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Julian Assange scagionato in Svezia per le accuse di stupro

disegno di assange davanti a una giudice
Il 21 ottobre scorso Julian Assange era comparso davanti alla giudice Vanessa Baraitser, apparendo molto debole e confuso. Keystone / Elizabeth Cook

La magistratura svedese ha archiviato per insufficienza di prove l'inchiesta sulle accuse di presunto stupro risalenti al 2010 nei confronti di Julian Assange.

Incarcerato in Gran Bretagna dopo l’arresto avvenuto l’11 aprile scorso, il fondatore di WikiLeaks rimane comunque in prigione, in attesa della decisione delle autorità britanniche su un’estradizione negli Stati Uniti, dove è accusato di spionaggio per aver pubblicato decine di migliaia di documenti confidenziali sulle attività dell’esercito americano. Negli USA rischia fino a 175 anni di carcere. L’udienza per l’estradizione è prevista in gennaio.

“La ragione della decisione di archiviare il caso è che gli indizi si sono considerevolmente indeboliti a causa del lungo arco di tempo trascorso dagli eventi in questione”, ha dichiarato la viceprocuratrice svedese Eva Marie Persson, aggiungendo tuttavia di ritenere che la presunta parte lesa abbia presentato “una ricostruzione degli eventi coerente, ampia e dettagliata”.

Julian Assange, che si è sempre proclamato innocente, era stato chiamato in causa a suo tempo da due conoscenti svedesi che lo accusavano di aver approfittato nel dormiveglia per fare sesso senza preservativo. Una delle accusatrici si era poi ritrattata ed era rimasta in piedi una sola denuncia.

Nel 2017 l’inchiesta era stata archiviata poiché non si vedeva come Assange – 48 anni – potesse uscire dall’ambasciata ecuadoriana a Londra, dove si era rifugiato cinque anni prima ottenendo l’asilo politico, prima della scadenza del termine di prescrizione. Il suo arresto lo scorso aprile ha però cambiato le carte in tavola.

Circa due settimane fa il relatore speciale dell’ONU sulla tortura, lo zurighese Nils Melzer, aveva criticato le condizioni di detenzione di Assange, tenuto in isolamento, paragonandole a una “tortura psicologica”. Melzer, così come il padre di Assange, John Shipton, avevano inoltre espresso grandi preoccupazioni per lo stato di salute del fondatore di Wikileaks.

Il servizio della RSI:

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