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Il trionfo del Papa davanti ai giovani

12'000 paia di braccia al cielo per salutare il Papa Keystone

I 12'000 giovani riuniti a Berna hanno salutato le parole di Giovanni Paolo II con fragorosi applausi.

Un successo, ottenuto però davanti a un pubblico conquistato a priori e pronto ad osannare anche un discorso spesso inintelliggibile.

«Alzati! Ascolta! Mettiti in cammino! Non ti accontentare di discutere, non aspettare per fare il bene le occasioni che forse non verranno mai. È giunto il tempo dell’azione». È un Papa che fa fatica a parlare quello che saluta i giovani accorsi alla BernArena.

Eppure quest’uomo immobilizzato sulla sua sedia mobile, con le mani che tremano ed un volto che non riesce più a sorridere, non è di pietra. Da lui emana una volontà che si cristallizza nel gesto con cui scaccia l’assistente che voleva rubargli i fogli del discorso per leggerlo al suo posto.

La folla va in visibilio. Una ragazza piange dalla commozione e si stringe al suo compagno. Le bandiere sventolano. Sotto il palco ci sono i ragazzi polacchi che esibiscono i loro vessilli rossi e bianchi. Accanto a loro due file di vescovi e il presidente della Confederazione, Joseph Deiss, compiaciuto e frastornato (evidentemente l’atmosfera da concerto rock non è usuale negli incontri politici).

Giovanni Paolo II legge il suo discorso. E ai ragazzi non importa se le parole sono articolate spesso in modo incomprensibile, sono lì per lui («Anche per le ragazze, ma questo non si dice», confessa un giovane) e ad ogni pausa parte un applauso. È una specie di dichiarazione d’amore reciproca, alla quale s’aggregano anche gli scettici e i curiosi. Si parla di pace, amore, fratellanza, libertà. D’ideali, insomma, condivisibili da tutti.

Folla colorata e controllata

«Grazie di essere venuto»: è uno dei tanti striscioni che ornano la BernArena, il palazzo del ghiaccio della capitale svizzera. E forse il Papa dal canto suo ha pensato: «Grazie di essere venuti». La folla che l’ha accolto calorosamente sembra essere ignara delle polemiche che hanno preceduto il suo arrivo. «So che ha dei problemi in Svizzera, ma non so esattamente di cosa si tratti», racconta Miriam, una 17enne ginevrina.

I ragazzi non si sono lasciati turbare nemmeno dallo spiegamento di forze di sicurezza sulla strada che portava al luogo dell’incontro, né dalle lunghe attese prima di poter accedere alla BernArena. La polizia ha perquisito ogni persona e controllato ogni zainetto. Qualcuno si è un po’ spazientito e ha cominciato a urlare scherzando «fateci entrare», sullo stesso ritmo con cui poi all’interno avrebbe urlato «Giovanni Paolo» e battuto le mani.

Da un punto di vista ritmico «Secondo» non ci stava, ma a colmare la lacuna ci hanno pensato gli ispanici con il loro «Juan Pablo Segundo te quiere todo el mundo – ti ama tutto il mondo». Al Papa sembra far piacere: con la mano batte il ritmo degli slogan sul bracciolo della sua sedia mobile.

Contestazioni contenute

Per il Papa, sentire il suo nome scandito dai giovani è un attimo di soddisfazione tra tanti altri: all’interno della BernArena, il Pontefice è tra gente che se anche non sempre è d’accordo con lui, non lo contesta.

Le 200 persone che hanno tentato di sfilare in una manifestazione antipapale e che hanno provato a distribuire preservativi tra la folla prima di essere fermati dalla polizia, sono rimaste fuori e non sono riuscite a turbare l’atmosfera di festa.

Che effetto ha fatto la manifestazione ai giovani cattolici? Andrea l’ha trovato un gesto «stupido», ma non si è sentita «attaccata». Secondo Miriam «quando il Papa parla della contraccezione non vuol certo dire che si augura che la gente si ammali di Aids. Spesso la gente prende solo una parte di quello che il Papa vuole dire e la trasforma. Bisognerebbe ascoltarlo bene». Lei stessa ammette però di non conoscere sempre a fondo le tesi del capo della Chiesa cattolica.

La gioia dello stare insieme

Miriam non è la sola ad ammettere la sua ignoranza. Sono in molti ad essere qui per la gioia dello stare insieme, per vivere un’esperienza collettiva basata su certi ideali, senza però essersi davvero confrontati con il messaggio papale.

«Mi hanno proposto di venire a vedere il Papa e mi è sembrata una buona occasione per vivere un momento forte in mezzo ad altra gente», racconta Miriam. Il Papa sembra fungere da superficie sulla quale proiettare la propria speranza per un mondo migliore, e questo a dispetto delle sue posizioni spesso intransigenti.

«Se il Papa è intransigente noi siamo intransigenti, nel senso che ci adeguiamo alle leggi del Vaticano», afferma Giovanna, 26 anni, venuta a Berna da Brescia con un gruppo di compagni che aderiscono al Cammino neocatecumenale e che hanno già seguito il Papa in Canada, a Parigi, a Gerusalemme. Poi però sfuma la sua affermazione. «Secondo noi ognuno è libero di pensare di dire ciò che vuole. Siamo aperti anche alle idee degli altri. Se qualcuno ha qualche problema con noi siamo disposti a discuterne. Comunque non imponiamo la nostra idea».

Davide, 23 anni, sottolinea come in questo tipo d’incontri non si debba «distinguere l’aspetto religioso dal fraternizzare e dallo stare insieme. È un modo per conoscere altre persone, altri modi di pensare». Ritrovarsi è emozionante come andare a vedere una partita di pallone «solo che questa partita siamo noi a giocarla».

Le regole del gioco

Resta da stabilire quali siano le regole del gioco di una partita cattolica. I ragazzi che ballano intorno ai lori compagni che suonano la chitarra, picchiano sui tamburi e inneggiano a Maria, lo fanno con movenze che potrebbero essere quelle di un raduno hippy.

Per terra, accanto a due giovani che stanno personalizzando la loro maglietta per l’incontro, ci sono alcune bottiglie di alcopops. Fa sorridere, se si pensa che ai punti di ristoro nell’area della BernArena la Chiesa cattolica ha proibito di distribuire alcol prima delle 11 di sera.

Il divieto suscita qualche malumore tra i giovani e anche la cena, offerta dopo l’incontro col Papa, sembra non essere apprezzata da tutti. Qualche ragazza passeggia col rosario che ondeggia su una scollatura da capogiro mentre qualcun altro il rosario lo sgrana tra le dita seduto per terra in un attimo di raccoglimento.

«È stato un momento grandioso», racconta Nue dopo il discorso del Papa. «Ho deciso di venire all’ultimo momento e ne sono felice». Cosa l’ha spinto? Non lo sa spiegare, e decisamente è impossibile cogliere le motivazioni di 12’000 giovani, impossibile spiegarle proprio per la loro eterogeneità.

Forse non tutte piacerebbero al Papa, ma questa è una manifestazione pacifica e, come conclude Giovanna, «le espressioni di religiosità pacifiche, di qualsiasi tipo e di qualsiasi genere, se non vanno ad interferire con quella che è la libertà altrui non portano nessun male, anzi incrementano il bene e di questi tempi ce n’è bisogno».

swissinfo, Doris Lucini, Berna

12’000 giovani hanno accolto il Papa a Berna
È il 103esimo viaggio di Giovanni Paolo II
È la sua seconda visita in Svizzera dopo quella del 1984

L’incontro dei giovani cattolici svizzeri con Giovanni Paolo II si è svolto in un’atmosfera da concerto rock. Sono intervenuti il gruppo francese Acquero e il Genrosso, un complesso italiano. Entrambi coniugano la musica al messaggio cristiano.

Lo spettacolo, ispirato al motto evangelico «Alzati!» (Luca, 7,14) è stato completato da danze, canti e filmati. Dalle tribune del palazzo del ghiaccio di Berna, si sono innalzati, come durante una partita, i cori d’incitamento al Papa. Più volte le gradinate si sono animate al fremito di una ola.

Oltre ai giovani svizzeri erano presenti ragazzi provenienti da altri paesi. Particolarmente forte l’affluenza dal Norditalia. Tra i media non poteva mancare Radio Vaticana, alla quale erano riservati spazi particolari.

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