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La bandiera siriana sventola di nuovo a Duma

L'enclave ribelle è caduta nella notte nelle mani dell'esercito governativo siriano. Intanto Donald Trump continua a fare la voce grossa contro Damasco e l'alleato russo.

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Dopo settimane di intensi bombardamenti, gli ultimi membri del gruppo islamista Jaish al Islam che resistevano a Duma, l’ultima località della Ghouta orientale ancora in mano ai ribelli, si sono arresi.

In base all’accordo raggiunto domenica con le forze di Bashar al Assad, si sono ritirati più a nord, nella provincia di Idlib, l’ultima regione che sfugge ancora al controllo di Damasco.

Cinque giorni fa, Duma ha subito un attacco con armi chimiche, che ha fatto un centinaio di morti. Accusati da diversi paesi occidentali di essere all’origine dell’attacco, il regime siriano e il suo alleato russo hanno smentito che nella località sia stato fatto uso di simili armi.

In rappresaglia a questa presunta utilizzazione di armi chimiche, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna stanno valutando l’opzione di un attacco militare.

In un tweet il presidente statunitense Donald Trump è tornato a minacciare Mosca: “La Russia si prepari, i nostri missili stanno arrivando, belli, nuovi e ‘intelligenti’!”.

Secondo quanto dichiarato dalla portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders, Trump non ha ancora deciso, ma tutte le opzioni rimangono sul tavolo.

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha dal canto suo lanciato un appello alla calma: “Oggi ho chiamato gli ambasciatori dei cinque Paesi membri permanente del Consiglio di sicurezza ribadendo la mia profonda preoccupazione per i rischi dell’attuale impasse in Siria e ho sottolineto la necessità di evitare che la situazione diventi incontrollabile”.

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