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Il Gruppo per una Svizzera senza esercito compie 25 anni

Da anni il GSsE combatte contro la guerra e l'esportazione di materiale bellico

Il 26 novembre del 1989 la Svizzera vive un momento politico molto forte: in votazione popolare oltre un terzo dei cittadini si esprime in favore dell'abolizione dell'esercito elvetico.

L’iniziativa era stata lanciata dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (GssE), che quest’anno festeggia il suo primo quarto di secolo.

Fondato il 12 settembre del 1982 ad Olten, nel canton Soletta da un centinaio di persone appartenenti a organizzazioni pacifiste e di sinistra, il gruppo non è inizialmente troppo preso sul serio.

Ma quattro anni dopo, la sua iniziativa per una Svizzera senza esercito provoca una sorta di terremoto nel mondo politico elvetico: l’invito a “macellare la vacca sacra” viene infatti accolto dal 35,6% dei votanti e addirittura da due cantoni, Ginevra e Giura.

“Chiedendo la soppressione dell’esercito negli anni Ottanta, il GSsE ha infranto un tabù”, afferma Denis Froidevaux, vicepresidente della Società svizzera degli ufficiali. I rapporti di forza fanno parte del sistema democratico e l’associazione pacifista ha contribuito a riformarlo, aggiunge.

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Servizio civile

Da allora il GSsE ha lanciato diverse altre iniziative e referendum: l’ultima è una proposta di modifica costituzionale per la proibizione dell’esportazione di materiale bellico. L’organizzazione sostiene inoltre l’iniziativa “per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi”, che chiede fra l’altro che pistole e fucili di ordinanza, fuori servizio, rimangano negli arsenali.

Il GSsE ha peraltro fortemente contribuito all’introduzione, nel 1992, del servizio civile. Lo stesso anno in un mese riuscì a raccogliere le firme necessarie per il referendum contro l’acquisto dei velivoli militari F/A-18, ma il 6 giugno 1992 solo il 43% della popolazione depose un “no” nell’urna.

Altra sconfitta, ma di misura, riguarda il referendum contro l’ampliamento degli interventi dell’esercito all’estero, approvato dal 49% dei votanti. Una seconda iniziativa per l’abolizione delle forze armate venne invece respinta nel dicembre 2001 da oltre l’80% della popolazione, probabilmente anche in seguito all’effetto 11 settembre.

Nuova strategia

Da allora il GSsE, oltre ad aver ringiovanito i suoi quadri, ha cambiato strategia: la fine dell’esercito è diventato un obiettivo a lungo termine, mentre nell’immediato si punta su una politica pacifista che in particolare tenga la Svizzera fuori dalla cosiddetta “guerra al terrore” promossa dall’amministrazione americana.

Un mutamento sottolineato anche da Denis Froideveaux, secondo cui il GSsE è passato dagli attacchi frontali alla guerra di logoramento.

Nessun commento sul giubileo dell’associazione, che sarà celebrato sabato alla Rote Fabrik di Zurigo, viene invece dal principale antagonista, l’esercito: le forze armate non si esprimono su un gruppo politico, ha fatto sapere un portavoce.

swissinfo e agenzie

Il giubileo del GSsE sarà celebrato il 6 ottobre alla “Rote Fabrik” di Zurigo.
Dal canto loro, i romandi dell’associazione hanno previsto anche un’altra festa il 3 novembre presso l'”Usine” di Ginevra.

Per una Svizzera senza esercito (1989): 35,6% favorevoli, 64,4% contrari.

Contro gli aerei da combattimento (1992): 42,8% sì, 57,2% no.

Armi all’estero (2001): 21,9% sì, 78,1% no.

Per una Svizzera senza esercito II (2001): 21,9% sì, 71,9% no.

Servizio civile per la pace (2001): 23,2% sì, 76,8% no.

Il Gruppo per una Svizzera senza esercito è un movimento pollitico creato nel 1982 a Soletta da un centinaio di persone allo scopo di lanciare un’iniziativa popolare per abolire l’esercito elvetico.

Da anni critica le esportazioni di armi e la collaborazione militare della Svizzera con Stati coinvolti in conflitti armati.

Inoltre, il gruppo milita contro l’obbligo di servire e si oppone alla militarizzazione interna, ad esempio al fatto che l’esercito assuma sempre più compiti per il mantenimento dell’ordine.

Oggi l’associazione conta circa 20’000 membri e simpatizzanti.

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