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Ressa alla sepoltura di Soleimani, decine di morti

folla a un funerale
A Kerman, la città natale di Qassem Soleimani, si erano radunate decine di migliaia di persone. Keystone / Erfan Kouchari

La cerimonia di sepoltura del generale Qassem Soleimani a Kerman, la sua città natale in Iran, si è trasformata in tragedia: nella calca oltre 50 persone hanno perso la vita e più di 200 sono rimaste ferite. In Iraq, intanto, i soldati italiani sono stati trasferiti in un'altra base mentre la Germania ha annunciato che ritirerà parte delle sue truppe.

Mentre lunedì a Teheran i funerali di Qassem Soleimani si erano svolti in una relativa calma malgrado la folla oceanica, martedì a Kerman la cerimonia di sepoltura ha avuto un esito drammatico. Nella calca almeno 56 persone sono morte e circa 230 sono rimaste ferite, stando all’ultimo bilancio comunicato dalle autorità.

Come la vigilia nella capitale, anche nella città natale di Qassem Soleimani, situata un migliaio di chilometri a sud-est di Teheran, si era radunata una marea umana. La folla stava accompagnando il feretro verso il luogo di sepoltura quando è sopraggiunto il dramma.

Per gli USA si “apriranno le porte dell’inferno”

Capo della Forza Qods, l’unità delle forze speciali delle Guardie della rivoluzione islamica, e architetto della strategia iraniana in Medio Oriente, Qassem Soleimani era stato ucciso venerdì a Bagdad da un drone americano.

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Sul fronte politico, la situazione non accenna a calmarsi. “Se le forze americane pensano di rimanere tranquilli nelle loro basi, distruggeremo sia queste che i loro occupanti. In effetti, sperano di sfuggire alla nostra vendetta e chiudere le porte, ignari che l’Iran aprirà per loro la porta dell’inferno”, ha dichiarato Ali Shamkhani, segretario del Consiglio di sicurezza nazionale iraniano.

Lo stesso Shamkhani ha inoltre annunciato che sono stati valutati 13 scenari per vendicare il generale Soleimani.

Gli Stati Uniti dal canto loro hanno smentito di volersi ritirare dall’Iraq, come richiesto dal Parlamento di Baghdad, che domenica aveva votato una risoluzione in questo senso. Una bozza di lettera che annunciava appunto il ritiro delle truppe USA è stata trasmessa per errore dal comando militare americano. “Non è stata presa nessuna decisione di lasciare l’Iraq”, ha precisato il segretario alla difesa Mark Esper. Le truppe statunitensi saranno unicamente riposizionate.

Un riposizionamento già deciso dall’Italia, che ha trasferito in una zona più sicura una cinquantina di carabinieri dispiegati in una base americana a Baghdad e impegnati nell’operazione di addestramento delle forze di sicurezza irachene. Non c’è però – ha precisato il Ministero della Difesa – “nessuna ipotesi di ritiro dei militari italiani dall’Iraq”.

La Germania ha invece deciso di trasferire in Giordania e in Kuwait una parte dei suoi soldati dispiegati nel paese. Il contingente tedesco, composto di una trentina di militari, sarà “provvisoriamente ridotto”, ha annunciato un portavoce del Ministero della Difesa.

Il ridispiegamento delle truppe straniere in Iraq – l’analisi di Raffaele Marchetti, professore di relazioni internazionali alla Luiss:

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