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Gli svizzeri esposti ai rischi del credito

Il ricorso è alle carte di credito è sempre più frequente anche in Svizzera.

Dopo il crollo dei prestiti ipotecari, la stessa sorte potrebbe toccare al credito al consumo secondo alcuni esperti. I consumatori svizzeri – nonostante una diversa cultura del credito – sono pure esposti al rischio d'indebitamento.

«Il denaro prestato costa caro»: questo slogan, spesso utilizzato dalle associazioni di difesa dei consumatori, suona in modo particolarmente sgradevole alle orecchie degli americani, in un momento dove i problemi sul mercato immobiliare si ripercuotono su altri generi di debiti.

Per esempio, stando ai dati forniti dalla «Federal reserve», nel mese di agosto i crediti al consumo sono diminuiti del 3,7% rispetto all’anno precedente: un evento che non si era più verificato dopo il 1998. Si tratta di un segnale inquietante, poiché il consumo costituisce – segnatamente negli Stati Uniti – un vero e proprio motore della crescita.

Per favorirla, negli Stati Uniti l’accesso al credito è particolarmente facile e poco regolamentato. Prova ne è la quantità di carte di credito e carte commerciali utilizzate quotidianamente. Una pratica, questa, che non è ancora così diffusa nella Confederazione.

Problemi di controllo

«L’atteggiamento degli svizzeri nei confronti del credito è diversa rispetto a quella degli americani. È una questione culturale: gli elvetici si indebitano soprattutto per le ipoteche, ma va tenuto presente che per ottenerle è necessario possedere il 20% di fondi propri. Negli Stati Uniti non esisteva una condizione simile», sottolinea Robert Leu, professore di economia pubblica all’università di Berna.

Nel 2003, la legge federale sul credito al consumo è stata modificata per tutelare maggiormente chi prende denaro in prestito. Questa correzione ha soddisfatto solo parzialmente la Federazione romanda dei consumatori (Frc), secondo la quale sussistono ancora lacune per quanto concerne la sorveglianza».

«Due organismi sono incaricati di verificare la solvibilità di chi richiede crediti: ciononostante, il sistema non è efficace, siccome è possibile accumulare diversi leasing, carte di credito o carte commerciali senza che vi sia una reale messa in guardia in merito ai rischi», spiega Florence Bettschart, avvocato presso la Frc.

A suo parere, la recente apparizione delle carte di credito a basso costo, o persino senza tassa annuale, costituisce un ulteriore pericolo. Offerte dalle banche o dai maggiori gruppi attivi nel commercio al dettaglio, queste carte si aggiungono inoltre alla pubblicità sempre più aggressiva degli istituti di prestito.

«Certe pubblicità si rivolgono espressamente ai disoccupati, a persone indebitate o confrontate a fallimenti aziendali. È una situazione surreale!», s’indigna Florence Bettschart. Secondo l’avvocato, la tendenza a moltiplicare le richieste di credito – anche per somme contenute – è reale.

«La punta dell’iceberg»

Anche se non esiste alcuna statistica ufficiale relativa all’indebitamento delle economie domestiche in Svizzera, gli specialisti del settore sono concordi nell’affermare che vi è una tendenza all’aumento, specialmente presso i giovani.

L’Annuario svizzero dei debitori 2008, pubblicato dalla società di riscossione crediti Intrum Justitia mostra infatti che gli adolescenti e i giovani adulti d’età compresa tra 18 e 30 anni, residenti in zone urbane, sono i più esposti al rischi d’indebitamento.

L’associazione «Dettes Conseils Suisse» (consulenza in materia di debiti) rileva che la maggior parte delle persone a cui presta sostegno è compresa nella fascia d’età tra 30 e 40 anni: «Spesso, il debito è soltanto la punta dell’iceberg», afferma Karim Bortolussi.

Tra le molteplici possibili cause dei problemi finanziari figurano infatti divorzio, nascita di un figlio, diminuzione o soppressione del reddito professionale, problemi di salute, influenza della società dei consumi.

Un mercato in crescita

Anche parecchi cantoni hanno organizzato campagne di prevenzione contro l’indebitamento. Inoltre, numerosi parlamentari – di sinistra, di centro o di destra – hanno chiesto di limitare la pubblicità e di ridurre l’accesso dei giovani alle carte di credito.

Finora, tuttavia, il governo svizzero non è mai entrato in materia, sottolineando che «la Confederazione, anche in un confronto internazionale, dispone di strumenti molto sviluppati per quanto concerne la protezione contro l’indebitamento eccessivo».

Gli istituti di prestito e le banche si dicono a loro volta sensibili al problema. Alcune aziende, come il leader del mercato svizzero del credito al consumo GE Money Bank, hanno istituito apposite piattaforme internet che permettono di calcolare il costo effettivo del credito. D’altronde, quest’ultimo è proibito dal profilo legale se genera una situazione di sovraindebitamento.

Emilie Möschler, presidente di «Dettes Conseils Suisse», saluta queste iniziative, ma le ritiene comunque insufficienti, anche perché il mercato elvetico del piccolo credito si sta sviluppando sempre di più.

La creazione di Bank-now da parte del Credit suisse all’inizio del 2007 o il raggruppamento presso Aduno delle attività di piccolo credito di Cashgate, Raiffeisen e della Banca cantonale vodese (inizio 2008) mostrano infatti che questo settore ha un margine di crescita interessante.

Una crescita che Ute Dehn, portavoce di GE Money-Bank, stima al 3-5% per quanto concerne il 2008. In seguito, lo sviluppo «dipenderà dalla congiuntura», vale a dire che potrebbe risultare più difficile. E se la crisi finanziaria partita dagli Stati Uniti contribuisse a frenare l’indebitamento privato in Svizzera?

swissinfo, Carole Wälti
(traduzione e adattamento di Andrea Clementi)

Contrariamente all’Unione europea, che si avvale di un Osservatorio europeo del risparmio, in Svizzera nessun organo fornisce una statistica ufficiale in merito all’indebitamento della popolazione elvetica.

Le associazioni di sostegno, le società di recupero crediti, gli istituti di prestito e le banche elaborano delle statistiche separate.

Secondo la Centrale d’informazione per il credito al consumo (IKO), che registra le domande di credito a livello nazionale, il valore del mercato elvetico del credito al consumo si situa tra 15 e 20 miliardi di franchi.

Nel 2007, il volume totale dei crediti al consumo aperti in Svizzera ammontava a 7,28 miliardi di franchi, equivalente a una crescita del 5,2% rispetto al 2006. I leasing sono cresciuti del 4,1% rispetto al 2006 (valore totale: 7,51 miliardi).

Nel 2007, la IKO ha ricevuto 3 milioni di richieste di verifiche di solvibilità: nel 1999, ne erano state registrate 1,8 milioni (+66%).

Nel 2003, la Svizzera ha rafforzato la propria legge sul credito al consumo, che datava del 1993.

Sulla base delle nuove disposizioni, chi presta ha il dovere di verificare le capacità finanziarie di chi domanda il credito; inoltre, è tenuto a segnalare la concessione del credito alla Centrale d’informazione per il credito al consumo.

Il tasso d’interesse massimo per un prestito è stato fissato al 15%.

La persona che ottiene un credito può recedere dal contratto nei primi sette giorni dalla firma (Unione europea: 14 giorni). Un minore non può concludere un accordo di credito senza il consenso scritto del suo rappresentante legale.

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