Banca e Banca popolare di Vicenza. La manovra prevede un esborso per lo Stato di 5,2 miliardi di euro (elevabili teoricamente a 17 per le garanzie) allo scopo di far confluire in Intesa San Paolo le parti sane delle due banche in dissesto finanziario che entrano a far parte del primo gruppo italiano.

Lo scorso 4 luglio è stata la volta della ricapitalizzazione precauzionale da 8,1 miliardi (5,4 di competenza dello Stato che diventa così il primo azionista) in favore del Monte dei Paschi di Siena che ha ottenuto luce verde dall’Unione europea.

Interventi che, sottolinea Alfonso Tuor hanno consentito la sopravvivenza di queste banche e del tessuto economico-produttivo ad esse collegato ma che allo stesso tempo sono state effettuate in flagrante violazione delle nuove norme europee sul bail-in che a tutela dei contribuenti vietano aiuti pubblici diretti.

Una crisi originata da inefficienze strutturali e del sistema finanziario italiano, osserva sempre l’economista ticinese, che la recessione originata dai titoli ipotecari statunitensi subprime, ha fatto emergere in tutta la sua ampiezza.

In questo senso non sono individuabili evidenti analogie con la crisi della prima banca elvetica UBS, che nel 2008 ha goduto del sostegno della Confederazione (governo e Banca nazionale) per un ammontare complessivo di 60 miliardi tra prestiti e garanzie.     

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