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Imprese responsabili: commissione Stati approva controprogetto

La Commissione degli affari giuridici degli Stati (CAG-S) ritiene che il controprogetto all'iniziativa popolare "Per imprese responsabili" è sempre necessario. KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) Il controprogetto all’iniziativa popolare “Per imprese responsabili” è necessario. La Commissione degli affari giuridici degli Stati (CAG-S) ha invitato per la seconda volta la propria camera ad approvare la pertinente revisione del Codice delle obbligazioni.

Il controprogetto indiretto era stato adottato dal Nazionale nel giugno del 2018, ma gli Stati l’avevano bocciato nel marzo di quest’anno malgrado il parere favorevole della CAG-S. Visto che la Camera del popolo lo scorso giugno l’aveva nuovamente approvato, la competente commissione degli Stati si è un’altra volta dovuta occupare del dossier e ha appunto per la seconda volta invitato il plenum ad adottarlo.

Intanto, sempre oggi, il Consiglio federale ha ribadito la sua contrarietà a iniziativa e controprogetto. Per l’esecutivo, le disposizioni in materia di responsabilità, benché attenuate nella controproposta, sono eccessive in quanto svantaggerebbero “chiaramente” la piazza economica svizzera.

Con l’iniziativa, depositata il 10 ottobre 2016, si chiede che le imprese che hanno la loro sede statutaria, l’amministrazione centrale o il centro d’attività principale in Svizzera debbano rispettare, sia nella Confederazione che all’estero, i diritti umani riconosciuti e le norme ambientali internazionali. Le imprese potranno inoltre essere chiamate a rispondere non soltanto dei propri atti, ma anche di quelli delle aziende che controllano economicamente senza parteciparvi sul piano operativo.

Il controprogetto approvato dal Nazionale chiede invece di escludere dalla responsabilità gestori e dirigenti delle società madri per comportamenti scorretti di società controllate. Inoltre la responsabilità riguarderebbe solo i danni alla vita e all’integrità personale o la violazione del diritto di proprietà.

Le imprese non dovrebbero rispondere di alcun danno se provano che hanno preso misure di protezione dei diritti dell’uomo e dell’ambiente previste dalla legge per impedirlo o che non potevano influenzare il comportamento di un’impresa controllata.

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