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Il caso Fiat sconfina in Svizzera

La vicenda Fiat sta suscitando vive proteste in Italia Keystone

La crisi dell'automobile italiana investe in pieno anche la Svizzera. Non tanto sul piano occupazionale, quanto su quello del tessuto produttivo.

Ma i grattacapi non mancano neppure ai numerosi commercianti, rivenditori e autorimesse Fiat.

La presenza produttiva vera e propria della Fiat nella Confederazione si concentra nella Key Plastics Switzerland di Novazzano, nel Canton Ticino.

Lo stabilimento dà lavoro a 98 dipendenti e produce componenti in plastica per automobili, come posacenere, consoles , leve cambio, plance, diffusori d’aria, maniglie.

Una fabbrica in pericolo?

Sull’onda della crisi del produttore italiano, uno dei due principali clienti della Key Plastics (l’altro è la Ford), le voci su una prossima chiusura si sono intensificate.

Gli operai ed i sindacati sono già stati informati che «a causa dell’attuale profonda crisi del settore dell’auto e per arginare le perdite», la società sta preparando una ristrutturazione.

Si prevede che gli allontanamenti dal lavoro saranno graduali, ma entro il prossimo 30 giugno usciranno tutti, al ritmo di una decina al mese.

Problemi anche per i grandi

La vicenda coinvolge anche la miriade di autorimesse e rivenditori elvetici di Fiat: ben 260 punti vendita e assistenza.

Da gennaio a novembre 2002, in Svizzera le vendite Fiat sono diminuite di circa il 15%, per una quota di mercato che arriva appena al 5,5%, secondo i dati di Autoschweiz. Negli anni 60 e 70 la Fiat era la vettura in assoluto più venduta in Svizzera.

La Rieter AG di Winterthur con le sue filiali in Italia, specializzata nella fabbricazione di componenti d’insonorizzazione e d’isolazione dei veicoli, realizza il 10% del suo fatturato complessivo, attraverso le commesse di Fiat-Auto.

“Negli ultimi 11 mesi abbiamo perso il 17% di introiti relativamente alle commesse Fiat”, dice a swissinfo Peter Graedel, della Rieter.

Il rallentamento generale delle vendite Fiat, soprattutto con il mezzo flop della Stilo, si è aggravato nelle ultime settimane con la crisi ormai conclamata ai vertici della casa torinese.

“La situazione non è drammatica”, ci dice ancora Graedel. “Gli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione o i prepensionamenti, ci aiutano a evitare, per il momento, i licenziamenti. Ma è chiaro che non possiamo essere ottimisti. Ci vogliono nuovi modelli che riescano a fare breccia sul mercato. Per questo bisognerà ancora attendere”.

“Bisogna seguire gli sviluppi futuri. Ad esempio se e come si concretizzerà l’alleanza fra la casa torinese e la General Motors. E’ comunque difficile fare previsioni,” conclude Graedel.

Swissmem meno pessimista

Secondo Swissmem, organizzazione cappello dell’ industria elettrica e metalmeccanica elvetica, le cattive prestazioni Fiat non dovrebbero tuttavia incidere ancora per molto sull’indotto svizzero.

La crisi Fiat riguarda innanzitutto il management torinese e non, per il momento, la produzione.

Sono pochi, inoltre, gli operatori elvetici, completamente dipendenti dal Lingotto. La maggior parte ha una clientela diversificata, ciò che compensa le eventuali perdite di ordinazioni provenienti da Torino.

Bocche cucite invece alla Galliker di Altisohofen, il piu’ importante partner della Fiat in Svizzera.

Specializzata in trasporti e logistica, la Galliker si occupa in particolare di preparare le vetture in arrivo dalle fabbriche Fiat e di consegnarle ai punti vendita.

Sollecitata da Swissnews, la Galliker non ha voluto rilasciare nessun commento sulla situazione.

Paolo Bertossa

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