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Le microcamere appaiono sui radar della polizia svizzera

Sorridete! Non tutti sono così felici di farsi ritrarre dalle telecamere della polizia. Keystone

In seguito a tumulti a Zurigo e a Berna e dopo le accuse di violenze da parte della polizia negli Stati Uniti, anche in Svizzera si amplia il dibattito sulla possibilità di equipaggiare i membri delle forze dell’ordine con telecamere che riprendano il loro operato. Una misura che ha però anche implicazioni legali ed etiche.

Il 12 dicembre 2014, circa 200 estremisti di sinistra mascherati si sono scontrati con la polizia nel centro di Zurigo, dando alle fiamme automobili e cassonetti della spazzatura. Le violenze hanno provocato il ferimento di sette agenti e danni stimati in centinaia di migliaia di franchi.

«Gli atti di violenza contro i membri delle forze dell’ordine sono aumentate in modo massiccio nel corso degli ultimi anni», indica a swissinfo.ch Max Hofmann, segretario generale della Federazione svizzera dei funzionari di poliziaCollegamento esterno. «Nel 2000 erano stati registrati 774 incidenti – violenze o minacce contro agenti. Nel 2013, la cifra era salita a 2’776».

Le polizie cantonali usano già delle telecamere per filmare avvenimenti sportivi, dimostrazioni o altri eventi che potenzialmente possono sfociare in atti di violenza. Reto Nause, direttore del dicastero della sicurezza della città di Berna, teatro di proteste nel 2013, vuole fare un ulteriore passo: introdurre microcamere per agenti di polizia, le cosiddette ‘body cams’.

«Credo che durante operazioni di polizia difficili, queste telecamere possano aiutare a raccogliere prove per capire meglio lo svolgersi degli eventi. Possono anche permettere di confutare delle accuse di intervento sproporzionato da parte di un funzionario di polizia», afferma Nause.

Naturalmente anche la popolazione potrebbe trarre beneficio da queste microcamere, che possono essere installate sui caschi, sugli occhiali, sulle spalle o sul petto dei poliziotti. «La questione della proporzionalità si applica ovviamente ad entrambe le parti. Si tratterebbe di un nuovo strumento di raccolta delle prove che permetterebbe di far maggiore chiarezza».

Il primo dicembre 2014, il presidente statunitense Barack Obama ha annunciato un piano da 75 milioni di dollari per aiutare la polizia ad acquistare 50’000 ‘body cams’.

Una settimana prima, il Gran giurì del Missouri aveva deciso di non incriminare un agente bianco che aveva ucciso un 18enne nero disarmato a Ferguson. L’incidente non era stato filmato.

La decisione aveva scatenato proteste contro l’uso eccessivo della forza da parte della polizia e i comportamenti razzisti degli agenti.

Qualche giorno dopo l’annuncio del piano di Obama, che dovrà ancora essere approvato dal Congresso, il Gran giurì di New York ha preso una decisione simile a quella del Missouri, non incriminando un poliziotto accusato di aver provocato il decesso per soffocamento con una presa al collo di un afroamericano. In questo caso, la vicenda era stata filmata. Il video, che aveva gettato nello sconcerto buona parte della popolazione, mostrava l’agente immobilizzare l’uomo, disarmato e apparentemente innocuo. Nel filmato si sentiva l’uomo ripetere «non posso respirare, non posso respirare».

Esperienza positiva

Dai pochi studi condotti su queste microcamere emerge che permettono di ridurre – ma naturalmente non di eliminare – gli abusi.

Le ‘body cams’ sono state introdotte dalla polizia di Rialto, in California, nel febbraio 2012. Uno studio pubblicato un anno più tardi ha messo in luce che il numero di denunce era sceso dell’88% e che i casi di uso della forza da parte dei poliziotti erano calati del 60%.

Inoltre, come osservato dal New York Times, «quando veniva usata la forza, la probabilità che a trovarsi coinvolti fossero agenti non equipaggiati di telecamera era due volte più elevata».

Negli Stati Uniti, il dibattito si è amplificato recentemente, in seguito all’uccisione di due persone da parte delle forze dell’ordine.

 In Germania, la polizia di Francoforte è equipaggiata con microcamere dal 2013. Vi sono però alcune limitazioni. Possono essere usate solo in alcune aree, ad esempio quartieri dove la vita notturna è particolarmente vivace, e solo in determinati momenti. Inoltre, gli agenti devono annunciare quando accendono la telecamera, che non registra i suoni.

La commissaria di polizia Julie Rettenmeyer afferma che i controlli di polizia si svolgono in modo più pacifico dall’introduzione delle ‘body cams’.

Preoccupazioni

Non tutti sono però convinti della fondatezza di questa misura. «Le microcamere violano la sfera privata, si viene filmati dalla polizia senza permesso. Devono pure essere respinte per ragioni di protezione dei dati», sostiene Katrin Meyer di AugenaufCollegamento esterno (occhi aperti), un’organizzazione indipendente che si batte per la protezione dei diritti dei cittadini.

«Piuttosto di installare telecamere sui caschi, i responsabili delle forze dell’ordine dovrebbero esplorare delle piste per lottare contro il razzismo, il sessismo, la xenofobia e le aggressioni incontrollate da parte della polizia. E anche per far sì che i poliziotti che vogliono denunciare dei colleghi violenti siano incoraggiati, abbiano un posto a cui rivolgersi e siano protetti».

Amnesty International è più possibilista circa le ‘body cams’ e ammette che possono permettere di provare o refutare accuse di violenza eccessiva da parte della polizia. L’organizzazione si dice però preoccupata per questa tendenza di «potenziamento tecnologico» in atto in molte forze dell’ordine.

«Vi è sempre la questione basilare della proporzionalità: questi nuovi mezzi permetteranno di raggiungere gli obiettivi? E le restrizioni dei diritti personali sono auspicabili per raggiungere questi stessi obiettivi?», dice Stella Jegher, della sezione svizzera di Amnesty InternationalCollegamento esterno.

«L’uso di queste microcamere deve in ogni caso essere limitato a un quadro ristretto, sia per quanto concerne gli agenti o le unità che ne sono equipaggiate, sia per le occasioni in cui vengono utilizzate e la durata».

Nause è d’accordo: «Penso che un poliziotto che cammina per le strade del centro storico di Berna filmando tutto, sia un po’ eccessivo».

Un agente di polizia di Los Angeles dà una dimostrazione sulle nuove tecnologie per le forze dell’ordine: una microcamera installata sugli occhiali che registra il video direttamente sul telefonino. Keystone

Già possibile per certi eventi

La protezione dei dati e la trasparenza sono due dei punti più controversi quando si parla di uso di telecamere.

«Le ‘body cams’ permettono semplicemente alla polizia e ad altre istituzioni statati di raccogliere più dati sulla popolazione e di incrementare il controllo», afferma Katrin Meyer.

In Svizzera la situazione è resa ancor più complicata dal fatto che ogni cantone ha una sua legge sulla sorveglianza.

A Berna, le telecamere di polizia possono essere usate solo in occasione di grandi eventi pubblici, come partite di calcio o manifestazioni politiche. In teoria, le ‘body cams’ potrebbero essere già impiegate durante questi avvenimenti su ordine del comandante della polizia, indica Markus Siegenthaler, responsabile della protezione dei dati nel canton Berna.

«Se il comandante dà l’ordine, è solo una questione tecnica. Se si vuole invece fare come a Francoforte – dove in certe aree e in certi momenti la polizia può essere equipaggiata con le microcamere – è necessaria una modifica legislativa», spiega a swissinfo.ch.

Per quanto concerne le preoccupazioni circa persone innocenti filmate, Siegenthaler ricorda che il problema era lo stesso per le telecamere nelle stazioni, negli edifici governativi, nelle prigioni o in altri immobili pubblici.

«Il legislatore ha risolto la situazione dicendo che le immagini potevano essere analizzate dalla polizia solo in caso di incidenti e solo nel momento dell’evento. Inoltre, le registrazioni possono essere conservate al massimo per 100 giorni».

Pronti a discutere, ma…

Max Hoffmann indica che la Federazione svizzera dei funzionari di polizia ha istituito un gruppo di lavoro su queste microcamere, «così se i politici prenderanno una decisione, magari senza consultarci, saremo pronti con fatti e argomenti».

«Siamo pronti a discutere sulle ‘body cams’. Domandiamo però ai politici di essere coinvolti nel dibattito, altrimenti ci opporremo di principio», afferma. «Non è accettabile. Non si può filmare un collega tutto il tempo».

Per Peter Siegenthaler, il legislatore dovrà rispondere alla questione seguente: «Vogliamo delle ‘body cams’ e quali condizioni quadro si devono applicare?».

«Da un punto di vista costituzionale e della protezione dei dati, è possibile implementare questo strumento. A Berna attualmente non abbiamo una base legale, ma si può crearne una».

(traduzione di Daniele Mariani)

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