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Il mito di un “paradiso perso” tra elogi e incomprensioni

Il bernese Matthias Sempach incoronato a Burgdorf nuovo re della lotta svizzera Reuters

La Festa federale di lotta svizzera, conclusasi domenica con la vittoria del bernese Matthias Sempach, viene celebrata dalla stampa svizzero-tedesca, per la quale non deve perdere la sua autenticità. L’evento suscita invece più che altro incomprensione nella Svizzera francese.

“Un’esibizione reale”, la stampa svizzera – o, per la precisione, quella svizzero-tedesca – esalta il nuovo campione di lotta tradizionale. “Dinnanzi a 50’000 spettatori, Matthias Sempach ha catapultato con un colpo di gamba il suo rivale Christian Stucki nella segatura. Un’esibizione così dominante si era vista finora una solta volta, nel 1969, da parte di Ruedi Hunsperger di Bienne”, si entusiasmano il Tages-Anzeiger e il Bund, scavando negli archivi.

“Alla fine Matthias Sempach e Christian Stucki si sono ritrovati tutti e due nella segatura. Mattias Sempach sopra, Christian Stucki sotto. Entrambi hanno dovuto sorridere. E quando si sono rialzati, Stucki ha dato un bacio sulla testa al vincitore. È stato un momento fantastisco. Tutta la tensione, che si intravvedeva sui loro volti prima del combattimento, era sparita di colpo”, aggiungono i due quotidiani, celebrando il momento più tenero dello scontro tra i due colossi, che pesano ampiamente oltre un quintale ciascuno.

Keystone

Influsso degli sponsor

Ma la lotta svizzera non è fatta soltanto di tenerezza e di potenza, rammentano il Tages-Anzeiger e il Bund. Questa edizione della tradizionale festa ha rappresentato il trionfo di “una nuova generazione di lottatori bernesi, che si allenano in modo quasi professionale in diversi centri del cantone. Dispongono di un management che si occupa anche degli sponsor. I migliori atleti guadagnano ormai somme di sei cifre”.

Anche la Festa federale, ad ogni edizione sempre più grande, non sfugge ormai più ad un certo richiamo dei soldi, sottolineano i due giornali. “Già a Stans nel 1989 vi erano 40’000 spettatori. Ciò che si è esteso è soprattutto l’influsso degli sponsor, senza i quali non sarebbe più possibile organizzare una manifestazione che costa 25 milioni di franchi”.

“Gli ospiti invitati dagli sponsor occupano ormai un quarto dei posti nelle tribune”, fanno notare il Tages-Anzeiger e il Bund, per i quali questa parte di pubblico, che cerca solo un evento per mettersi in mostra, sta un po’ trasformando la festa popolare in un circo mondano. “Molti puristi cominciano a lamentarsi per la tendenza al gigantismo dell’evento e per questo pubblico mondano. E denunciano il tradimento ai valori fondamentali di questo sport tradizionale, che per definizione rimane un gioco”.

Mondanità mediatica

Di fronte all’influsso degli sponsor e ad un evento sempre più gigantesco, la stampa svizzero-tedesca si preoccupa per l’autenticità e la “purezza” della festa popolare. Anche se la lotta svizzera sta diventando un fenomeno di moda e di media, “il pubblico presente a Burdorf rimane costituito soprattutto da gente di campagna. Di buon umore, ma non euforico. Pronto a festeggiare, ma sempre in modo convenientie”, rassicura la Neue Zürcher Zeitung.

“Questa manifestazione è sfuggita all’evoluzione demografica avvenuta negli ultimi vent’anni in Svizzera: qui non si sente nemmeno una parola in lingua straniera, nessuno slang proveniente dai Balcani”, osserva il foglio zurighese. A suo avviso, il successo mediatico e mondano non minaccia l’autenticità della manifestazione popolare. “Questo pubblico da eventi funziona come una carovana: durante un fine settimana rivolge la sua attenzione alla festa di lotta svizzera, ma poi se ne va altrove, attirato dai media, al torneo di tennis di Basilea, alla gara di sci del Lauberhorn o ad un’opera nella stazione principale di Zurigo”.

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Abnegazione e coraggio

Meno entusiasta la stampa romanda, che da sempre tenta di capire questo fenomeno popolare svizzero-tedesco. “Ci metteremo ben presto tutti a cantare yodel e a fare lotta svizzera?”, si preoccupa la Tribune de Genève. “Così si potrebbe quasi credere, guardando la copertura di questa Festa federale da parte dei media svizzero-tedeschi. Supplementi speciali, resoconti in diretta alla televisione e su internet: l’avvenimento ha monopolizzato l’attenzione durante il fine settimana”.

“Più svizzero di così, si muore”, deride il giornale ginevrino. “Si esaltano degli eroi con dei pantaloncini di iuta, con un’abnegazione e un coraggio almeno pari al loro fair-play e alla loro umiltà. Una festa, considerata fino a poco tempo fa antiquata, diventa di colpo un fenomeno di moda. Le imprese, tra cui l’internazionale UBS, si battono per diventare sponsor della manifestazione. Piovono dei milioni e i Vip accorrono per mescolarsi alla brava gente dalle braccia muscolose”.

La Festa federale di lotta svizzera e giochi alpestri viene organizzata sin dal 1895. Dal 1974 si svolge a ritmo triennale.
 

Oltre al concorso di lotta svizzera, le pirincipali competizioni di questa manifestazione sono il lancio della pietra di Unspunnen (un sasso di 83,5 chili) e la gara di hornussen (uno sport che assomiglia vagamente al golf).

Queste tre discipline fanno parte dei cosiddetti “giochi nazionali svizzeri” e si rifanno alle competizioni del basso Medioevo, che si svolgevano durante sagre, feste di tiro e altri eventi tradizionali.

 
La 43esima edizione della Festa federale ha avuto luogo questa fine settimana a Burgdorf, località di 15mila abitanti dell’Emmental, nel cantone di Berna.

Dinnanzi ad un pubblico complessivo di 250’000 spettatori, si sono esibiti 280 lottatori, 121 lanciatori di pietra e una ventina di squadre di hornussen.

Svizzera conservatrice

“Tutto questo è veramente ragionevole?”, s’interroga ancora la Tribune de Genève. “Non proprio. Si sta passando da un eccesso all’altro. È assolutamente stupido denigrare la Festa federale, dipingendola come una reliquia del passato, celebrata da cretini delle Alpi incapaci di evolvere nel mondo moderno. Ma è altrettanto imbarazzante cadere nell’eccesso contrario. La Festa federale è un evento popolare, ma non deve essere messa su un piedestallo e venir utilizzata come il mito di un paradiso perso”.

Secondo il quotidiano ginevrino, questa festa “veicola i valori di una Svizzera conservatrice, perfettamente rispettabile, ma che rappresenta soltanto una parte del paese. Proprio da questa diversità territoriale e linguistica nasce la ricchezza del nostro paese”.

Isola di resistenza

“La Festa federale vuole avere uno spirito di unione. Ma rivela anche profonde differenze”, sostiene Le Matin, secondo il quale questo evento corrisponde “alla messa in scena di cliché elvetici”. Con questa festa, “la Svizzera tedesca celebra innanzitutto le sue particolarità culturali, come per ricordare ai visitatori che ‘qui si trova la vera Svizzera’. Una Svizzera che si sveglia presto il mattino, lavoratrice e umile, come i lottatori”.

Tutto questo, afferma ancora il giornale romando, fa pensare “ad un’isola di resistenza, grande quanto il cerchio di segatura in cui si affrontano i lottatori. L’ultima isola di resistenza in un momento in cui la Svizzera viene sottoposta ad una dura prova sulla scena internazionale”.

Le Matin si chiede, per concludere, se tra tre anni, alla prossima edizione della festa, in programma a Estavayer-le-Lac, anche i romandi celebreranno con altrettanto fervore questa Svizzera, tanto ‘vera e autentica’, quanto lontana dalla realtà della nostra società odierna”.

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