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Tempo di bilanci per il termovalorizzatore ticinese

impianto termovalorizzazione di giubiasco
Soprannominato da alcuni "il quarto castello di Bellinzona", il termovalorizzatore di Giubiasco è perfettamente visibile per chi viaggia sull'autostrada A2. Keystone / Karl Mathis

Inaugurato dieci anni fa, il termovalorizzatore di Giubiasco può essere considerato un successo, sia dal punto di vista economico che ambientale.

La costruzione dell’impianto situato a pochi chilometri da Bellinzona non era stata una passeggiata. C’erano infatti voluti una ventina d’anni, contraddistinti da battaglie e polemiche, prima che l’inceneritore vedesse la luce.

All’epoca il Ticino era l’unico cantone che disponeva ancora di discariche ed esportava parte dei suoi rifiuti negli impianti oltre San Gottardo.

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Costato 330 milioni di franchi, l’impianto di Giubiasco è ancora oggi uno “tra i migliori d’Europa”, ha sottolineato il presidente dell’Azienda cantonale dei rifiuti (ACR) Andrea Bernasconi in occasione della conferenza stampa di martedì.

Durante questi 10 anni, l’inceneritore ha funzionato ininterrottamente 24 ore su 24. Nel 2018, nell’impianto sono state portate oltre 160’000 tonnellate di rifiuti dal Ticino e dal Moesano.

Rispetto all’era delle discariche e dei rifiuti trasportati a nord delle Alpi, i comuni hanno risparmiato in questi dieci anni circa 100 milioni di franchi. “Da 280 franchi per smaltire una tonnellata siamo passati a 160 franchi”, osserva Claudio Broggini, direttore dell’ACR.

Il termovalorizzatore immette inoltre in rete energia elettrica che copre il fabbisogno annuale di circa 23’000 famiglie.

Non da ultimo, l’impianto registra buone prestazioni ambientali. Da un lato permette di evitare emissioni incontrollate di sostanze e fumi inquinanti. Dall’altro le emissioni causate dall’incenerimento rimangono “molto al di sotto dei limiti di legge”, stando a quanto si legge sul rapporto annualeCollegamento esterno.

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