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Il fascino dell’ospitalità

L'Hotel Excelsior, proprietà fino al 1958 della famiglia Kraft. swissinfo.ch

In una Firenze ottocentesca in pieno fermento, gli emigranti svizzeri esportano la tradizione alberghiera elvetica e aprono alcuni prestigiosi hotel. È soprattutto una famiglia a distinguersi: i Kraft.

2011: una fiumana di turisti si muove lungo vie, strade e piazze di Firenze. Seguono la corrente, guidati a volte da una banderuola colorata. Hanno al collo la macchina fotografica, uno zaino in spalla, il naso all’insù e ammirano lo splendore della città sull’Arno.

1750 e dintorni: i turisti sono uno sparuto gruppo, per lo più giovani dell’aristocrazia europea che girovagano per la città di Dante, Michelangelo, Brunelleschi, Machiavelli. Sono in viaggio dall’Europa del nord verso quella mediterranea per completare la loro formazione, come è in voga tra i ricchi rampolli dell’epoca. È il cosiddetto Grand Tour, avventura che dura mesi o anni, a portarli a Firenze e in Italia.

È proprio con l’arrivo di questi primi e danarosi turisti che nasce la necessità di creare strutture alberghiere adatte ad accoglierli. In una città in pieno fermento urbanistico sorgono nel Settecento e nell’Ottocento dei grandi hotel che appartengono spesso a immigrati svizzeri che oltre al sogno di fare fortuna esportano anche l’esperienza e la tradizione alberghiera elvetica.

Fra questi emigranti c’è anche Gerardo Kraft. Giunto da Berna, diventa proprietario in poco meno di mezzo secolo di due tra i più prestigiosi hotel della città – l’Excelsior e il Grand Hotel, dando inizio così alla fortunata dinastia degli albergatori Kraft a Firenze.

L’accoglienza nel sangue

Gerardo è figlio d’arte. Le sue radici affondano lontano, a Fellbach, in Germania. Verso la fine del Settecento, il padre Jean Kaspar Kraft costruisce l’albergo Krone nella città nei pressi di Stoccarda. Nel 1832, si trasferisce a Berna, dove, dopo aver acquistato e gestito un albergo, decide negli anni Cinquanta di costruire accanto a Palazzo federale un albergo di lusso, il Bernerhof.

È così che la storia secolare della famiglia di albergatori Kraft ha inizio, storia che i discendenti si portano tuttora dentro. «L’albergheria fa parte del nostro DNA. È quasi una malattia», dice a swissinfo.ch Corinne Kraft, della quarta generazione e proprietaria del Classic Hotel a Firenze, raccontando subito dopo di come il passato a volte li rincorra.

«Alcuni anni fa, siamo stati invitati dalla Confederazione a Berna. Dopo due anni di lavori di ristrutturazione e ripristino, veniva inaugurata la sala per i ricevimenti di Stato nell’antico Bernerhof, l’hotel appartenuto alla nostra famiglia». I Kraft hanno venduto l’hotel allo Stato nel 1923. La Confederazione l’ha trasformato in edificio dell’amministrazione per accogliere il Dipartimento federale delle finanze, funzione che svolge tuttora.

Due alberghi di grande fama

Gerardo, nato nel 1858 e ultimogenito di sette figli, raggiunge Firenze nel 1883, dopo aver fatto gavetta in alcuni hotel in Svizzera, Italia, Inghilterra e Francia. È nella città toscana tuttavia che decide di fermarsi definitivamente. Intuisce che Firenze diventerà uno dei poli più attrattivi della Penisola e avvia sulle rive dell’Arno la sua carriera. Nel 1883 prende in gestione l’Hotel Italie e nel 1897 acquista l’Hotel Continental Royal de la Paix.

Dopo la ristrutturazione a cui vengono sottoposti nel corso dei decenni, i due alberghi nella piazza Ognissanti, rinominati Excelsior e Grand Hotel, diventano ben presto il fiore all’occhiello dell’albergheria a Firenze. Vi alloggiano personalità della politica, della cultura e dello spettacolo, quali l’imperatore Guglielmo II di Prussia, lo Scià di Persia, il premier inglese W. Churchill, la famiglia Romanov, Igor Strawinsky, Giorgio de Chirico, Maria Callas, per citarne soltanto alcuni.

«Nel 1958, mio nonno e mio zio vendono i grandi hotel. Tuttavia, la tradizione di famiglia non si ferma. I tre figli maschi di mio nonno Emilio decidono di continuare con l’attività alberghiera», racconta Corinne.

La tradizione continua

Gerardo junior crea alla fine degli anni Sessanta l’Hotel Park Palace, sede del consolato svizzero a Firenze. Emilio junior gestisce per sei anni con un socio Villa Medici, prima di cedere nel 1966 la sua parte.

«Mio padre, Hermann, acquista nel 1958 l’Hotel Banchi Byron a cui dà il nome di famiglia: Hotel Kraft», racconta Corinne, che per 6-7 anni ne ha retto le sorti, prima di lasciare la conduzione alla sorella minore Monique.

Nel 1985, Corinne Kraft acquista la villa La Pace, situata poco fuori Porta Romana. «Era una villa privata, divisa in due appartamenti e abitata da persone anziane. Dopo cinque anni di ristrutturazioni e varie traversie burocratiche, ho inaugurato il Classic Hotel».

Nel Classic Hotel si respira l’atmosfera dei grandi alberghi di lusso della famiglia, grazie all’eleganza classica della villa fiorentina e al mobilio, proveniente in parte dal Grand Hotel. Atmosfera respirata anche dai figli di Corinne che hanno subito a loro volta il fascino dell’ospitalità e dell’accoglienza. «Sono felice che mio figlio abbia scelto di darmi una mano nella gestione dell’hotel, conclude Corinne Kraft. Così, la tradizione alberghiera della famiglia durerà ancora per un’altra generazione».

Era un viaggio di moda nel XVIII e XIX secolo tra i giovani aristocratici europei, soprattutto inglesi, desiderosi di conoscere l’Europa continentale. L’obiettivo era di perfezionare la loro educazione.

Il viaggio poteva durare mesi oppure anni. Le tappe italiane d’obbligo erano Venezia, Firenze e Roma.

Durante il Tour, i giovani, accompagnati spesso da un tutore, imparavano a conoscere la politica, la cultura, l’arte dei paesi visitati oppure facevano semplicemente del turismo, visitando i luoghi di maggiore interesse.

Tra i più illustri viaggiatori in Italia ricordiamo Johann Wolfgang von Goethe, Lord Byrons, Felix Mendelssohn Bartholdy, Hans Christian Andersen, Richard Wagners, Hermann Hesse.

Il clima di grande tolleranza religiosa nella Firenze di inizio Ottocento favorì l’arrivo in città di intellettuali, imprenditori e lavoratori dagli Stati protestanti.

Fra gli svizzeri di maggiore spicco si possono ricordare i ginevrini Jean Charles Leonard Simonde de Sismondi, economista, storico e critico letterario, e Giovan Pietro Vieusseux, commerciante, scrittore, editore e fondatore del Gabinetto Scientifico e Letterario a Firenze.

Da Losone, nel 1820 giunsero i Bianda, maestri nei ferri taglienti, attività presente ancora oggi nella Coltelleria Bianda in Via della Vigna Nuova. Poco dopo, raggiunsero la città sull’Arno numerose famiglie, specialmente originarie del cantone dei Grigioni. Erano attive soprattutto nel settore alimentare e nella ristorazione. Nei primi decenni dell’Ottocento, aprirono i battenti molti caffè e pasticcerie gestiti dai vari Pult, Fent, Gilli, Wital, Pitschen, Gaist.

Anche la lavorazione della paglia per fare cappelli attirò imprenditori svizzeri in Toscana. Una delle prime ditte elvetiche ad emergere in questo settore è stata la società Guerber-Gonin, ditta composta da un bernese e da un ginevrino. Dello stesso periodo è la creazione dell’impresa di Johann Jacob Kubly, del canton Glarona. Poco più tardi saranno i Bruggisser e i Walser-Vonaesch a lanciarsi nel commercio della paglia.

Per quanto riguarda il settore bancario, nel 1868, Maurice Lacombe e il suo socio francese Justin Bosio di Tolone fondano un istituto, rilevato in seguito dallo svizzero Steinhauslin: nasce così la banca Steinhauslin & C.

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