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Il rompicapo del Gottardo

Un tunnel (non ancora) chiuso che fa già discutere Keystone

Anche se la chiusura della galleria stradale per il risanamento è ancora lontana, l'argomento suscita già accese discussioni. C'è chi ne teme le ripercussioni economiche e chi la considera un'occasione per trasferire realmente il traffico pesante su rotaia.

I fatti: la galleria autostradale del San Gottardo – inaugurata il 5 settembre 1980 e lunga 16,9 km – dovrà essere completamente rinnovata nei prossimi 10-15 anni. Ciò comporterà una chiusura al traffico di durata variabile – da 2-3 anni consecutivi fino a un massimo di 7 anni con intervalli – a seconda del modello scelto (vedi spiegazioni a lato).

Il governo svizzero – in un rapporto presentato il 17 dicembre 2010 – ha sottolineato, per bocca della ministra dei trasporti Doris Leuthard, che l’intervento è inevitabile: «Oltre 30 anni di esercizio e 160 milioni di automezzi transitati nel tunnel dalla sua apertura hanno lasciato tracce pesanti».

Tra le principali soluzioni provvisorie indicate dall’esecutivo vi è il ricorso a treni navetta nel “vecchio” tunnel del San Gottardo per il traffico automobilistico, e nella nuova galleria di base per il traffico merci.

Disastro o opportunità?

La presentazione del documento ha suscitato perplessità e preoccupazione in Svizzera e all’estero: Ticino e Uri temono per esempio le conseguenze economiche e per il turismo causate del periodo d’isolamento, il Vallese e i Grigioni l’aumento del traffico stradale al Sempione e al San Bernardino. E pure nel resto dell’Europa non mancano i motivi d’inquietudine, considerata l’importanza strategica della galleria per i collegamenti nord-sud.

Di conseguenza da più parti è stata avanzata la richiesta di una seconda galleria autostradale sotto il massiccio del San Gottardo. Una delegazione del governo ticinese ha recentemente presentato il proprio punto di vista a Doris Leuthard: iniziare immediatamente la progettazione della seconda canna, così da poterla utilizzare già dal 2025-2030, ed eseguire i lavori necessari soltanto a quel momento.

La ministra dei trasporti – che in un’intervista rilasciata a fine gennaio ha definito il risanamento del Gottardo in assenza di una seconda canna «disagevole ma fattibile» – ha spiegato che il governo prenderà una decisione in merito ai lavori di risanamento soltanto dopo aver sentito i pareri di tutte le parti interessate e approfondito gli aspetti legati ai costi e alle conseguenze di un rinvio dei lavori.

Non tutti la pensano però allo stesso modo. I Verdi del Ticino giudicano per esempio la temporanea chiusura un’opportunità per migliorare l’infrastruttura del traffico merci su rotaia, rendendo nel contempo il territorio più vivibile. Invece, l’eventuale raddoppio «servirebbe unicamente ad acutizzare i problemi già esistenti in termini di traffico e inquinamento, oltre a essere in palese contrasto con le ultime votazioni a favore del trasferimento su rotaia [in particolare l’Iniziativa delle Alpi, approvata nel 1994]».

Raddoppio inevitabile

«La costruzione di una seconda canna non va messa in contrapposizione al trasferimento delle merci su rotaia e agli investimenti in questo settore, che vediamo di buon occhio; semplicemente non si può fare a meno del raddoppio, dato che le alternative provvisorie sono insufficienti», osserva Luca Albertoni, direttore della camera di commercio del cantone Ticino.

In particolare, «sfruttare i treni navetta causerebbe dei congestionamenti sulla nuova linea di Alptransit, mentre la proposta di mantenere aperto il passo per dodici mesi è irrealistica». Secondo Albertoni, una chiusura triennale continuata «avrebbe importanti ripercussioni sul tessuto economico ticinese». A titolo di esempio, «non è pensabile di riuscire a fidelizzare i clienti oltre San Gottardo dovendo fare i conti con una situazione di questo tipo».

Il direttore della Camera di commercio osserva che le soluzioni transitorie sono praticabili unicamente per chiusure di breve durata, come i 58 giorni in seguito all’incidente del 2001: l’impraticabilità della galleria aveva allora causato 33 milioni di perdite economiche dirette per l’economia ticinese.

Albertoni evidenzia infine l’importanza di far fronte comune: «La chiusura del San Gottardo non è un problema ticinese, bensì continentale. Speriamo quindi di riuscire a coinvolgere anche la Lombardia, oltre ai 13 cantoni gottardisti».

Ora o mai più

Fabio Pedrina, presidente dell’Iniziativa delle Alpi, deputato e membro della Commissione dei trasporti del Consiglio nazionale, è categorico: «Il raddoppio è anticostituzionale. Anche se i fautori affermano che una delle due gallerie resterebbe poi chiusa, ciò che fa stato è il potenziale di sfruttamento. Una volta costruita la seconda canna, sarebbe troppo facile decidere di utilizzarle entrambe!».

A suo parere, il temuto isolamento non è tale: «In realtà il Gottardo resterà aperto, anche se in un’altra forma. Inoltre i calcoli eseguiti dai nostri esperti concordano con quelli della Confederazione: i treni navetta riuscirebbero a smaltire il traffico. Non dobbiamo poi dimenticare che questo sistema viene già praticato con successo altrove, per esempio sotto la Manica».

Secondo il presidente dell’Iniziativa delle Alpi, la chiusura del tunnel è l’ultima occasione per concretizzare davvero il trasferimento – voluto dai cittadini svizzeri – del traffico pesante dalla strada alla ferrovia. In quest’ottica, l’associazione propone di utilizzare in futuro il Gottardo risanato «unicamente per il traffico pesante locale e i bus. Se così fosse i lavori sarebbero anche meno lunghi e costosi».

Da ultimo Pedrina parla della chiusura come di «un’occasione unica per favorire l’accesso al Ticino senz’auto, considerando che pure i collegamenti interni saranno molto più rapidi grazie alla nuova galleria del Ceneri: si tratta di un argomento di marketing turistico davvero interessante, da sfruttare al meglio, potenziando nel contempo ancora di più il trasporto pubblico».

La prossima tappa sarà la presentazione, a metà febbraio, del rapporto dell’Ufficio federale delle strade completato con gli approfondimenti richiesti al governo.

La maggioranza del parlamento cantonale di Uri è favorevole a una seconda galleria autostradale del San Gottardo per sostituire completamente quella attuale, ma è contraria all’esercizio di due trafori paralleli: il traffico sarebbe eccessivo.

Il Gran Consiglio urano ha deciso a fine gennaio di sostenere il controprogetto del governo cantonale all’iniziativa dei giovani democentristi, che chiedeva appunto il raddoppio del tunnel. Secondo la loro proposta, una volta completati i lavori entrambi i tubi verrebbero mantenuti in esercizio, ma con una sola corsia per parte.

Il controprogetto del governo di Altdorf auspica a sua volta la costruzione di una seconda galleria, rinunciando però al risanamento del primo tunnel. Il traffico scorrerebbe nei due sensi come avviene finora.

L’iniziativa sarà sottoposta al popolo urano il prossimo 15 maggio.

Gli interventi di risanamento necessari alla galleria del Gottardo riguardano il rivestimento del manto stradale, l’impianto di ventilazione, il sistema di smaltimento delle acque e la soletta intermedia.

Dovrà inoltre essere ridotta la distanza tra le aree di sosta, aumentare lo spazio utile riservato al traffico e ampliare le banchine.

L’Ufficio federale delle strade ha presentato quattro varianti; le prime due sono considerate le migliori dal profilo tecnico.

Variante 1: chiusura totale ininterrotta per 2,5 anni; costo di 650 milioni (lavori), a cui vanno aggiunti circa altri 600 milioni per la gestione del traffico.

Variante 2: chiusura per 280 giorni all’anno (da metà settembre a fine giugno). Durata dei lavori di circa 3,5 anni, costo stimato a 752 milioni (lavori), a cui vanno aggiunti circa altri 670 milioni per la gestione del traffico.

Variante 3: chiusura totale per 5 mesi all’anno (inverno), ripartiti su 7 anni. Costo stimato a 890 milioni (lavori), a cui vanno aggiunti circa altri 557 milioni per la gestione del traffico.

Variante 4: chiusura totale per 7 mesi all’anno (estate), ripartiti su 5 anni. Costo stimato a 810 milioni (lavori), a cui vanno aggiunti circa altri 492 milioni per la gestione del traffico.

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