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Le cicatrici di Kobane

ragazzini giocano su un carro armato distrutto
Così si presentava Kobane nel giugno del 2015, qualche settimana dopo la fine dei combattimenti nella regione. Keystone

Nel nord della Siria, la Turchia vorrebbe instaurare una zona di sicurezza a ridosso dei suoi confini. In quest'area potrebbe venirsi a trovare anche Kobane, la città che cinque anni fa i curdi difesero con tutte le loro forze dall'assalto dello Stato islamico. Oggi Kobane è tornata alla vita, ma la paura è sempre presente.

Il futuro della Siria è stato al centro dei colloqui mercoledì a Mosca tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyp Erdogan.

Erdogan vorrebbe in particolare stabilire nel nord del paese una zona cuscinetto di 32 chilometri. Il principale timore di Ankara è che ai suoi confini si crei una provincia autonoma curda. In questa porzione di territorio si trova parte del territorio in mano alle milizie curde siriane, sostenute dagli Stati Uniti.

Al termine dell’incontro, Erdogan ha dichiarato che Russia e Turchia non hanno alcun disaccordo sulla creazione di una possibile zona cuscinetto. Mosca, dal canto suo, auspica che tutti i territori ritornino sotto il controllo del Governo siriano.

Nella zona cuscinetto verrebbe verosimilmente a trovarsi anche Kobane. Tra il 2014 e il 2015, la città è diventata il simbolo della resistenza allo Stato islamico. Il gruppo terroristico aveva cercato di impadronirsi di questa località al confine con la Turchia. Dopo una strenua difesa, i combattenti curdi – sostenuti dall’aviazione statunitense – erano riusciti a riconquistare tutta l’area. La Radiotelevisione svizzera si è recata a Kobane, dove la vita è tornata a seguire un corso più o meno normale.

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